Rio 2016 conferma la regola delle
Olimpiadi come apoteosi e fine di un regime politico predatorio.
L’organizzazione dei Giochi si è rivelata nelle inchieste la solita miscela di
retorica insopportabile, spreco faraonico e pazzesca corruzione. Da molte
edizioni del resto a guadagnare sono soltanto gli sponsor, i grandi marchi che
lasciano sempre un conto salatissimo da pagare alle nazioni e alle città
ospitanti. L’opinione pubblica ormai non vi bada più, ipotizzata dalla
televisione o dalla propaganda. Gli unici scandali di cui si discute sono il
doping dei poveri atleti, i quali chissà perché, dovrebbero essere gli unici a
rispettare il teorico ma inesistente codice etico di un mondo dominato nella
pratica dalle peggiori mafie politiche, economiche e perfino scientifiche. E
sono in ogni caso gli attori, gli atleti, i soli a pagare. Ora all’orizzonte
della già disastrata capitale si profila
la minaccia di Roma 2024, fortemente voluta di costruttori locali, dal
governo e da molte personalità pubbliche. Ma soprattutto resa probabile dalla
crescente lista di sedi che rinunciano, e di corsa, al privilegio di ospitare i
giochi. Dopo la fuga di Boston, Toronto e Amburgo, domani potrebbe toccare a Parigi,
dove il movimento anti Olimpiadi cresce. Alla fine Roma potrebbe vincere una
corsa quasi solitaria. In tal caso a noi pessimisti non resterà che augurarsi
d’aver torto, ma francamente le ragioni del sì a Roma 2024 suonano pura e
vecchia propaganda. A cominciare dalla favolistica dei posti di lavoro e del
rilancio turistico che non s’è mai visto intorno alle ultime edizioni, anzi è
accaduto il contrario. Per finire con la polemica contro il “solito fronte del
No” che si oppone sempre a tutto, bloccando la mano santa dei cantieri. Una
figura retorica che serve a rovesciare la realtà di un’Italia che ha sempre
detto sì allegramente a qualsiasi grande
progetto, per quanto costoso e insensato, distruggendo territorio e paesaggio e
conquistando in maniera stabile il record mondiale di opere pubbliche
incompiute e/o inutilizzate. Comprese le decine di monumenti al nulla che
giacciono al sole della capitale, dalla città dello sport di Calatrava in giù.
Ma siccome in questo Paese di fazioni nessuno convince mai nessuno con
argomenti reali, non resta che far decidere ai cittadini con un referendum. Se
i romani vogliono le Olimpiadi non si lamentino poi delle conseguenze. Se per
caso non le volessero, si potrebbe cominciare a discutere seriamente del futuro
della nostra meravigliosa capitale, a prescindere da trovate ed eventi.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 12
agosto 2016
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