E se la prossima rivoluzione
industriale fosse a base di patate? L’Inghilterra, che è stata la patria della
seconda (a base di fabbriche e carbone), ha appena lanciato un impianto ecofriendly capace di produrre energia
dalla buccia delle patate. Lo ha realizzato la 2 Sisters Food Group, big
alimentare nel Regno Unito, ed è in grado di trasformare gli scarti della
lavorazione del tubero in elettricità. Lo stabilimento dovrebbe ridurre le sue
emissioni di anidride di un quinto e dimostrare che le patatine fritte possono
persino far bene. Del resto gli anglosassoni sono i maggiori mangiatori di
patate d’Europa: 110 chili a testa l’anno, mentre la media è 34. Solo i
bielorussi, 113 chili, gli tengono testa. La centrale di Carlisle dovrebbe produrre
3500 mega watt/ora l’anno, quanto basta per alimentare ogni giorno una
cittadina di circa 850 case. In più sarebbe in grado di generare altri 5mila
megawatt/ora l’anno, quanto basta per dare energia all’intera fabbrica che
lava, affetta e cuoce patate per poi confezionarle e metterle sul mercato.
L’impianto – grande quanto un palazzo di cinque piani – si basa sulla soluzione
ingegneristica della digestione anaerobica, in grado di assimilare l’energia
sotto forma di gas proveniente dalla macerazione delle bucce, ma anche dei
prodotti scartati, come il tipico cottage
pie. Non è tutto, la società riciclerà i sottoprodotti della bio raffineria
per concimare i campi: “Il nostro è un esempio di economia circolare, basata su
un processo di innovazione scientifica che permette di risparmiare e preservare
l’ambiente. Siamo convinti che sempre più aziende seguiranno il nostro
esempio”, dice Andrew Edlin, direttore di 2 Sisters, pronto a replicare in
altri 10 stabilimenti con ortaggi di vario genere, per un investimento di 70
milioni di euro.
Gloria Riva – News – Il Venerdì di Repubblica – 6 Novembre
2015
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