Ancora? Ancora Governo, Parlamento,
Cei, Vaticano, bar e salotti, e poi giornali, talk show. Twitter, ritornano a
farsi le stesse canute domande: le coppie dello stesso sesso possono/non può
uno dei due adottare un figlio dell’altro, avuto per conto suo mediante
signora, in tempi di buona volontà etero, o anche dopo? Mai una idea nuova e
decisiva, sempre un chiacchiericcio stanco e inutile perché tanto si sa, questo
paese è il regno del rimando. Solo per una questione giustizia, buon senso e
puntiglio, queste coppie che sono diventate una famiglia magari da decenni
continuano a pretendere una legge che dia loro gli stessi diritti che secondo
la Costituzione sono di tutti, maschi o femmine che siano, indipendentemente
dia loro accoppiamenti. Dunque come capita da anni ogni sei mesi, mentre due
uomini o due donne si sposano civilmente come tutti gli altri anche in quei
paesi molto più cattolici dell’Italia come la Spagna, il Portogallo e persino
l’Irlanda e pure negli Stati Uniti, il lavoro di chi vorrebbe finalmente una
legge sulle unioni civili è impegnato soprattutto a trovare un nome che eviti
l’intoccabile parola “matrimonio”. Si potrebbe anche suggerire: Durevole
Legame, Convivenza Registrata, Lei e Lei (Lui e Lui), meglio in inglese, Two
for Two, Same Sex Link, ecc. Lo sforzo è
già stato fatto per il complicato caso delle – vade retro Stana – adozioni, che
alcuni massimi linguisti dell’ipocrisia definiscono “affidamento rafforzato”;
il che fa pensare più a una motocicletta rumorosa che a un rapporto di amore e
responsabilità condivisi. (..) . Prima o poi, sia pure chissà quando, una legge
pasticciatissima sarà approvata anche in Italia, visto che tutto il mondo
occidentale ci attacca per questa inutile e odiosa discriminazione. Ma intanto
si vorrebbe che, nel fervore delle eccessivamente prolungate discussioni sempre
identiche, si provasse a mettere da parte una parola troppo abusata,
“famiglia”. E infatti, all’ultima Conferenza Episcopale, che dice Monsignor
Galantino? Riferendosi alla tuttora inesistente legge sui diritti civili degli
omosessuali, dice per l’ennesima volta: “E’ un attacco alla famiglia!”. Ai
sempliciotti come me questa frase, pur minacciosa, resta del tutto oscura: ci
spieghino perché due uomini che si sposano rappresentano un pericolo per la
famiglia tradizionale. Ci spieghino esattamente perché la famiglia, quella
formata da un uomo una donna e prole, è un nucleo sociale perfetto, probo e
sicuro, quando si sfascia continuamente col divorzio (c’è, orrore, chi fa a
meno persino della comunione a Pasqua!), quando stare insieme si rivela una
insopportabile infelicità, quando ci si tradisce contentissimi, quando si pesta
la moglie o si sbattono i neonati contro il muro. Allora non era una famiglia
quella formata da mia madre vedova e da me e mi sorella? E non è una famiglia
quella in cui è rimasto solo un nonno a occuparsi dei nipotini orfanelli? O due
uomini che si amano, e si sentono una famiglia? E due donne che scoprono che
del marito si può fare a meno e fanno famiglia tra loro e i rispettivi figli?
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 31 ottobre 2015 -
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