Più Che Una Piazza è un incrocio di strade spesso con un
nome identico: Boulevard de Clichy, avenue de Clichy, rue de Clichy, Passage de
Clichy. E di altre strade ancora: famose, insignificanti e anche spudorate. A
due passi c’è Pigalle, dove pochi ormai fanno attenzione agli arnesi, agli
indumenti, ai prodotti dedicati al sesso esposti n vetrine da rigattiere. Place
Clichy è una delle più brutte piazze parigine ed è quella che preferisco. Ha il
fascino di un essere umano con un forte carattere e senza raffinati attributi
estetici. Non l’ha certo disegnata un urbanista. Le case sono di stili e di
epoche differenti, alcune sembrano incompiute, messe li per sbaglio. Ha grinta
soltanto il monumento che spunta gagliardo al centro della piazza. E’ dedicato
al maresciallo Mquaroncey, difensore del quartiere nell’agonizzante Parigi
napoleonica assediata dai cosacchi. Un Secolo Dopo quell’impresa militare, Place Clichy
entra nella grande letteratura. E’ in
quello scomposto squarcio urbano che si infiamma il patriottismo di Ferdinand
Bardamu. Il protagonista di “Viaggio al termine della notte”, ispirato da un
reggimento che fila con in test il colonnello a cavallo, decide di andare in
guerra, quella mondiale del 1914. Si immagina intrepido pronto ad affrontare i
tedeschi. Così comincia il romanza, epopea della rivolta e del fisgusto. Lous
Fernand Céline riserva l’incipit alla piazza. E’ là, seduto a un tavolo della
brasserie Wepler, che debutta Bardamu, suo alter ego. Di Wepler è un cliente
assiduo anche Henry Miller, nei primi anni Trenta, proprio quando il
dissacrante racconto di Céline entusiasma, stupisce, scandalizza, e lo stile in
cui è scritto sconvolge il vocabolario della letteratura francese, “Tropico del
Cancro” è pubblicato a ridosso di “Viaggio al termine della notte” e solleva
proteste ancora più indignate, al punto che la censura ne proibisce la vendita
negli Stati Uniti, patria dell’autore. Nella vicina libreria Gallimard trovo
sempre ben esposti i resoconti di Miller, che si presume autobiografici, delle
assidue e complicate avventure sessuali nel quartiere. Oggi La Piazza Clichy di Céline e di Miller è il tassello di una società multietnica e
multiculturale di là da venire. Per
questo mi va a genio. Bardamu non cedrebbe colonnelli a cavallo in testa al
reggimento, e non è facile immaginare come lo farebbe reagire Céline davanti
alla sfilata di magrebini e senegalesi con ragazze francesi. O viceversa. In
quanto a Miller, non troverebbe compagne di un’ora nei caffè perché la
prostituzione stradale è stata sostituita da quella su Internet. Ma avrebbe
sotto gli occhi un dignitoso campionario femminile, che è anche un mosaico
etnico. Ci sono altri angoli del genere
in Europa, eppure questo ha qualcosa di particolare. Anzitutto non p ai margini
della metropoli anche se vi prevale un’impronta popolare. Nella ressa urti le
spalle robuste dei manovali della Goutte d’Or,
storico quartiere di immigrati, e quelle più docili degli studenti della
Sorbona, frantumata in tante università nello spazio parigino. In Place Clichy
convergono quattro arrondissement (o distretti): due alto-borghesi, l’8° e il
17°, e due misti, il 9° e il 18°. Le famose banlieue della rivolta non sono
lontane. I suoi abitanti si riversano nei fine settimana in Place Clichy e si
mischiano agli abitanti dei quartieri più favoriti, più vicini alla Senna, che
nei giorni di festa risalgono il crinale per raggiungere i ristoranti e i
bistrot popolari ai piedi di Montmartre. Nei momenti caldi, quando nelle periferie
si incendiavano le automobili, si infrangevano le vetrine o si distruggevano
gli impianti pubblici, linee elettriche, lampioni, segnalazioni stradali,
neppure in quei momenti qualcuno ha osato compiere un gesto violento in Place
Clichy. La sera tardi possono accendersi tafferugli improvvisi come vampate,
dovuti all’alcol o all’euforia delle comitive, ma non a provocazioni razziste.
Non ce ne sono state neppure nei giorni di forti emozioni, dopo le stragi
compiute dai terroristi musulmani. La convivenza è naturale, a volte scomposta,
senza troppe maniere, autentica. Non manca un tocco multiculturale. Alle spalle
della piazza, in Avenue de Clichy, al Cinema des Cinéastes, si danno in lingua
originale film provenienti da Israele e dalla Palestina, dall’Iran e
dall’India, dall’Argentina a Cuba, dall’Iraq al Messico.
Bernardo Valli – Dentro e fuori www.lespresso.it
– L’Espresso – 21 agosto 2016 -
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