In pochi attimi uno schianto prelude a una notte
di terrore e morte, che si conclude con la mastodontica nave sommersa per metà
dal mare. Inizia così la storia di un assurdo naufragio che ferisce al cuore la
secolare tradizione di un «paese di poeti, santi e navigatori».
Data al 9 luglio 2006 la prima crociera della Costa Concordia,
gioiello tecnologico (290 m di lunghezza per 114 mila tonnellate di stazza) e
vanto della compagnia italo americana Costa Crociere, battezzata
dalla famosa modella Eva Herzigova nel porto di Civitavecchia
e il cui nome rimanda all'unità e alla pace fra le nazioni europee (per questo
i suoi tredici ponti sono intitolati ad altrettanti Stati del Vecchio
continente).
Dallo stesso porto laziale, alle 19 di venerdì 13 gennaio, parte la crociera
low cost "Il profumo degli agrumi" con direzione
Savona. Per i 3.216 passeggeri (989 di nazionalità italiana)
cominciano sette giorni di relax e divertimento, toccando splendide località
del Mediterraneo tra Italia, Francia e Spagna. A guidarli in questa vacanza c'è
un equipaggio di 1.013 elementi agli ordini del comandante Francesco
Schettino, 52enne originario della penisola sorrentina.
Un'ora dopo la partenza quest'ultimo lascia il comando al primo ufficiale Ciro
Ambrosio, con l'ordine di avvertirlo a sei miglia dall'Isola del Giglio. La
navigazione procede regolare, mentre giù, nelle sale ristorante, si consuma la
cena. Tra i commensali c'è anche lo stesso Schettino in compagnia di Domnica
Cermotan, 25enne moldava ed ex ballerina della Costa.
Alle 21,30 la nave si approssima a fronteggiare la costa del Giglio e il
comandante risale in plancia per realizzare un qualcosa che ha in mente
dall'inizio del viaggio: la manovra dell'inchino. Si tratta di una
prassi consolidata (anche se ufficialmente non riconosciuta) tra i capitani
delle navi crociera, che prevede il passaggio sottocosta per salutare con luci
e segnali acustici gli abitanti del posto. In questo caso, la dedica è
personale ed è rivolta a Mario Palomo, comandante in pensione che Schettino
chiama al telefono proprio in quel frangente.
Nemmeno un quarto d'ora dopo, la Concordia impatta violentemente con la
fiancata sinistra contro uno scoglio che sventra la pancia della nave, aprendo
una ferita lunga 75 m e larga 2. L'urto provoca un boato allarmando i
passeggeri. La paura si trasforma in panico quando pochi istanti dopo la
motonave compie una sorta di testa coda e si incaglia a mezzo miglio dalla
costa. Nei locali è un inferno di tavoli e mobili che si rovesciano, con la
gente, ignara dell'accaduto, che scappa in tutte le direzioni.
L'equipaggio predica la calma parlando di guasto tecnico ma quando il primo
ufficiale Giovanni Iaccarino scende in sala macchine e trova l'area
completamente invasa dall'acqua, intuisce che non resta più tanto tempo per
agire. Alle 22, mentre la nave cala nel buio più totale, partono le prime
chiamate dei passeggeri verso i parenti che a loro volta allertano Carabinieri
e Capitaneria di Livorno. Inizia una fase convulsa di telefonate tra
quest'ultima e Schettino, che solo alle 22.26 ammette l'esistenza di «una via
d’acqua», assicurando che non ci sono morti e feriti da segnalare.
La capitaneria non si fida e fa partire i soccorsi. A questo punto scatta una
sorta di ammutinamento tra gli ufficiali, che affidano il comando a Roberto
Bosio. È lui a dare il segnale di evacuazione immediata poco
prima delle 23, al cui suono la gente si fa prendere dal panico accalcandosi
sulle scialuppe tra urla e pianti. Attimi fatali per due turisti francesi e un
marinaio che precipitano in mare, morendo annegati e per assideramento. Sono le
prime tre vittime di questa assurda tragedia.
Intorno alla mezzanotte, con la nave riversa in acqua sul fianco destro,
testimoni notano Schettino su uno scoglio vicino alla Concordia, mentre le
operazioni di evacuazione sono ancora in corso. Il sospetto che abbia
abbandonato la nave per mettersi in salvo, mette in allarme il comandante della
capitaneria di porto di Livorno Gregorio De Falco, che lo raggiunge
telefonicamente. Tra i due intercorrono tre chiamate dai toni concitati che,
diffuse successivamente dai media, alimentano i sospetti sulla condotta poco
ortodossa di Schettino.
Alle 4,46 si concludono le operazioni di salvataggio dei passeggeri, ma
all'appello mancano 27 persone oltre alle tre vittime già accertate; i loro
corpi vengono recuperati nei mesi successivi portando il bilancio complessivo
a 32 morti. All'indomani del naufragio parte la caccia ai
responsabili. In cima all'elenco c'è ovviamente Schettino, per il quale scatta
l'arresto con le accuse di omicidio plurimo colposo, naufragio e abbandono di
nave. Al vaglio degli inquirenti c'è la mancata segnalazione del mayday (richiesta
di soccorso) e il passaggio troppo ravvicinato alla costa del Giglio. Nel
maggio 2017 la Corte di Cassazione conferma la sentenza di condanna a 16 anni
di reclusione.
Statistiche alla mano, la Concordia risulta la nave passeggeri di maggior
tonnellaggio mai naufragata. Ciò spiega le difficili operazioni di recupero del
relitto, iniziate il 29 maggio 2013 e giunte a una svolta nel settembre dello
stesso anno con il completamento della rotazione.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/85004
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