Édouard
Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 –
Parigi, 30 aprile 1883) è stato un pittore francese.
Biografia
Manet non volle mai essere identificato col gruppo degli impressionisti, né
partecipò mai alle loro esposizioni. Ciò perché, lungo tutta la sua carriera,
egli preferì ottenere l’ammissione al Salon mediante un riconoscimento
ufficiale dello Stato, e non «attraverso
sotterfugi», come lui stesso affermò. Per
questo si batté in difesa del principio della libertà espressiva dell’artista
con opere che suscitarono scandalo presso i suoi contemporanei, come Colazione sull’erba e Olympia.
A partire dal 1869 si dedicò alla pittura en plein air (“all’aperto”) e le sue uscite ai giardini delle Tuileries, sul retro
del Louvre, divennero quasi degli appuntamenti mondani. Restò in attività fino
al 1883, l’anno della sua morte. Manet raggiunse una grandissima fama e ancora
oggi è considerato il più grande interprete della pittura pre-impressionista.
Édouard Manet nacque a Parigi nel 1832 da una famiglia ricca e influente.
Il padre, Auguste Manet, era un giudice e avrebbe voluto che suo figlio
intraprendesse la sua stessa carriera. Ma il giovane Édouard manifestò ben
presto il desiderio di entrare nella prestigiosa École des Beaux-Arts. Come
risposta, il genitore lo fece imbarcare su una nave. Il viaggio, che durò più
di un anno, consolidò ancor di più le aspirazioni di Manet, che al ritorno
ottenne finalmente il permesso di studiare arte presso l’atelier di Thomas
Couture.
Ma lo stile convenzionale e accademico di quest’ultimo mal si adattava
all’indole del giovane Manet, che, dopo sei anni, lasciò polemicamente il
maestro. Passato all’Académie, ebbe modo di seguire le lezioni del celebre Léon
Bonnat e di lì a poco conobbe i suoi futuri compagni impressionisti e alcuni
letterati che ne condividevano le teorie. La modella e pittrice Berthe Morisot
lo introdusse nel gruppo e Manet strinse amicizia con Edgar Degas, Claude
Monet, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Paul Cézanne e Camille Pissarro.
La Morisot lo convinse inoltre a dedicarsi alla pittura en-plein-air, conosciuta grazie a Jean-Baptiste Camille Corot, e fu per lui anche fonte
di ispirazione per alcuni spunti tecnici che l’artista introdusse nelle proprie
opere. Diversamente dagli Impressionisti, Manet riteneva che gli artisti
moderni dovessero esporre al Salon, invece di disertarlo preferendo le mostre
indipendenti. Tuttavia, quando venne escluso dall’Expo del 1867, anch’egli
organizzò una propria mostra personale.
Viaggiò in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi dove conobbe le opere di
Frans Hals, Diego Velázquez e Francisco Goya. Nel 1863 sposò Suzanne Leenhoff.
Nel 1881, su suggerimento di Antonin Proust, suo amico, il governo francese lo
insignì della Legion d’onore. Manet contrasse la sifilide, che ne segnò il
destino, ma fu anche tormentato da penose forme reumatiche non curate,
contratte a quarant’anni (o, secondo alcuni, addirittura in gioventù, quando
era imbarcato sulla nave). Negli ultimi anni di vita la malattia gli causò
forti dolori e una parziale paralisi.
Il 6 aprile 1883, dopo un’estenuante periodo di indecisione, gli venne
amputato il piede sinistro, ma l’operazione non servì a risparmiarlo dalla
morte a soli 51 anni, che sopraggiunse quasi un mese dopo, al termine di una
interminabile agonia sfociata nel coma. Le sue ultime parole, prima di perdere
definitivamente conoscenza, furono di rimpianto per l’ostilità del suo
avversario Alexandre Cabanel: “Sta bene, quello!”. Manet venne sepolto nel
Cimitero di Passy: accanto a lui, anni dopo, furono sepolti il fratello Eugène
e sua moglie Berthe Morisot.
Attività artistica
Nel 1856 Manet aprì il suo studio: in questo periodo, il suo stile era
caratterizzato da pennellate libere, dettagli stilizzati e assenza di
sfumature, secondo la tecnica realista di Gustave Courbet, in particolare nel
dipinto Il bevitore di assenzio (1858-1859) e in altri soggetti di genere, come
accattoni, cantanti, zingari, personaggi dei caffè e combattimenti di tori.
Raramente dipinse scene religiose, mitologiche o storiche: una rara
eccezione è il Cristo morto con gli angeli (1864), oggi conservato al Metropolitan Museum
of Art di New York. Sebbene le sue opere abbiano anticipato e influenzato lo
stile impressionista – al punto che mentre alcuni autori lo definiscono il
“padre dell’impressionismo”, altri lo negano e lo indicano solo come
l’iniziatore della pittura moderna che liberò l’arte dall’accademismo – egli
non volle mai essere coinvolto nelle mostre del gruppo, da un lato perché non
voleva essere considerato come uno dei rappresentanti del gruppo stesso,
dall’altro perché avrebbe comunque preferito esporre al Salon.
Manet realizzò diversi dipinti che raffigurano interni di bistrò, fresche
osservazioni della vita sociale dell’800 a Parigi: persone che bevono,
ascoltano musica, si corteggiano, leggono, aspettano. Molti di questi quadri
sono basati su rapidi studi dal vivo: spesso l’artista si recava alla Brasserie Reichshoffen, sul boulevard de Rochechouart, oppure al ristorante
lungo la Avenue de Clichy, Pere
Lathuille, dove si poteva pranzare
all’aperto. Un altro soggetto trattato erano le attività della borghesia, come
i balli in maschera o le corse campestri, oppure le strade o le stazioni di
Parigi.
Le déjeuner sur l’herbe
L’opera, realizzata nel 1863, venne presentata al Salon di Parigi, ma venne respinta. Entro lo stesso anno, però, il quadro
venne esposto al Salon des Refusés, voluto dall’imperatore Napoleone III, poiché
il Salon ufficiale aveva rifiutato oltre quattromila opere solo nel 1863.
L’accostamento di due uomini ben vestiti e due donne nude fu contestato, non
tanto per il senso di erotismo che esso conferisce all’opera, quanto piuttosto
perché i quattro personaggi rappresentano persone di quell’epoca: le donne sono
due modelle e gli uomini sono giovani studenti (lo si può notare dal modo di
vestire).
L’opera venne criticata anche per la mancanza di prospettiva (il senso di
profondità è dato soltanto dalla presenza degli alberi) e per il fatto che non
si distinguono bene le varie parti del quadro (non si capisce dove finisca
l’erba e dove inizi l’acqua): ciò fa sì che i personaggi sembrino sollevati da
terra. Il dipinto si distingue anche per l’esecuzione rapida, quasi da abbozzo,
che lo poneva in contrasto con le opere di Gustave Courbet. Al tempo stesso la
composizione rivela lo studio dei grandi maestri del passato; ne è un esempio
la disposizione delle figure, che riprende le incisioni di Marcantonio Raimondi
ispirate da Raffaello Sanzio o La
tempesta di Giorgione che raffigura un
uomo in uniforme e una donna nuda che allatta un bambino.
Curiosità
Nonostante l’amico dottor Gachet gli avesse sconsigliato di farlo, Manet si
fece amputare la gamba in casa, sul grande tavolo del salotto, dopo esser stato
cloroformizzato. I medici, andandosene, lasciarono l’arto amputato dietro il
paravento del caminetto, Leon Koella, volendo accendere il fuoco, lo trovò.
Nonostante la reciproca complicità, era celebre l’antipatia personale che Manet
provava per Cézanne, il quale, a sua volta, lo ricambiava con altrettanta
scortesia. È divenuta celebre la frase con cui quest’ultimo una volta lo
salutò: “Non le stringo la mano, monsieur Manet, perché è una settimana che non
la lavo”.
Manet ebbe fama di donnaiolo, e tra le sue conquiste va annoverata
Marie-Pauline Laurent (che fu poi musa di Stéphane Mallarmé). La stessa Berthe
Morisot si era invano innamorata di lui, al punto tale di sposarne il fratello
Eugéne pur di stargli vicino, e dando luogo a furibonde scene di gelosia, in
particolar modo quando Manet prese come allieva l’avvenente Eva Gonzalez..
Arrivò addirittura al punto, nel 1877, di sedurre la giovane moglie di un suo
allievo e carissimo amico, Jules Armand Hanriot che, per il dolore, sparì dalla
scena artistica e da Parigi. Molte biografie riportano la sua morte nella
stessa data, a 24 anni, anche se Henriot sarebbe morto solo nel 1921. Altri
sostengono che sia stato Hanriot a sedurre madame Manet, e la furia di Edouard
lo avrebbe costretto alla “fuga”.
Pur se legato a Monet da reciproca amicizia, provava inizialmente molto
disturbo per la sua quasi omonimia che fu motivo di equivoci per il pubblico.
https://artslife.com/history/2014/11/manet-edouard-1832-1883/
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