La Campania non è la terra dei fuochi.
E’ la terra della dieta mediterranea. A dispetto di quell’automatismo
dell’immaginario che da un po’ di tempo ha trasformato un’intera regione in
un’appendice di Gomorra. E adesso a dirlo arrivano pure le cifre. Risultato di
una ricerca che il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha presentato nei
giorni scorsi all’Expo. Si tratta di un monitoraggio a tappeto con migliaia di
campioni esaminati. Di suolo, di acqua, di vegetali. E di animali, comprese le
cosiddette sentinelle ambientali, come lumache, volpi e api, che
disertano gli ambienti inquinati. L’indagine si è svolta sotto la direzione di
scienziati di fama mondiale. Bruno Basso della Michigan University, Alberto
Mantovani di Humanitas University, Miguel Altieri dell’University of
California, i ricercatori dell’Hutton Institute di Edimburgo, quelli dell’Oms
(Organizzazione mondiale della sanità) e altri. Il metodo messo a punto
dall’équipe non ha precedenti in quanto incrocia l’analisi dei singoli reperti
con gli indicatori della salute complessiva dell’intero ecosistema. Il verdetto
finale è: non colpevole. Come ha detto Antonio Limone, direttore dell’Istituto
zoo profilattico di Portici, il cibo campano è sano. E adesso l’indagine
compiuta servirà di base a regolamenti e prescrizioni rivolte a produttori e
consumatori, per una miglior tutela dell’economia e della salute. Certo non è
la soluzione di ogni problema. Ma almeno dice in maniera inequivocabile che il
97 per cento del territorio agricolo regionale non è contaminato. Restituendo
le giuste proporzioni al fenomeno. Perché la confusione che ha regnato finora
fa bene alla fiction, ma nuoce gravemente all’informazione.
Marino Niola – Miti d’oggi – Il Venerdì di Repubblica – 30
ottobre 2015
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