Devono Avere passato molte ore in macchina con le
loro famiglie gli scienziati dell’Università di Washington (a Seattle, nel
nordovest degli Stati Uniti) per pensare a questo esperimento. Probabilmente
stanchi della versione classica del comune gioco per bambini “indovina a quale
oggetto misterioso sto pensando” hanno deciso di crearne una versione per
adulti nerd. Grazie ai passi da gigante che la neuroscienza moderna sta
compiendo negli ultimi anni,questi scienziati sono quindi riusciti a collegare
in modo non invasivo i cervelli di coppie di volontari e permettere a chi
doveva indovinare l’oggetto misterioso di essere influenzato dall’attività
cerebrale dell’altro. In altre parole, ciò che comunemente chiamiamo
“telepatia”. Il sistema si basa su un elettroencefalogramma per la misurazione
dell’attività del cervello, due computer e uno stimolatore magnetico.
Nell’esperimento, chi pensa all’oggetto misterioso e chi lo deve indovinare si
trovano a più di un chilometro di distanza e interagiscono solo tramite
Internet. Chi deve indovinare può scegliere una serie di domande predefinite da
porre al compagno di giochi,il quale può rispondere solo indicando con gli
occhi una luce rappresentante il no. La risposta negativa o affermativa però
non viene comunicata a chi deve indovinare. E’ l’elettroencefalogramma che
misura l’attività cerebrale durante la risposta e i computer trasformano il
segnale in campi magnetici da inviare al cervello dell’altro. Quando i due
cervelli sono connessi, le coppie di volontari per il 72 per cento delle volte
sono riuscite a indovinare l’oggetto misterioso correttamente, contro il 28 per
cento delle volte in cui non erano collegati. Lo stesso Andrea Stocco è uno dei
responsabili, già in passato era riuscito in esperimenti in apparenza quasi
fantascientifici. Nel 2013 Stocco aveva dimostrato con il suo collega Rajesh
Rao di poter trasmettere un segnale al cervello umano a un altro. Utilizzando
se stessi come cavie, un dito dello scienziato italiano è risultato essere
controllabile nel movimento del cervello del collega. L’esperimento consisteva
nell’avere i due scienziati in edifici diversi, con le menti collegate tra loro
solo per via elettronica,(…).Mentre Rao davanti ad uno schermo giocava
mentalmente ad un videogioco, Stocco attendeva eventuali stimoli con una mano
appoggiata a una tastiera da computer. Quando Rao, nel culmine dell’azione del
gioco, pensava di attivare un cannone con la propria mano per eliminare un
avversario, Stocco involontariamente muoveva un proprio dito premendo una
lettera della tastiera.(..). Adesso l’esperimento condotto a Seattle conferma
che qualche tipo di interrelazione tra menti esiste o quanto meno è possibile.
Forse non è più così irraggiungibile il giorno in cui basterà concentrarsi un
po’ per capire costa sta pensando il nostro interlocutore. Con la conseguenza
di viaggi in macchina ancora più noiosi e interminabili, causa impossibilità di
giocare all’oggetto misterioso a cui uno sta pensando.
Luca Colnaghi – Mente & Psiche – L’Espresso – 19 novembre
2015 -
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