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martedì 17 novembre 2015

Lo Sapevate Che: Il doppio martirio di monsignor Romero....



Gran Parte Dei Siti di retroscena italiani utilizzano la diffamazione e la minaccia di svelare informazioni per procacciarsi mezzi. La formula sottintesa è “compri un banner e io non ti attacco”. Tutto questo, oggi più che mai, passa inosservato per la velocità del flusso continuo di informazioni, che non ha tempo, che non dà spazio e spiegazioni. Oggi solo chi si ferma a respirare, chi si tira fuori e approfondisce davvero, riesce a non essere preda e poi complice della macchina del fango, un meccanismo che nutre se stesso. Di questo ha parlato Papa Francesco raccontando ciò che è accaduto a Oscar Romero. Non è la prima volta che Papa Francesco dimostra di essere un uomo del suo tempo, un uomo del nostro tempo (..). Parlando di Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso il 24 marzo 1980 da un cecchino degli squadroni della morte mentre stava celebrando la messa, il Papa dice che il martire “non è qualcuno relegato nel passato, una bella immagine che adorna le nostre chiese e ricordiamo con nostalgia”. Io ho pensato immediatamente a Don Peppe Diana, ma anche a Giancarlo Siani. E continua: “Il martirio di monsignor Romero non fu solo nel momento della sua morte e continuò anche posteriormente, perché, ma iniziò con le sofferenze per le persecuzioni precedenti alla sua morte, e continuò anche posteriormente, perché non bastava che fosse morto: fu diffamato, calunniato, infangato. Il suo martirio continuò anche per mano dei suoi fratelli nel sacerdozio e nell’episcopato”. Il Papa aggiunge: “Solo Dio conosce la storia della persona. E vede se la stanno lapidando con la pietra più dura che esiste nel mondo: la lingua”. Oscar Romero è stato ucciso per aver provato a fermare la carneficina, ma non è stato uccisolo solo con un proiettile che gli ha reciso la giugulare, è stato ucciso soprattutto con le parole. (..) Questa Sua Responsabilità di racconto è ciò che lo ha reso pericoloso ed è il motivo per cui andava denigrato post mortem, perché non diventasse un martire, un esempio. Diffamandolo si disinnescava la possibilità di emulazione, diffamandolo si abbassava il volume di Romero, si liberava del senso di colpa gli altri sacerdoti silenziosi e spesso conniventi. Andava infangata la sua memoria non solo a vantaggio di chi lo volle morto, ma anche di chi, in vita, non era riuscito a essere altrettanto coraggioso. Papa Francesco fa riferimento alle numerosissime lettere anonime che arrivarono in Vaticano dopo la morte di Romero, tutte lettere diffamanti, scritte da chi aveva interesse a screditare Romero e a fermare il racconto della sua eroica morte. Le tesi erano sempre le stesse, Romero non sarebbe stato ucciso per questioni legate alla sua predicazione, ma perché donnaiolo o perché voleva fare carriera proteggendo i marxisti amando lui una guerrigliera. Per la sua presunta passione per gli uomini o perché conservava armi. Tutto e il contrario di tutto, come sempre accade quando un uomo non lo si vuole eliminare solo fisicamente, ma si vuole cancellare definitivamente ciò che ha detto e fatto, a futura memoria. A futuro monito.
Roberto Saviano – L’antitaliano  www.lespresso.it – 12 novembre 2015

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