Quando nel 1975 Dan Aykroyd fa
l'incontro che gli cambia la vita per sempre, è un ventenne di Toronto che
cerca di sfondare come cabarettista, trovando spazio nella TV canadese. John
Belushi, al contrario, è già annoverato tra i migliori comici statunitensi
e la sua faccia è apparsa sulle copertine di "Rolling Stone" e "People".
I due s'incontrano nella città capoluogo dell'Ontario e ne nasce subito una
grande amicizia, oltre che un sodalizio artistico foriero di immediati
successi.
La comune passione per la musica (Aykroyd suona
l'armonica, Belushi ama il canto e ha un passato da batterista) li porta a
immaginare un possibile connubio tra la prima e la recitazione. Sono gli anni
in cui esplode la disco music ma i due hanno in mente un
repertorio ben diverso, che guarda alla migliore tradizione del Rhythm and
blues, del soul, del jazz e del rock. Una scelta vincente che incontra il
favore del pubblico dei locali, dove cominciano ad esibirsi dal vivo con il
nome The Blues Brothers, suggerito dallo stesso Aykroyd e
dall'amico musicista Howard Shore (tre volte Premio Oscar per la colonna sonora
della trilogia del Signore degli Anelli).
La vetrina di prestigio si presenta con il Saturday
Night Live, lo Zelig degli anni Settanta attraverso il quale passeranno
grandi star della risata made in USA, come Eddie Murphy e Ben
Stiller. Belushi ne diventa una colonna portante con imitazioni (su tutti
Joe Cocker) e sketch irresistibili; di qui l'idea di proporsi come Blues
Brothers, accolta con riserva dagli autori del programma che concedono loro un
piccolo spazio, per uno sketch travestiti da api.
Il vero debutto viene rimandato di due anni, nel
corso dei quali definiscono l'immagine storica della band, di cui entrano a far
parte musicisti di un certo livello, come il chitarrista Steve Cropper (autore
con Otis Redding di Sittin' on the Dock of the Bay e Respect).
Cappello e completo nero, occhiali da sole calati sul naso: è così che si
presentano al pubblico del Saturday Night Live, il 22 aprile 1978.
È il loro esordio ufficiale sul piccolo schermo, che segna l'inizio
di un fenomeno musicale, e non solo, destinato a occupare la scena per gran
parte degli anni Ottanta.
Assistere a un loro spettacolo è come andare a
un concerto e al cinema nello stesso momento: celebri brani del passato,
come Everybody needs somebody e Gimme some lovin,
vengono rivisitati in chiave rock e accompagnati da un'esibizione di ballo
sfrenato che finisce col coinvolgere il pubblico. A sei mesi dal debutto
registrano il primo album Briefcase Full of Blues, in versione
live, che si piazza ai piani alti delle classifiche, guadagnando due
"dischi di platino".
Il 1980 è l'anno della consacrazione con
l'uscita del film The Blues Brothers, per la regia di John
Landis (che due anni prima ha girato Animal House) e con
Aykroyd e Belushi che impersonano se stessi, sotto diverso nome,
rispettivamente Elwood Blues e Jake "Joliet"
Blues. Accanto a loro sfilano mostri sacri del blues e del soul come Aretha
Franklin, Ray Charles e James Brown.
La tragica morte per overdose di Belushi, nel
1982, non ferma la band, che prima della fine degli anni Novanta arriva a
produrre complessivamente quattro album live e due in studio. Il sequel del
primo film Blues Brothers - Il mito continua, uscito nel 1998,
viene accolto freddamente dal pubblico, registrando un flop al botteghino.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/639001
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