Proprio mentre in Italia, come in
mezzo mondo, si discute se legalizzare o meno l’uso di hashih e marijuana, due
paleontologi, Tengwen Long e Pavel Tarasov, della Libera Università di Berlino,
hanno pubblicato una ricerca sulla diffusione della canapa indiana, o cannabis,
in Eurasia, che rivela come il suo uso non sia un’abitudine moderna, ma una
tradizione antichissima, addirittura preistorica. Long e Tarasov hanno
riesaminato le prove archeologiche di utilizzo della cannabis in Eurasia,
sottolineando come resti di questa pianta compaiono quasi contemporaneamente ai
due estremi di continente: intorno a 11.500 anni fa in Giappone e 10.200 anni
fa in Europa Orientale. Che appena due millenni dopo la fine dell’era glaciale
la cannabis si fosse già diffusa, dalle sue terre di origine in Asia Centrale,
in tutto il continente non è poi così sorprendente: si tratta di una pianta
robusta, che cresce spontanea ma è anche facile da coltivare, da cui si
ricavano fivre vegetali, cibo, olio, medicinali e anche “svago”. E che fosse
usata per quest’ultimo scopo lo mostra il ritrovamento di semi di canapa
bruciati nei resti di focolari: probabilmente il fumo della pianta, e il
relativo “sballo”, erano molto apprezzati durante feste e cerimonie religiose.
Dopo quel periodo iniziale, accadde però qualcosa di strano in Europa e nel
Vicino Oriente, quasi sparisce dai siti archeologi dell’Asia Orientale per
circa 5.000 anni, per poi ricomparire all’inizio dell’età del bronzo. Secondo i
due archeologi il ritorno della cannabis a Est si deve ai primi cavalieri: il
misterioso popolo degli Yamnaia, originario delle steppe fra Caspio e Mar Nero che, grazie alla domesticazione
del cavallo, iniziò a compiere lunghe migrazioni stanziali europee (il 20 per
cento circa del nostro Dna deriva dagli Yamnaia), sia verso est, forse
introducendo in quelle terre il grano e riportandoci la canapa. “La cosa non è
sicura, ma certo la coincidenza è suggestiva” dice Long. “I derivati della
canapa, di grande calore e abbastanza leggeri da poter essere trasportati sui
cavalli, potrebbero aver reso la cannabis la prima merce agricola di scambio”.
Gli Yamnaia potrebbero essere stati così i primi “spacciatori” della storia.
Del resto che ai nomadi la cannabis piacesse molto lo conferma lo stesso
Erodoto, quando racconta di aver vista in Crimea gli Sciti, i discendenti
diretti degli Yamnaia, bruciare i semi e immergersi nel fumo urlando di gioia.
Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 19
agosto 2016
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