Oggi il 54 per cento della popolazione
mondiale vive nelle città e, secondo l’ultimo rapporto Wrld Urbanization
Prosperct dell’Onu, entro il 20150 la percentuale toccherà il 66. Aumenterà
quindi la domanda di edifici urbani: bisognerà costruire nuove sistemazioni per
accogliere fino a 2,5 miliardi di cittadini in più. Si riuscirà a farlo in modo
sostenibile, considerando ch già oggi la produzione di calcestruzzo causa il5
per cento delle emissioni globali di CO2? Un
gruppo di architetti americani pensa che per risolvere il problema un materiale
promettente sia il legno, che usiamo per ripararci da tempi immemorabili ma che
adesso ci consente perfino di costruire grattacieli. “Il legno è un materiale
del tutto rinnovabile: produrlo causa circa un quinto delle emissioni richieste
per l’acciaio e un decimo di quelle del calcestruzzo. E per di più i palazzi in
legno catturano CO2, che invece va nell’atmosfera se gli
alberi sono lasciati a marcire o bruciare in foreste mal gestite” apiega Thomas
Robinson, architetto che ha realizzato il progetto Framework, premiato dal
ministero dell’agricoltura americano con 1,5 milioni di dollari per il
contributo alla sostenibilità ambientale. Verrà eretto tra ottobre 2016 e
dicembre 2017 a Portland, Oregon, e con i suoi 12 piani sarà il più alto
edificio in legno del mondo. Di poco più bassi, 10 piani, sono invece i palazzi
che il canadese Michael Green sta progettando per Vancouver. Mentre è già in
piedi lo Stadthaus di Wsugh Thistleton, innalzato nel 20009 a Londra al numero
24 di Murray Grove: otto piani, abitati che catturano oltre 180 tonnellate di
CO2 e ne hanno fatte risparmiare 125
durante la costruzione. Il segreto di tanta audacia progettuale è il legno
lamellare a strati incrociati: si tratta di pannelli di dimensioni variabili
(fino a 20 per 2,5 metri, spessi anche oltre 40 centimetri) composti da strati
di legno (da tre a sette) incollati e orientati in modo che le fibre di due
strati adiacenti abbiano direzioni perpendicolari tra loro. Il risultato sono
eccezionale resistenza, stabilità e rigidità. “Se consideriamo il rapporto
peso/resistenza, il legno lamellare non è inferiore al calcestruzzo armato”
commenta Robinson. “Noi limitiamo l’uso del calcestruzzo alle fondamenta, e
quello dell’acciaio per le giunture che connettono i pannelli di legno”. Ma
come si comporteranno i grattacieli in legno di fronte al fuoco e ai terremoti?
“Queste pareti possono resistere al fuoco per oltre due ore. E la struttura è
rinforzata con giunture di metallo in grado di assorbire deformandosi le
vibrazioni dei terremoti” spiega Robinson. “Così il palazzo rimane in piedi, ma
poi vanno sostituite le giunture. Le costruzioni in calcestruzzo, in caso di
danni, bon sono riparabili con altrettanta facilità”. Un recente studio
potrebbe però dare nuove possibilità antiurto, e quindi antisismiche, al
calcestruzzo: i ricercatori in biomeccanica dell’Università di Friburgo hanno
appena scoperto perché le noci di cocco rimangono intatte dopo cadute di 30
metri. Lo strato più interno del loro guscio, l’endocarpo, ha una struttura
dove ogni cellula è circondata da anelli legno i congiunti da piccoli “ponti”
paralleli. L’effetto è quello di deflettere la forza degli urti ricevuti e
impedire che eventuali crepe si allarghino. La stessa struttura si potrebbe
riprodurre con il calcestruzzo.
(g.a.) – Scienze – Il Venerdì di Repubblica - 29 luglio 2016
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