Se c’è qualcosa che Pier Paolo
Pasolini non sopportava è l’ipocrisia. Non se ne trova un grammo in tutta la
sua opera,versi, romanzi,racconti,cinema, e invece quante tonnellate ne sono
state sparse in occasione del quarantennale. In Italia gli anticonformisti
piacciono soprattutto da morti, meglio se da molti anni e in cifra tonda. Da
vivo Pasolini fu messo in croce da destra a sinistra, diffamato, offeso,
perseguitato. Subì la bellezza di 33 processi in una quindicina d’anni, che fa
più di due processi all’anno, dai quali uscì ovviamente assolto perché erano
fondati sul nulla. Tanto per chiarire che cos’è davvero una persecuzione
giudiziaria. E’ vero che ebbe successo in vita. ma fu un successo pagato a caro
prezzo, tanto meritato quanto circondato da livore, come si potrebbe
testimoniare con centinaia di recensioni ridicolmente astiose ai suoi romanzi,
poemi, film. Riuscì a scrivere quei meravigliosi articoli corsari sul
Corrierone soltanto grazie a un miracolo di libertà di stampa, la circostanza
eccezionale di un grande giornale in mano a un’editrice pura, Giulia Maria
Crespi, e diretto da un giornalista coraggioso e originale come Piero Ottone.
Pochi anni prima e pochi dopo, con l’avvento della P2 in via Solferino, il
miracolo sarebbe stato impossibile. Figurarsi oggi, dove nei media trovano
spazio a fatica opinioni e informazioni anche soltanto lievemente critiche. Una
profezia Pasolini l’ha azzeccata alla grande. La previsione che nella società
italiana sarebbe calata una coltre di conformismo soffocante, con tratti
autoritari se non addirittura totalitari. A distanza di quarant’anni l’Italia
che celebra l’eretico Pasolini è in realtà un Paese dove conta una sola
qualità, l’obbedienza. Con l’obbedienza lo studente sciocco ottiene voti
migliori del vicino geniale, il medico, l’architetto, l’imprenditore, il
politico o il giornalista senza talento si vedono spianate, da capi mediocri, strade precluse
in partenza al collega creativo e critico. Diventeranno a loro volta capi
mediocri e insicuri, circondati da cretini assenzienti. I giovani che non
accettano il sistema possono sempre andarsene fuori dalle scatole e cercare
fortuna all’estero. L’effetto finale è che le nostre classi dirigenti fanno
ridere. Vincenzo Cerami mi raccontava che quando conobbe Pasolini, insegnante
in una scuola media di Ciampino, la media dei suoi voti in Italiano era un
“quattro” accompagnato dall’ammonizione “sei andato fuori tema!”. Il nuovo
professore invece amava quelli fuori tema e gli diede il primo dieci. Oggi, con
le magnifiche riforme, il preside l’avrebbe licenziato.
Curzio Maltese – Contromano
- Il Venerdì di Repubblica – 13 novembre 2015 -
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