Per Sconfiggere il doping, tema che ha segato le
Olimpiadi di Rio, c‘è un solo modo sicuro: legalizzarlo. Si sta facendo largo
infatti la convinzione che, soprattutto in certe discipline, gli atleti si
dividano in due categorie. Quelli che sono stati scoperti e quelli che l’hanno
fatta franca. E che le medaglie d’oro siano provvisorie, assegnate salvo
revoca. Colpa degli atleti e degli stregoni degli intrugli proibiti che li
assistono? Non solo. Colpa “del sistema” si sarebbe detto un tempo per indicare
un’entità astratta e immanente. Ma in questo caso il sistema ha sigle e nomi
noti. Lo sport è stato trasformato, da tempo, in spettacolo, show business,
grazie a sponsorizzazioni e audience tv. Le
varie federazioni, per non dire del Cio, sono collettori di immense
fortune. E chi diventa eroe di Olimpia risolve il problema dell’esistenza per
sempre, grazie a premi e ingaggi futuri. La vittoria è un’assicurazione sulla
vita. Il grande denaro che circola pretende, in cambio, grandi imprese. Più
sono grandi più sono monetizzabili. Si pretenderebbe in questo contesto che lo
sportivo restasse puro come acqua di fonte. L’unico elemento incongruo
dell’ingranaggio drogato, quello sì, dal gigantismo economico e dalla pretesa
di record sempre più roboanti per tenerlo in piedi. Si è accettato dunque che
lo sport sia spettacolo, ma nessuno si sogna di chiedersi se il grande attore
che va in scena nei teatri abbia assunto o meno cocaina. Si gode della sua
interpretazione e si torna a casa appagati. Ma l’atleta no, giammai: lo si
vuole mondato da ogni tentazione. E quello scruta l’avversario chiedendosi se è
pulito o se si è messo nelle mani di un medico più capace di occultare ai
controlli le sostanze vietate. Perché il doping è sempre un passo più avanti
dell’antidoping. Se non altro in quanto dispone di una massa di denaro più
vasta da investire in ricerca . Se il quadro è questo forse è allora il caso di
decisioni drastiche. Nessuna pietà per chi dopa i minorenni, reato che deve
restare gravissimo. Ma liberismo per i professionisti.
Sono lontani i tempi in cui il mister imponeva di assumere pasticche misteriose
nell’ignoranza degli atleti. La parola chiave è “consapevolezza”. Vuoi la
medaglia d’oro perché così sari per sempre un dio di Olimpia? La vuoi a tutti i
costi perché noi ti si applauda e gonfi il tuo conto in banca? Conosci i rischi
dunque fatti tuoi. A parità di chance, vinca il migliore.
Gigi Riva – Provocazioni – L’Espresso – 21 agosto 2016
Ma Gigi Riva intendeva veramente dire questo? Se è una provocazione per capire l'assurdità della tesi, ok. Ma non posso credere che uno sportivo dalla reputazione specchiata come Rombo di Tuono pensi che legalizzare il doping sia meglio della situazione attuale. Gigi, non lasciarci nel dubbio, vai in gol e smentisci!
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