Etichette

sabato 14 febbraio 2015

Lo Sapevate Che: Ora il ventennio è finito davvero...



Forse ci siamo finalmente buttati alle spalle il ventennio più sciagurato della storia repubblicana. Forse possiamo dire che una parentesi si è chius, che potrebbe aprirsi una stagione nuova. E ancora una volta la possibilità di un “cambio di verso”, la responsabilità di imboccare la strada giusta, è tutta nelle mani del Pd di Matteo Renzi, tornato al centro della scena. Magari sotto lo sguardo attento e partecipativo di Sergio Mattarella, la cui elezione segna un punto di non ritorno. Per capire perché, può essere utile prendere spunto da dati di fatto di cui si parla poco, ma che Massimo Cacciari, sempre attento ai fenomeni profondi che percorrono la società, non si stanca di analizzare. Per vent’anni il riformismo moderno . comprendere e governare i cambiamenti – si è trovato schiacciato tra due fronti contrapposti e inconciliabili, sia nel dibattito politico sia nel Pd, il partito nato per rinnovare la sinistra e portare a termine un necessario processo di sintesi tra culture diverse. L’ala postcomunista si è stancamente trascinata dietro la cultura ereditata direttamente dagli anni  Settanta-Ottanta, un’analisi della società e una ricetta economica non più capace di affrontare e risolvere le conseguenze della Grande Crisi, prima tra tutte le scarsità di risorse pubbliche: nessuno ha avuto il coraggio di scegliere – basti pensare al fallimento della spending review – e i governi, politici e tecnici, hanno via via oscillato tra aumento insopportabile della pressione fiscale e odiosi tagli al welfare. (..) Finchè Sulla Scena è arrivato Renzi che con le parole d’ordine della rottamazione e della velocità e la capacitò di parlare anche oltre i confini presidiati dal Pd, ha messo in discussione le vecchie certezze e costretto la nomenclatura a un passo indietro. L’operazione ha avuto la sua celebrazione con l’elezione di Mattarella, anche se per battere Berlusconi e la vecchia guardia, trovare l’intesa tra le due anime del partito e vincere la corsa al Quirinale è stato necessario pescare ancora una volta nel cattolicesimo democratico. Aiuta a capire metodo e determinazione il retroscena raccolto da Claudio Tito, quando Renzi, alla vigilia del voto, congeda l’ex Cav: “Mi dispiace per te e per D’Alema, ma il nome non è Amato, è Mattarella”. Bene, adesso la presa di potere di Renzi si può dire compiuta e il segretario-premier ha campo libero. Che farà? Darà nuovo ruolo al partito ritrovato, o prevarrà l’affermazione della sua personale leadership? Spingerà su un nuovo assetto istituzionale, o lascerà le cose come stanno? Ripenserà o no la politica economica e del lavoro? Insomma, riuscirà questo Pd a cancellare le incrostazioni, sposare un riformismo nuovo? E Mattarella aiuterà la svolta? Ora che Rensi ha conquistato partito e governo e vinto la corsa al Quirinale, alibi non ce ne sono più.
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – Questa settimana – L’Espresso – 12 febbraio 2015 -

Nessun commento:

Posta un commento