Non Abbiamo Una
Strategia. Fatichiamo
a prendere decisioni comuni e condivise. Nei giorni del dolore e della
solidarietà, l’Occidente continua a mostrarsi con le sue grandiose fragilità,
tipiche delle democrazie complesse. Dove i processi decisionali, anche di
fronte a eventi drammatici, sono lunghi, dibattuti, sottoposti agli umori delle
opinioni pubbliche. (..). La “guerra di Parigi” ha avvicinato Stati Uniti e
Russia, come annuncia Matteo Renzi da Antalya, in Turchia, durante il summit
tra i 20 più potenti e ricchi paesi della Terra.(..). I nemici con il “volto
del diavolo” – definizione coniata da Obama – godono di protezioni occulte:
finanziamenti ai jiadisti dell’Is, accusa Putin, provengono da persone fisiche
residenti in una quarantina di paesi, alcuni membri dello stesso G20.(..). Un
terrorista islamico , in azione a Parigi o altrove, mette nel conto la morte.
Così la reazione dell’Unione Europea – un unanime coinvolgimento militare nella
lotta all’Is – è dovuta ma al tempo stesso improvvisata. Per dare cosa? Come? E
dopo? Colpiscono simboli, stili di vita, luoghi del divertimento. Nel farlo i
terroristi del Califfato urlano odio verso qualcosa che comunque non possono
cancellare. Nonostante tutto, continueremo ad andare allo stadio, ai concerti,
nei caffè e nei ristoranti all’aperto. E’ quella dimensione pubblica che, pur
con gli evidenti difetti delle nostre società, ci fa sentire parte di una
comunità. (..). Un cupo precipitare all’indietro per la generazione Erasmus
cresciuta senza confini, di cui Valeria
Solesin, la ricercatrice veneziana di 28 anni assassinata venerdì 13
novembre nella sala del Bataclan, è diventata l’icona: solare e tragica al
tempo stesso. (..) I Governi Europei appaiono deboli, divisi, insidiati
da forme di un populismo eversivo che, in nome dell’identità nazionale, è esso
stesso nemico dell’Europa. Assediati da un duplice attacco, interno ed esterno.
Due forme di un nuovo fascismo, riflette lo scrittore anglo-pachistano Hanif
Kureishi (..). I gruppi dirigenti, sia quelli di estrazione
socialista-socialdemocratica che quelli cristiano-popolari, parlano una lingua
sempre più spesso lontana dal sentire diffuso. Oscillano pericolosamente tra
nuovi muri e frontiere aperte all’immigrazione. Minacciano azioni militari, ma
temono le perdite di vite umane sul campo. L’incapacità di decidere e trovare
soluzioni adeguate e durature di fronte alla violenza islamica indebolisce i
singoli Stati. In Francia, in Italia, in tanti altri paesi a noi vicini
rischiamo di ritrovarci democrazie senza consenso. Dunque delegittimate.
Inutili. Deboli ed esposte ad ogni avventura. E’ quel che auspicano i
tagliagole del Califfato. Per poter affermare con compiacimento che la nostra
storia, la nostra cultura, le nostre radici non valgono nulla di fronte alla
loro feroce determinazione. Il fanatismo contro la laicità. Non possiamo
consentirglielo.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it
- @vicinanza – 26 Novembre 2015 -
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