Animato dalla volontà di migliorare il modo di
lavorare delle persone, Engelbart (scomparso nel 2013 e al quale si deve anche
l'ideazione dell'ipertesto) mise a punto, nel 1963, un rudimentale
dispositivo di puntamento, costituito da un involucro di legno che racchiudeva
un meccanismo di dischi metallici.
In grado di muoversi solo in senso orizzontale e di determinare gli spostamenti
sul piano di lavoro, il dispositivo era dotato inoltre di un pulsante che, a
seconda del tipo di pressione esercitata (i click), trasmetteva
segnali elettrici al sistema.
Gli venne dato un nome banale, mouse, per la forma che vagamente
richiamava quella di un topo, nella prospettiva che una sua successiva
commercializzazione avrebbe comportato la scelta di un nome più serio. Ma così
non fu. L'invenzione non ebbe subito un utilizzo pratico e si dovette attendere
qualche anno perché venisse perfezionata ad opera di un collega di
Engelbart, Bell English.
Quest'ultimo vendette il brevetto alla Xerox, che realizzò nel 1973
il primo mouse "a pallina" e il primo computer dotato di mouse
(lo Xerox Star). Una dimostrazione del suo funzionamento conquistò
un giovanissimo Steve Jobs, che ne sviluppò una versione più
avanzata per Lisa, primo modello di personal computer della Apple,
e successivamente per il Macintosh.
Allo stesso Jobs fu riconosciuto il merito di aver realizzato l'assetto
definitivo del mouse, cui si sarebbero ispirate le versioni successive, sia
quelli a funzionamento meccanico, sia quelli dotati di sistema ottico o laser.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/6062
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