Rinascimento italiano
Il Bramante nasce in provincia di Urbino a Fermignano,
allora chiamato Monte Asdrualdo, nel 1444. Il suo nome di battesimo è Donato di
Angelo di Pascuccio. Dell'infanzia del Bramante e della sua prima formazione
purtroppo si sa pochissimo. La sua storia inizia a essere documentata dal 1476.
Gli inizi sono sicuramente ambientati a Urbino, dove si forma sotto la guida di
fra' Carnevale e
successivamente diventa allievo di Piero della Francesca.
Il Ducato di Urbino è una piazza molto viva e molto
colta. È considerata, infatti, uno dei centri più prestigiosi dell'Umanesimo in
Italia e Bramante ha l'occasione di conoscere tantissimi artisti dell'epoca,
come il Perugino,
il Pinturicchio e
Giovanni Santi. Non si sa molto della sua produzione artistica, in questa fase
della vita, ma gli viene comunque attribuito il progetto della chiesa di San
Bernardino degli Zoccolanti (anche se oggi ci sono dei dubbi sulla paternità
dell'opera), e una Flagellazione sita nell'Oratorio dei Disciplinati di San
Francesco a Perugia.
Bramante viaggia molto per l'Italia e una delle
regioni in cui si esprime al meglio è sicuramente la Lombardia. Nel 1477 a
Bergamo, affresca la facciata del Palazzo del Podestà, mentre nel 1478 arriva a
Milano, dove lascerà il segno. Il suo primo incarico è il recupero del palazzo
di Porta Ticinese di Federico da Montefeltro. Qui inizia anche la sua attività
di pittore, regalando numerosi contributi.
L'opera più importante di questo momento è considerata
l' Incisione Prevedari, del 1481: si tratta d'incisione firmata da Bernardo
Prevedari su disegno del Bramante. Il riconoscimento all'architetto è tale che
il suo nome è riportato in caratteri lapidari con la seguente scritta
"Bramantus fecit in mediolano". Per quanto riguarda gli affreschi non
è rimasto molto, ma alla Pinacoteca si possono ancora ammirare alcune parti
di Eraclito e
Democrito e di Uomini d'arme, eseguiti tra il 1486 e il 1487 per la casa del
poeta Gaspare Visconti.
Il periodo milanese è una fase molto viva a livello
artistico, tanto che esercita anche la sua passione per le lettere. È
apprezzato come musicista e come poeta. Esiste un suo canzoniere con ben 25
sonetti, di cui più della metà legati al tema dell'amore.
Significativa, nel 1482, è l'amicizia con un genio, Leonardo da Vinci,
con cui collabora ai cantieri del Castello Sforzesco e nella chiesa di Santa
Maria delle Grazie. A Milano si trasferisce in pianta stabile nel 1490 e svolge
la sua attività di architetto quasi in esclusiva per il cardinale Ascanio
Sforza e Ludovico il Moro,
che gli commissiona lavori di grande prestigio, tra cui il cortile della
Basilica di Sant'Ambrogio.
Il lavoro prevede la realizzazione due chiostri (che sono poi costruiti da
altri nel Cinquecento) e una canonica (rimasta purtroppo incompiuta).
Successivamente arriva un nuovo incarico, molto importante, ovvero la tribuna
di Santa Maria delle Grazie, inoltre imposta la Sagrestia Vecchia e il chiostro
minore. Sempre di questo periodo è la sistemazione della bellissima piazza Ducale
di Vigevano.
In questi anni Milano è occupata dai francesi, la
potenza degli Sforza è crollata, e molti artisti decidono di lasciare la città,
tra cui anche Leonardo. Nel 1499 va a Roma dove realizza il Chiostro di Santa
Maria della Pace (molto apprezzato e che permette all'architetto di mettersi in
mostra), il Tempietto di San Pietro in Montorio e il Cortile del Belvedere. Qui
è costretto a lasciare l'amico di sempre, Leonardo, ma incontra architetti molto
importanti, come fra' Giocondo, Giuliano da Sangallo e soprattutto Raffaello e Michelangelo,
da cui impara molto. L'ambiente romano è ideale per un rinnovamento artistico:
trova una dimensione più matura, ormai l'artista ha 50 anni e ha voglia di
sperimentare.
Nel 1506 Bramante è nominato architetto pontificio
da Giulio
II, che succede a Pio III, e deve
ricostruire l'antica basilica costantiniana di San Pietro. Il nuovo Papa vuole
accanto degli artisti capaci di realizzare opere colossali. Bramante accetta la
sfida e il progetto è incredibile, perché non solo esprime totalmente il genio
dell'architetto, ma fonde anche gli studi teorici di alcuni grandi dell'epoca,
come Francesco di Giorgio Martini e Leonardo
da Vinci. Purtroppo però dal progetto su carta
alla reale realizzazione, subentrano dei grossi problemi. Bramante demolisce
l'abside il transetto dell'antica basilica, sollevando un'enorme polemica
dentro al Clero che ha una visione dell'architettura decisamente tradizionale,
inoltre, muore Giulio
II. I lavori sono così interrotti. In
contemporanea cura anche la sistemazione dei Palazzi vaticani, in particolare
dei due cortili di S. Damaso e del Belvedere.
Bramante muore a Roma l'11 aprile 1514, dopo più di
dieci anni di intenso lavoro nella città eterna, forse il più importante e
rappresentativo della sua storia.
https://biografieonline.it/biografia-bramante
Nessun commento:
Posta un commento