All’età di circa 60anni, etàvetustaper
quelli come lui, è morto, accompagnato dall’indifferenza di chi lo aveva
coccolato e adorato in gioventù, un protagonista della vita di milioni di
persone. Ignorato dai Millennial, i giovani nati a cavallo dell’anno Duemila, e
relegato in un angolo buio della casa dai più anziani che lo incontrarono alla
fine degli anni ‘7ì, è mancato il videoregistratore, il VCR, Video Cassette
Recorder. L’ultima azienda giapponese che ancora lo produceva, la Funai
Electric Co., ne ha definitivamente abbandonato la fabbricazione, per
l’impossibilità di trovare le parti e, soprattutto, i compratori. Parlare ai
giovani di videocassette è come ricordare il telefono nero inchiodato al muro
del corridoio di casa, cpn la rotella per comporre i numeri. Antiquariato
tecnologico che soltanto vecchi nostalgici o collezionisti (alcune
videocassette con tragici filmacci horror scomparsi dai cataloghi online si
vendono per migliaia di euro) possono rimpiangere. Ma quel registratore video
arrivato dal Giappone negli anni ’70, e quelle cassette dalle dimensioni di un
libro, sono stati lo strumento che ha cambiato il nostro modo di vedere la
televisione e dunque un pò anche di vivere, che ha liberato il telespettatore
dalla schiavitù del palinsesto e della corsa a casa per non perdere la
trasmissione attesa. Chi riusciva a risolvere il tragico puzzle del libretto di
istruzioni scritto da sadici e liberarsi dalla maledizione dello 00:00
lampeggiante, poteva piegare il tempo a proprio favore. E rivedersi quel
telefilm, quel film, quella partita più volte e a piacere, benché con una
qualità scadente dell’immagine. A quei VCR via via più piccoli e a buon
mercato, la mia famiglia e io saremo per sempre grati. (..). L’avvento del DVD,
poi della registrazione via computer e ora dei programmi e film via Internet,
avrebbe segnato il declino di un miracolo tecnologico che si era diffuso in
oltre un miliardo di esemplari nel mondo. Ma al videoregistratore devo più di
qualche ora d’intrattenimento domestico e di cartoni animati per i bambini.
Devo la salvezza dai doganiere e dalle guardi frontiera del KGB. Fu passando
dall’Urss alla Polonia, nell’estate del 1981, che il VCR mi ricompensò della
spesa. Uno sciame di meccanismi armati di cacciaviti e chiavi inglesi si lanciò
sulla mia automobile alla frontiera di Brest per smantellarla e funzionari del
KGB cominciarono a studiare con aria minacciosa i miei documenti sospettando
chissà quali trame. La prospettiva di trascorrere la notte assistendo allo smontaggio dell’auto
con me seduto su una panca in una baracca divenne concreta. Ma possedevo l’arma
letaleon me, viaggiava una pila di cataloghi di videoregistratori. Cominciai a
distribuirli a funzionari del KGB e ai meccanici demolitori, che prontamente si
dimenticarono di me e della mia automobile tuffandosi nella lettura di quelle
pagine patinate. Sognavano, come i liceali d’un tempo sfogliando riviste porno,
guardando oggetti del desiderio che mai avrebbero potuto toccare di persona. Mi
fecero segno, bruscamente, irritati dalla distrazione, di passare e così potei
lasciare l’Unione Sovietica. Addio e grazie, vecchio, caro video-registratore,
passaporto per la libertà.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica - 6 agosto 2016 -
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