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venerdì 6 novembre 2015

Lo Sapevate Che: I voti degli evasori fanno gola a tutti...



L’Evasione Fiscale fa male. Innanzitutto a chi le tasse le paga. E deve sobbarcarsi pure il peso di chi la fa franca. Ma fa male anche al governo in carica che, ogni vota che inciampa sull’argomento, rischia di brutto. Prendiamo l’ultimo caso nato intorno all’Agenzia delle entrate. Rossella Orlandi, che dell’Agenzia è direttore da circa un anno e mezzo per nomina renziana e alla scorsa edizione della Leopolda dettava la linea su quanto contante maneggiare, è caduta in disgrazia. Rischia la poltrona. Si è schierata infatti contro l’innalzamento a tremila euro dell’uso dei soldi liquidi. Un danno, a suo dire, alla lotta all’evasione. (..). Insomma la Orlandi si è collocata dalla parte sbagliata. Tradimento. Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, a capo della minuscola Scelta Civica, ne chiede le dimissioni, senza se e senza ma. Il suo ministro Pier Carlo Padoan la difende senza entusiasmo. E Matteo Renzi che avrebbe voluto rottamarla già ai primi del 2016, prendendo a pretesto la riorganizzazione prossima futura delle agenzie fiscali, si ritrova nella parte che meno sopporta: quello che prende botte e incassa. Infatti  la legge di stabilità 2016 – la manovra meno tasse per tutti e della fiducia finalmente ritrovata – sta assumendo agli occhi di una parte dell’opinione pubblica le forme del pasticcio salva-evasori. La presa di posizione della Orlandi sta facendo deviare la narrazione renziana. (..). La Orlandi Infatti non si è limitata a bocciare l’innalzamento dell’uso dei contanti. Ha anche detto che l’Agenzia da lei diretta è allo sbando. Paralizzata nelle attività di controllo più complesse sui grandi contribuenti, da quando, a marzo, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime le promozionale ha dichiarato illegittime le promozioni senza concorso di 767 dirigenti. Una vicenda lontana negli anni, di cui non sono responsabili né la Orlandi né l’attuale governo; ma i loro predecessori sì. In questi mesi tuttavia non si è trovata una soluzione, né con una nuova selezione né con una sanatoria. Così tra quei dirigenti (ex) chi ha cercato fortuna altrove, chi – in 400 . ha fatto ricorso contro lo Stato. Altro che fiscalità più organizzata e moderna. (..). Basta Fare Una ricerca nell’archivio dell’Ansa, la più grande agenzia italiana di notizie. Associando il nome di Renzi al tema della lotta all’evasione fiscale si trovano solo otto dichiarazioni del premier rilasciate nel corso del 2015, sette delle quali nel solo mesi di ottobre, da quando è iniziato il dibattito sulla manovra. Per tutto il resto dell’anno un solo pronunciamento in luglio. Nel frattempo ha parlato di tutto, anche del tennis. Il segretario del Pd conosce bene i flussi elettorali su cui basò lo strabiliante risultato delle europee 2014. (..) il partito di Renzi fece il pieno di consensi tra artigiani e commercianti, passando dallo striminzito 10 per cento del totale della categoria racimolato da Bersani nel 2013 al 60 per cento. Tra imprenditori e liberi professionisti passò dal 25 al 45. I maldicenti sostengono che lì alligna il grosso dell’evasione. (..) Le promesse mantenute e quelle tradite. In vista del 2016, altro anno elettorale difficile e insidioso. E i voti, come i soldi, non puzzano. Da qualsiasi parte provengano.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it @vicinanzal – 5 novembre 2015 -

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