Se Non Ci Fossero state un bel po’ di intercettazioni,
i pm non avrebbero mai scoperto il malaffare che si annidata nel Palazzo di
giustizia di Palermo. E se non ci fosse stata una provvidenziale fuga di
notizie, forse l’opinione pubblica non avrebbe saputo che in una trincea
perennemente esposta alla battaglia contro mafia e malaffare, una donna
magistrato, in combutta con consulenti, avvocati e la solita truppa di amici e
parenti, si dedicava secondo le accuse alle stesse attività che allignano nella
“terra di mezzo” e che, fortunatamente, la gran parte della magistratura
denuncia. Le cronache informano pure che qualche sospetto s’era però fatto
strada e che notizie erano arrivate alla prefettura e alla commissione
antimafia, ma forse non tutte fino al Csm (..). Eppure, se “c’è un giudice a
Berlino” questi, più ancora di politici e grand commis, dovrebbe essere indenne
da sospetti e insinuazioni. Specie ora che, esagerando assai, si chiede alla
magistratura di svolgere un’opera di pulizia che la politica non riesce a fare.
(..) . Qualche anno fa, mentre impazzava il bunga-bunga e Berlusconi inveiva
scompostamente contro “ il circo
mediatico-giudiziario”, Giorgio Napolitano manifestava dal Quirinale alcune
preoccupazioni di fondo. Temeva che un certo antiberlusconismo interpretato
come bandiera e come missione, con il conseguente appoggio incondizionato ai pm
che conducevano le inchieste, contribuisse a mettere da parte, a far perdere di
vista la necessità di riforme che comunque avrebbero dovuto interessare anche
la magistratura e il Csm, troppo spesso ridotto solo a organo corporativo di
regolamentazione delle carriere. Allora tutto il dibattito risentiva di una
forte contrapposizione frontale. E ora che la stella di Berlusconi volge al
tramonto? Se Non Altro
Oggi, come è stato
notato, politica e magistratura almeno si parlano, e alla fine anche l’Anm ha
dovuto cercare un qualche dialogo con il governo. Ma, sullo sfondo, nonostante
le reciproche rivendicazioni di autonomia, resta l’ombra di una paradossale,
dannosa confusione di ruoli. Per paura dell’antipolitica crescente, infatti, si
pretende sempre più spesso che sia la magistratura a riempire vuoti di consenso
(i giudici in lista), a interpretare ruoli nuovi, a risolvere per via
giudiziaria grane altrimenti ineliminabili (De Luca and friends). Quasi che
l’unico modo di garantire una parvenza di legalità sia quello di inzeppare
comuni, regioni, parlamento e governo di ex magistrati, e il solo sistema per regolare
certi conti sia aspettare che parli la Cassazione o la Consulta. (..). Confusione Di Ruoli e, perfino comunanza di destini. La lunga parentesi berlusconiana, con il
suo carico di scandali e processi (e di attacchi a giudici e pm), si chiude
costringendo la politica a ripensare ruoli, alleanze, obiettivi; ma impone
anche alla magistratura di cercare più chiare identità che trascendano dalle
guerre giudiziarie dell’ultimo ventennio. Oggi, come suggeriva Napolitano, si
potrebbero finalmente affrontare con più serenità argomenti che per anni sono
stati tabù, e ridisegnare regole del gioco che limitano invasioni di campo.
Insomma, lasciare che i magistrati conducano le loro indagini in piena libertà,
e sperare che i politici si riprendano la politica. Pare facile…
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it - @bmanfellotto
Nessun commento:
Posta un commento