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domenica 1 novembre 2015

Lo Sapevate Che: Al deputato transuga dimezziamo lo stipendio...



(..) Il problema è che noi diciamo, loro fanno, Anzi disfano: alleanze, partiti, gruppi parlamentari, ma soprattutto impegni e giuramenti sottoscritti con il popolo votante. Nel primo biennio della legislatura i cambi di casacca sono già 300, come gli eroi riuniti attorno a Carlo Pisacane. Loro erano giovan e forti, e sono morti. Questi appaiono vecchiotti e deboli di spirito, ma sono vivi e vispi. Le loro truppe intruppano più di dieci fanti al mese, marciando a passo d’oca verso un solo approdo: la maggioranza di governo. Che li accoglie a braccia spalancate, soprattutto al Senato, dove i numeri corrono sul filo del rasoio. E difatti i senatori che hanno abbandonato il proprio gruppo fin qui sono 112: oltre uno su tre. Sennonchè In Democrazia le teste si contano, invece di tagliarle. E le voci s’ascoltano, nella ricerca di un’intesa. Il Parlamento costituisce per l’appunto il luogo nel quale ci si parla, ci si confronta tra maggioranza e opposizione; l’essenza della democrazia parlamentare è il compromesso, come diceva Kelsen. Ma nessun compromesso sarebbe mai possibile se ciascun eletto fosse rigidamente vincolato al mandato ricevuto dai propri elettori. Così come risulterebbe impraticabile l’elezione del presidente della Repubblica, nel caso in cui tutti i partiti tenessero le loro “quirinarie”, emulando i 5 Stelle. (..).Però Una Via D’Uscita C’E’: il recall. Ossia la revoca degli eletti immeritevoli, attraverso una sorta di referendum personale sulla loro permanenza nella carica elettiva. Un istituto che esiste in mezzo mondo, e che Woodrow Wilson – 28° presidente degli Stati Uniti – definì  suo tempo “la salvaguardia della politica”. Il guaio è che il recall funziona per gli organi monocratici, non per quelli collegiali Potrebbe anche applicarsi ai singoli parlamentari, se ciascuno di loro fosse eletto in un collegio uninominale. Ma quando ogni collegio ne esprime, per esempio, sette (è il caso dell’Italicum, e a maggior ragione del Porcellum che ha generato questo Parlamento), la maggioranza avrebbe gioco facile ad accaparrarsi tutti i posti. I primi quattro attraverso le elezioni; gli altri tre con altrettanti recall sui parlamentari della minoranza. E Dunque, Siamo con le spalle al muro? Dovremo rassegnarci a chiedere anche noi un passaggio sul taxi di Verdini? Non è detto. Il nostro paradiso, e al contempo il loro inferno, sta nei regolamenti parlamentari. Giacchè se non possiamo revocarli, se non possiamo nemmeno vincolarli con un mandato imperativo, possiamo pur sempre castigarli. Come? In primo luogo, impedendo ai fuoriusciti di costruire un gruppo autonomo in corso di legislatura: tutti nel gruppo misto, dietro la lavagna. In secondo luogo, imbavagliando chi abbandona il partito col quale si è candidato alle elezioni: transfughi e trasformisti rimangano pure in Parlamento, votino pure le proposte altrui, però in silenzio, così almeno ci verrà risparmiato il turpiloquio. In terzo luogo, dimezzando a queste truppe cammellate lo stipendio. Loro ci raccontano d’aver cambiato schieramento per l’idea, anzi per l’ideale; non certo per quattrini. Vediamo un po’ se è vero.
Michele Ainis – Legge e libertà www.lespresso.itmichele.ainis@uniroma3.it – 29 ottobre 2015

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