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mercoledì 25 novembre 2015

Lo Sapevate Che: E' difficile immaginare una chiesa povera se la si guarda dall'attico di Bertone...



“Come vorrei  una chiesa povera e per i poveri…”. Sono passati due anni e mezzo da quando il papa francescano si è presentato al mondo con questo semplice slogan programmatico, comprensibile a tutti e s’immagina condiviso dal 99 per cento dei cattolici. A giudicare dai documenti pubblicati e mai smentiti nei libri di Nuzzi e Fittipaldi, al centro del cosiddetto Vatileaks, è stato fatto davvero poco. L’immagine più nota è quella dell’attico del cardinal Bertone, ristrutturato con 200 mila euro presi dalle donazioni all’ospedale pediatrico Bambin Gesù, Giuseppe Profiti, come opera a fin di bene, visto che gli eventi a casa Bertone avrebbero portato più fondi all’ospedale. E chissà quanti ne porteranno da oggi in poi, fra le brave persone desiderose di sostenere con il proprio contributo le cure ai bambini. Come sempre in questi casi non è tanto lo scandalo, quanto la faccia di tolla nel voler giustificare i mezzi con i fini a restituire il livello di corruzione. In questo caso l’abissale distanza fra i principi, il discorso della montagna (“beati gli ultimi”) e le chiacchiere sull’attico. La storia dei rapporti fra Bertone e il suo braccio secolare Profiti, che si scrive stranamente con una t sola, gronda di pratiche bizzarre e opache, da quando il cardinale portò l’amico manager a dirigere un ospedale genovese finito sotto inchiesta e poi lo salvò una prima volta facendogli ottenere la direzione del Bambin Gesù, una seconda sbarrando le porte del Vaticano alla guardia di finanza, una terza quando comunque Profiti fu arrestato ai domiciliari e così via in cambio di che cosa c’è capito. Ma la questione è l’altra, la volontà di Francesco di restituire alla Chiesa il  dono evangelico della povertà. Per quanto contrastata dalle gerarchie, l’impresa non è impossibile (..). Si tratta di rivedere gli accordi dell’8 per mille, scandalo giuridico e finanziario, e molte convenzioni con la sanità regionale. Bisogna censire l’immenso patrimonio immobiliare della Chiesa e stabilirne la vera destinazione d’uso, per evitare furbastre evasioni fiscali. Infine è urgente trasformare lo Ior da rifugio di capitali oscuri e magari criminali, in una moderna banca etica. In questo modo si comincerebbe a togliere l’acqua agli squali della corruzione, perché fintanto che la Chiesa continuerà a ricevere e gestire senza controlli montagne di denaro sarà ben difficile combattere la tentazione. Altrimenti sarebbe bene risparmiarsi la retorica della povertà.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 20 Novembre 2015 -

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