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domenica 30 aprile 2023

Lo Sapevate Che: Édouard Manet: Un grande maestro della pittura en plein air (all'aperto), fatta di pennellate rapide, di vivacità di colori e di una resa naturalistica della luce, e in ciò anticipatrice della corrente impressionista.

 

Édouard Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 – Parigi, 30 aprile 1883) è stato un pittore francese.

 

Biografia

 

Manet non volle mai essere identificato col gruppo degli impressionisti, né partecipò mai alle loro esposizioni. Ciò perché, lungo tutta la sua carriera, egli preferì ottenere l’ammissione al Salon mediante un riconoscimento ufficiale dello Stato, e non «attraverso sotterfugi», come lui stesso affermò. Per questo si batté in difesa del principio della libertà espressiva dell’artista con opere che suscitarono scandalo presso i suoi contemporanei, come Colazione sull’erba e Olympia.

A partire dal 1869 si dedicò alla pittura en plein air (“all’aperto”) e le sue uscite ai giardini delle Tuileries, sul retro del Louvre, divennero quasi degli appuntamenti mondani. Restò in attività fino al 1883, l’anno della sua morte. Manet raggiunse una grandissima fama e ancora oggi è considerato il più grande interprete della pittura pre-impressionista.

Édouard Manet nacque a Parigi nel 1832 da una famiglia ricca e influente. Il padre, Auguste Manet, era un giudice e avrebbe voluto che suo figlio intraprendesse la sua stessa carriera. Ma il giovane Édouard manifestò ben presto il desiderio di entrare nella prestigiosa École des Beaux-Arts. Come risposta, il genitore lo fece imbarcare su una nave. Il viaggio, che durò più di un anno, consolidò ancor di più le aspirazioni di Manet, che al ritorno ottenne finalmente il permesso di studiare arte presso l’atelier di Thomas Couture.

Ma lo stile convenzionale e accademico di quest’ultimo mal si adattava all’indole del giovane Manet, che, dopo sei anni, lasciò polemicamente il maestro. Passato all’Académie, ebbe modo di seguire le lezioni del celebre Léon Bonnat e di lì a poco conobbe i suoi futuri compagni impressionisti e alcuni letterati che ne condividevano le teorie. La modella e pittrice Berthe Morisot lo introdusse nel gruppo e Manet strinse amicizia con Edgar Degas, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Paul Cézanne e Camille Pissarro.

La Morisot lo convinse inoltre a dedicarsi alla pittura en-plein-air, conosciuta grazie a Jean-Baptiste Camille Corot, e fu per lui anche fonte di ispirazione per alcuni spunti tecnici che l’artista introdusse nelle proprie opere. Diversamente dagli Impressionisti, Manet riteneva che gli artisti moderni dovessero esporre al Salon, invece di disertarlo preferendo le mostre indipendenti. Tuttavia, quando venne escluso dall’Expo del 1867, anch’egli organizzò una propria mostra personale.

Viaggiò in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi dove conobbe le opere di Frans Hals, Diego Velázquez e Francisco Goya. Nel 1863 sposò Suzanne Leenhoff. Nel 1881, su suggerimento di Antonin Proust, suo amico, il governo francese lo insignì della Legion d’onore. Manet contrasse la sifilide, che ne segnò il destino, ma fu anche tormentato da penose forme reumatiche non curate, contratte a quarant’anni (o, secondo alcuni, addirittura in gioventù, quando era imbarcato sulla nave). Negli ultimi anni di vita la malattia gli causò forti dolori e una parziale paralisi.

Il 6 aprile 1883, dopo un’estenuante periodo di indecisione, gli venne amputato il piede sinistro, ma l’operazione non servì a risparmiarlo dalla morte a soli 51 anni, che sopraggiunse quasi un mese dopo, al termine di una interminabile agonia sfociata nel coma. Le sue ultime parole, prima di perdere definitivamente conoscenza, furono di rimpianto per l’ostilità del suo avversario Alexandre Cabanel: “Sta bene, quello!”. Manet venne sepolto nel Cimitero di Passy: accanto a lui, anni dopo, furono sepolti il fratello Eugène e sua moglie Berthe Morisot.

Attività artistica

Nel 1856 Manet aprì il suo studio: in questo periodo, il suo stile era caratterizzato da pennellate libere, dettagli stilizzati e assenza di sfumature, secondo la tecnica realista di Gustave Courbet, in particolare nel dipinto Il bevitore di assenzio (1858-1859) e in altri soggetti di genere, come accattoni, cantanti, zingari, personaggi dei caffè e combattimenti di tori.

Raramente dipinse scene religiose, mitologiche o storiche: una rara eccezione è il Cristo morto con gli angeli (1864), oggi conservato al Metropolitan Museum of Art di New York. Sebbene le sue opere abbiano anticipato e influenzato lo stile impressionista – al punto che mentre alcuni autori lo definiscono il “padre dell’impressionismo”, altri lo negano e lo indicano solo come l’iniziatore della pittura moderna che liberò l’arte dall’accademismo – egli non volle mai essere coinvolto nelle mostre del gruppo, da un lato perché non voleva essere considerato come uno dei rappresentanti del gruppo stesso, dall’altro perché avrebbe comunque preferito esporre al Salon.

Manet realizzò diversi dipinti che raffigurano interni di bistrò, fresche osservazioni della vita sociale dell’800 a Parigi: persone che bevono, ascoltano musica, si corteggiano, leggono, aspettano. Molti di questi quadri sono basati su rapidi studi dal vivo: spesso l’artista si recava alla Brasserie Reichshoffen, sul boulevard de Rochechouart, oppure al ristorante lungo la Avenue de Clichy, Pere Lathuille, dove si poteva pranzare all’aperto. Un altro soggetto trattato erano le attività della borghesia, come i balli in maschera o le corse campestri, oppure le strade o le stazioni di Parigi.

Le déjeuner sur l’herbe

L’opera, realizzata nel 1863, venne presentata al Salon di Parigi, ma venne respinta. Entro lo stesso anno, però, il quadro venne esposto al Salon des Refusés, voluto dall’imperatore Napoleone III, poiché il Salon ufficiale aveva rifiutato oltre quattromila opere solo nel 1863. L’accostamento di due uomini ben vestiti e due donne nude fu contestato, non tanto per il senso di erotismo che esso conferisce all’opera, quanto piuttosto perché i quattro personaggi rappresentano persone di quell’epoca: le donne sono due modelle e gli uomini sono giovani studenti (lo si può notare dal modo di vestire).

L’opera venne criticata anche per la mancanza di prospettiva (il senso di profondità è dato soltanto dalla presenza degli alberi) e per il fatto che non si distinguono bene le varie parti del quadro (non si capisce dove finisca l’erba e dove inizi l’acqua): ciò fa sì che i personaggi sembrino sollevati da terra. Il dipinto si distingue anche per l’esecuzione rapida, quasi da abbozzo, che lo poneva in contrasto con le opere di Gustave Courbet. Al tempo stesso la composizione rivela lo studio dei grandi maestri del passato; ne è un esempio la disposizione delle figure, che riprende le incisioni di Marcantonio Raimondi ispirate da Raffaello Sanzio o La tempesta di Giorgione che raffigura un uomo in uniforme e una donna nuda che allatta un bambino.

Curiosità

Nonostante l’amico dottor Gachet gli avesse sconsigliato di farlo, Manet si fece amputare la gamba in casa, sul grande tavolo del salotto, dopo esser stato cloroformizzato. I medici, andandosene, lasciarono l’arto amputato dietro il paravento del caminetto, Leon Koella, volendo accendere il fuoco, lo trovò.
Nonostante la reciproca complicità, era celebre l’antipatia personale che Manet provava per Cézanne, il quale, a sua volta, lo ricambiava con altrettanta scortesia. È divenuta celebre la frase con cui quest’ultimo una volta lo salutò: “Non le stringo la mano, monsieur Manet, perché è una settimana che non la lavo”.
Manet ebbe fama di donnaiolo, e tra le sue conquiste va annoverata Marie-Pauline Laurent (che fu poi musa di Stéphane Mallarmé). La stessa Berthe Morisot si era invano innamorata di lui, al punto tale di sposarne il fratello Eugéne pur di stargli vicino, e dando luogo a furibonde scene di gelosia, in particolar modo quando Manet prese come allieva l’avvenente Eva Gonzalez.. Arrivò addirittura al punto, nel 1877, di sedurre la giovane moglie di un suo allievo e carissimo amico, Jules Armand Hanriot che, per il dolore, sparì dalla scena artistica e da Parigi. Molte biografie riportano la sua morte nella stessa data, a 24 anni, anche se Henriot sarebbe morto solo nel 1921. Altri sostengono che sia stato Hanriot a sedurre madame Manet, e la furia di Edouard lo avrebbe costretto alla “fuga”.
Pur se legato a Monet da reciproca amicizia, provava inizialmente molto disturbo per la sua quasi omonimia che fu motivo di equivoci per il pubblico.

https://artslife.com/history/2014/11/manet-edouard-1832-1883/ 

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