L’Evasione Fiscale fa male. Innanzitutto a chi le tasse
le paga. E deve sobbarcarsi pure il peso di chi la fa franca. Ma fa male anche
al governo in carica che, ogni vota che inciampa sull’argomento, rischia di
brutto. Prendiamo l’ultimo caso nato intorno all’Agenzia delle entrate.
Rossella Orlandi, che dell’Agenzia è direttore da circa un anno e mezzo per
nomina renziana e alla scorsa edizione della Leopolda dettava la linea su
quanto contante maneggiare, è caduta in disgrazia. Rischia la poltrona. Si è
schierata infatti contro l’innalzamento a tremila euro dell’uso dei soldi
liquidi. Un danno, a suo dire, alla lotta all’evasione. (..). Insomma la
Orlandi si è collocata dalla parte sbagliata. Tradimento. Il sottosegretario
all’Economia Enrico Zanetti, a capo della minuscola Scelta Civica, ne chiede le
dimissioni, senza se e senza ma. Il suo ministro Pier Carlo Padoan la difende
senza entusiasmo. E Matteo Renzi che avrebbe voluto rottamarla già ai primi del
2016, prendendo a pretesto la riorganizzazione prossima futura delle agenzie
fiscali, si ritrova nella parte che meno sopporta: quello che prende botte e
incassa. Infatti la legge di stabilità
2016 – la manovra meno tasse per tutti e della fiducia finalmente ritrovata –
sta assumendo agli occhi di una parte dell’opinione pubblica le forme del
pasticcio salva-evasori. La presa di posizione della Orlandi sta facendo
deviare la narrazione renziana. (..). La Orlandi Infatti non si è limitata a bocciare
l’innalzamento dell’uso dei contanti. Ha anche detto che l’Agenzia da lei
diretta è allo sbando. Paralizzata nelle attività di controllo più complesse
sui grandi contribuenti, da quando, a marzo, la Corte costituzionale ha
dichiarato illegittime le promozionale ha dichiarato illegittime le promozioni
senza concorso di 767 dirigenti. Una vicenda lontana negli anni, di cui non
sono responsabili né la Orlandi né l’attuale governo; ma i loro predecessori
sì. In questi mesi tuttavia non si è trovata una soluzione, né con una nuova
selezione né con una sanatoria. Così tra quei dirigenti (ex) chi ha cercato
fortuna altrove, chi – in 400 . ha fatto ricorso contro lo Stato. Altro che
fiscalità più organizzata e moderna. (..). Basta Fare Una ricerca nell’archivio dell’Ansa, la
più grande agenzia italiana di notizie. Associando il nome di Renzi al tema
della lotta all’evasione fiscale si trovano solo otto dichiarazioni del premier
rilasciate nel corso del 2015, sette delle quali nel solo mesi di ottobre, da
quando è iniziato il dibattito sulla manovra. Per tutto il resto dell’anno un
solo pronunciamento in luglio. Nel frattempo ha parlato di tutto, anche del
tennis. Il segretario del Pd conosce bene i flussi elettorali su cui basò lo
strabiliante risultato delle europee 2014. (..) il partito di Renzi fece il
pieno di consensi tra artigiani e commercianti, passando dallo striminzito 10
per cento del totale della categoria racimolato da Bersani nel 2013 al 60 per
cento. Tra imprenditori e liberi professionisti passò dal 25 al 45. I maldicenti
sostengono che lì alligna il grosso dell’evasione. (..) Le promesse mantenute e
quelle tradite. In vista del 2016, altro anno elettorale difficile e insidioso.
E i voti, come i soldi, non puzzano. Da qualsiasi parte provengano.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it
@vicinanzal – 5 novembre 2015 -
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