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martedì 4 giugno 2019

Lo Sapevate Che: Cultura: Tifoni, uragani...Ma perchè la natura è sempre più violenta?


Mentre in Giappone si fa la conta dei danni causati dal tifone Jebi, nelle isole Hawaii sembra scampato il pericolo legato al passaggio dell'uragano Norman. Ma perché gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti?


Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Pnas ha calcolato che la frequenza di eventi climatici estremi come tifoni, uragani, alluvioni e periodi di siccità prolungati, è aumentata negli ultimi due secoli. Il dato è in accordo con quelli della World Meteorological Organization, secondo cui fenomeni particolarmente violenti riguardano ormai quasi tutto il pianeta.


In tutto, nel primo decennio del XXI secolo le persone uccise da catastrofi di questo tipo sono state almeno 370.000: il 20% in più rispetto al decennio precedente. Sulla base di dati come questi, l’Ipcc (organismo dell’Onu che studia i mutamenti climatici) ha af­fermato che alluvioni e uragani «diven­teranno molto probabilmente più inten­si e più frequenti verso la fine del XXI secolo».


TROPPA ENERGIA. Ma qual è la relazione fra questi eventi e il riscaldamento globale? Va precisato che, sebbene siano aumentati di numero, gli eventi climatici estremi sono fortunatamente ancora piuttosto rari, e questo permette di fare statistiche e previsioni affidabili.

Inoltre, la forma­zione di uragani e cicloni è influenzata da variazioni periodiche della circola­zione atmosferica e delle correnti ocea­niche, che fanno sì che sia quasi impossi­bile far risalire i singoli eventi al riscaldamento globale.

Poiché però, come si è visto, la frequenza e l’intensità sono certamente in crescita, i climatologi hanno provato spiegarne il motivo.

LA FORZA DEI TIFONI. In linea generale: «L’incremen­to è legato alla maggiore quantità di energia presente sul pianeta, che è gene­rata a sua volta dalle temperature più elevate», afferma Giorgio Matteucci, di­rettore dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Cnr di Napoli, che si occupa degli impatti del riscaldamento globale sugli ecosistemi. Una parte rilevante di questa energia (circa il 90%) si accumula negli oceani, che così si scaldano. Per questo è sempre più frequente che la loro superficie rag­giunga i 26 °C, temperatura alla quale la formazione degli uragani diventa più probabile. Non solo: poiché i tifoni trag­gono la loro forza proprio dal mare, la maggiore quantità di energia presente nelle acque li rende anche più intensi.

Adattamento di un articolo tratto da Focus Extra n. 74 di Marco Ferrarihttps://www.focus.it/ambiente/natura/tifoni-uragani-natura-piu-violenta.  


10 cose + 1 che (forse) non sai sugli uragani

Come si formano? Quale è stato il più distruttivo? Perché hanno nomi propri? E perché alcuni li attraversano in aeroplano? Curiosità scientifiche su Harvey, Matthew, Katrina e i loro spaventosi compari.

URAGANO, CICLONE, TIFONE O TORNADO? Gli uragani sono cicloni tropicali, cioè imponenti masse d'aria in rapida rotazione e che traslano intorno a un centro di bassa pressione. Si formano sugli oceani a cavallo dell'equatore e si possono chiamare tecnicamente uragani soltanto quando riguardano l'Oceano Atlantico e colpiscono gli USA e i Caraibi (hurican o huracan è un termine caraibico che designa il dio del male). Nell'Oceano Pacifico, gli stessi eventi sono chiamati tifoni. Nel Sud Pacifico e nell'Oceano Indiano, semplicemente tifoni. I tornado sono tutt'altra cosa: si tratta di violente perturbazioni atmosferiche del tipo delle trombe d’aria delle nostre regioni. Qui l'uragano Matthew fotografato dal satellite della Noaa GOES.| NOAA

COME SI FORMANO? Affinché un ciclone tropicale si possa formare servono alcune condizioni fondamentali. L'acqua del mare deve essere piuttosto calda e superare i 27 °C di temperatura. Deve esserci abbastanza umidità che possa alimentare il ciclone nella parte bassa dell'atmosfera. I venti nell'alta atmosfera non devono essere troppo intensi - o potrebbero demolire il ciclone sul nascere. Quando tutto ciò si verifica, le calde acque oceaniche riscaldano l'aria sovrastante, che inizia a salire e a roteare; mano a mano che sale, questa massa d'aria vorticosa si raffredda e forma un imponente cumulonembo. Il vuoto di pressione al centro del ciclone richiama aria, dando origine a forti venti. Nella foto, tre uragani visti dalla ISS nello stesso giorno| ESA/NASA

PERCHÉ HANNO NOMI PROPRI? A questo punto, i dati provenienti dalle boe, da osservatori sulle isole e da velivoli appositamente pensati per indagare la velocità dei venti degli uragani vengono usati dai servizi meteorologici per dare l'allarme: gli uragani sono chiamati per nome proprio per facilitare il riconoscimento dei cicloni e la diffusione di notizie sul loro conto. L'Organizzazione meteorologica mondiale ha stilato sei liste di nomi per la stagione degli uragani atlantici, che va da giugno a novembre, ciascuna con 21 nomi. Dopo che una lista è stata esaurita, viene archiviata e utilizzata sette anni più tardi. I nomi seguono le tradizioni e le lingue locali: Rita, Mitch e Matthew colpiscono gli Stati Uniti, Ketsana si è abbattuto sul Giappone, Ondoy sulle Filippine (qui la lista dei nomi 2016).| NOAA


COME SI CLASSIFICANO LORO EFFETTI? Con la scala Scala Saffir-Simpson, basata sulla velocità dei venti e la propensione al danno. Un uragano è definito tale quando i suoi venti superano i 119 km orari; al di sotto di questa velocità è chiamato semplicemente tempesta o depressione tropicale. La scala prevede 5 gradi (minimo, moderato, forte, fortissimo, disastroso). Il livello 5 comporta venti superiori ai 252 km orari, inondazioni con onde alte sei metri e oltre, alberi e cartelli stradali divelti. L'uragano Matthew si è abbattuto su Haiti quando era di categoria 4, lasciando oltre 900 vittime e la peggiore devastazione (nella foto) dopo il terremoto del 2010.| REUTERS/ANDRES MARTINEZ CASARES


 IL PIÙ COSTOSO. Quando un uragano ha avuto un impatto particolarmente devastante, il suo nome viene ritirato. Così Katrina indicherà per sempre la tragedia vissuta a New Orleans nel 2005. Questo uragano in particolare detiene il triste primato di ciclone tropicale più costoso di sempre: i danni economici che ha causato sono quantificabili in 45 miliardi di dollari, circa 40 miliardi di euro. Più di un milione di persone rimasero senza casa per colpa di Katrina, e più di 1300 persero la vita. Nella foto di Carlos Barria, i luoghi di Katrina com'erano e come sono apparsi a 10 anni dalla catastrofe. Che cosa è cambiato con l'uragano Katrina| CARLOS BARRIA/REUTERS


 IL PIÙ MORTALE. L'uragano che investì Galveston, in Texas, l'8 settembre 1900, con una velocità stimata dei venti di 233 km orari, è ad oggi classificato come il più mortale disastro naturale che abbia mai interessato gli Stati Uniti. Uccise 8000 persone. Colpì in un'epoca in cui ancora gli uragani non avevano nomi, ed è chiamato anche la Grande Tempesta, la Tempesta del 1900 o l'Inondazione di Galveston. Nelle settimane successive alla tragedia, divampò una polemica perché l'U.S. Weather Bureau di Washington non era stato in grado di prevedere la traiettoria della tempesta e di far evacuare la popolazione.| WIKIMEDIA COMMONS


IL PIÙ LUNGO. Fortunatamente l'uragano più longevo non è di questa Terra. La Grande Macchia Rossa di Giove è una tempesta molto simile agli uragani terrestri, ma non nelle dimensioni: potrebbe inglobare facilmente tre volte il nostro pianeta. È alimentata dal calore interno di Giove, ed è costante perché non trova mai una terra sulla quale rovesciarsi: è lì da 400 anni, dalla prima volta in cui l'uomo osservò Giove con un telescopio. Le 8 meraviglie del Sistema Solare| NASA


CHE COS'È L'OCCHIO DEL CICLONE. La regione centrale del ciclone, dove viene registrata la pressione atmosferica più bassa, viene chiamata "occhio". In genere è sgombra da nubi o coperta di nubi basse, è ampia qualche decina di km, ha una forma piuttosto regolare e aria più calda rispetto al resto dell'area coperta dalla tempesta. Qui, l'uragano Patricia fotografato da Scott Kelly dalla ISS, nel 2015. Nel video qui sotto, l'occhio dell'uragano Matthew dallo Spazio

C'È CHI CI VOLA ATTRAVERSO Oggi i satelliti compiono il grosso dello sforzo di visualizzazione degli uragani, ma non riescono a misurare la pressione barometrica e nemmeno, in modo accurato, la velocità dei venti dei cicloni, informazioni vitali per prevederne lo sviluppo. A questo pensano gli Hurricane Hunters, aerei della NOAA o della US Air Force che si spingono all'interno delle tempeste per raccogliere dati scientifici sul loro comportamento. Il primo a cimentarsi nel pericoloso - e talvolta fatale - compito fu Joseph B. Duckworth, colonnello dell'Aeronautica militare statunitense, nel 1943, con un monomotore da addestramento. Oggi si sta cercando di inviare i droni in queste difficili missioni.| PETE MARKHAM/FLICKR


DA CHE PARTE TIRA IL VENTO? il senso di rotazione dei venti degli uragani è antiorario nell'emisfero nord e orario in quello sud, per effetto della rotazione terrestre. Le tempeste da sole non si muovono in un senso o nell'altro: sono spinte e propagate dai venti dell'alta atmosfera.

LA TEMPESTA PERFETTA. Questo nome ormai entrato nel linguaggio comune fu dato per la prima volta alla collisione di tre diversi uragani che si verificò sull'Oceano Atlantico nell'ottobre del 1991 (nella foto, uno dei sistemi coinvolti). L'uragano Grace, che investì la costa est degli Stati Uniti, entrò in rotta di collisione con altre due aree di bassa pressione provenienti rispettivamente da Nord e da Sud, una circostanza che si verifica soltanto ogni 50 o 100 anni. Il peschereccio Andrea Gail che si trovava al largo di Halifax, Canada, fu investito dalla tempesta e i 6 uomini dell'equipaggio morirono. Sulle vicende è stato girato anche un film - The perfect storm - che porta lo stesso nome del devastante "trio”. | WIKIMEDIA COMMONS

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