Boscalid, Captano, Fosmet, Metalaxil,
Dimetoato, Iprodione. Li assumiamo ogni volta che addentiamo una mela o una
fragola, essendo i più diffusi pesticidi I loro effetti sulla salute dell’uomo
dell’ambiente sono ancora un terreno di studio poco battuto, ma è certo che il
42% della frutta ne porta tracce. Lo dice l’indagine “Stop Pesticidi” di
Legambiente. Le pere, con 40 trattamenti durante l’anno, sono fra le più
contaminate. Le mele contengono in media 5 pesticidi, 8 le fragole, 15 l’uva da
tavola. Eppure una soluzione c’è. Si chiama Wakelyns Agroforestfolk,
Inghilterra: “Si pianta un mix di piante da frutto e da legname, mentre a terra
si alterna la coltivazione di cereali, patate e zucche, più un’area a pascolo.
La diversificazione e la dispersione dei meli tra altre specie ha ridotto
notevolmente il numero di malattie e parassiti, senza bisogno di pesticidi”,
racconta Federica Ferrario di Greenpeace. Mentre in Olanda va di moda la
casetta per gli uccellini sugli alberi: uno studio dell’Università di Amsterdam
dimostra che sono in grado di eliminare i bruchi, tra i parassiti più ghiotti e
aggressivi. L’Agenzia Nazionale Svizzera ha invece creato in laboratorio
piccoli acari che si nutrono dei parassiti più pericolosi per le piante. Il
sistema funziona, al punto che l’hanno adottato anche gli agricoltori dello
stato di Washington. “Il principio di utilizzare i predatori naturali dei
parassiti dei frutteti è utilizzato in altri luoghi: in Nuova Zelanda una vespa
ha eliminato il problema”.Greenpeace vorrebbe proporre all’Europa formule
assicurative a favore degli agricoltori che convertono le loro coltivazioni da
intensive a biologiche. Come quelle che risarciscono per i disastri provocati
da tempeste e grandine: “Si tratterebbe solo di estendere la copertura ai
parassiti”, dice Ferrario.
Gloria Riva – News – Donna di Repubblica – 14 Novembre
2915 -
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