Ora, Immaginatevi per un attimo ai piedi della
Marianne di Place de la République, o dietro le transenne che isolano Boulevard
Voltaire dal Bataclan dove terroristi della jihad hanno macellato la meglio
gioventù d’Europa: potrebbe mai il
vostro pensiero correre alle risse da cortile del dopo Marino a Roma, alle
beghe politico-giudiziarie di Vincenzo De Luca, a Stefano Fassina & Friends
che s’inventano l’ennesima, inutile scissione a sinistra? Impensabile. Visto da
Parigi, con le lenti di una guerra che ci è entrata in casa e ci resterà per
molto tempo, il vaudeville italiano appare in tutta la sua pochezza, ripiegato
su se stesso e sui suoi “personaggetti”, quasi incapace di aprirsi alla realtà,
o almeno di discutere con la necessaria serietà del nostro modo di far parte di
una coalizione internazionale, dell’opzione militare finora sempre contestata
in nome dell’articolo 11 della Costituzione, di come sia destinata a cambiare
la nostra vita quotidiana, e delle restrizioni di libertà che inevitabilmente
ci condizioneranno d’ora in avanti. Niente. Quasi una generale rimozione.
Mentre mancano pochi giorni al Giubileo, e arriveranno a Roma 25 milioni di
pellegrini, due milioni ogni mese. (..). Insomma, ci siamo e non ci siamo, e
questo ha un prezzo nei momenti chiave: e infatti è stato impossibile impedire
che le bombe di Sarkozy piovessero sulla Libia di Gheddafi con la quale
l’Italia ha sempre avuto esclusivi rapporti politivi e commerciali: da allora
se ne pagano le conseguenze; e altrettanto è successo ora che le bombe di
Hollande sono state sganciate su Raqqa. Non ci è consentito nemmeno giocare di
sponda con l’Ue, perché se la Germania governa le grandi scelte di politica
economica, la force de frappe è per definizione in mano francese. E l’Europa
non c’è. Adesso dunque sarà tutto più difficile, e Renzi faticherà non poco se
intende resistere ancora alle pressioni della comunità internazionale per un
impegno più diretto e concreto: tirarsi indietro sarà sempre più arduo, l’ha
lasciato intendere anche il presidente Mattarella invocando “intransigenza”.
(..). L’Innata Prudenza, però, non aiuta nemmeno a tentare una sorta di moral
suasion nei confronti di quei paesi arabi islamici che nulla hanno a che fare
con il terrorismo della jihad, ma che sono sospettati se non di finanziarlo
almeno di non combatterlo a viso aperto. Eppure sono qui, con loro ci sono
solidi e importanti legami economici, per loro lavorano migliaia di italiani.
Ma l’impressione è che guardino all’Italia non come a un partner, ma solo come
un mercato dove è possibile fare buoni affari: per l’emiro del Qatar, per
esempio, Milano significa Valentino, Missoni, l’hotel Gallia e i grattacieli di
Porta Nuova; Firenze, Palazzo della Gherardesca e il Four Season; Venezia, il
Gritti Palace; la Costa Smeralda, quattro Hotel a tante stelle e 2300 ettari
fronte mare. Ora è tutta roba sua. Eppure anche la politica e la diplomazia
sono armi da guerra, specie se viaggiano sulle ali degli accordi commerciali.
Noi in guerra ci siamo già, ma non ce ne siamo ancora accorti.
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it @bmanfellotto – 26 Novembre
2015
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