In questo clima matura un piano per far cadere il
governo e ridimensionare il potere di Benito Mussolini. A capo di
questa manovra c'è il maresciallo Pietro Badoglio e alcuni
dissidenti come Grandi, Bottai e Ciano.
L'atto decisivo avviene nel corso di una seduta
del Gran Consiglio del Fascismo, convocata a Palazzo Venezia, per le 17 di
sabato 24 luglio. Una "riunione fiume" di 10 ore che culmina con
l'approvazione di un ordine del giorno presentato da Dino Grandi,
nel quale si stabilisce la restituzione di tutti i poteri politici e militari a
Vittorio Emanuele III ed agli organi costituzionali.
Il provvedimento - con 19 voti favorevoli, 7
contrari ed un astenuto - non lascia scelta al Duce che, alle
17 di domenica 25 luglio, incontra Vittorio Emanuele III a
villa Savoia. All'uscita Mussolini viene tratto in arresto dai carabinieri,
mentre poco più tardi il Re incaricherà Badoglio di formare un nuovo governo.
Il momento epico si avrà alle 22.45 di quello
stesso giorno, con l'annuncio della notizia alla radio. Per milioni di italiani
è una liberazione, festeggiata nelle strade dove vengono presi di mira e
distrutti tutti i simboli del Fascismo.
Atto conclusivo della fine della dittatura sarà
la decisione del governo Badoglio di sciogliere il Partito Nazionale Fascista e
gli organi del regime. Tutto questo purtroppo non fermerà gli orrori della
guerra, anzi segnerà, in particolare dopo l'armistizio dell'8 settembre,
l'inizio di una feroce guerra tra le truppe nazi-fasciste e i gruppi partigiani.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/8057
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