Soprannominato
la "primula rossa" e "zu Binu", il suo nome comparve tra
quelli dei ricercati nel settembre del 1963, quando nei suoi confronti fu
spiccato un mandato di arresto per omicidio. Da quel momento e per oltre 40
anni divenne un fantasma, lasciando nel mistero anche il suo reale volto, per
via dell'unica foto disponibile, risalente a quando aveva soltanto 26 anni.
Nel corso della latitanza, grazie a una fitta rete di coperture (secondo alcune
inchieste anche a livello politico-istituzionale), riuscì a impartire ordini e
a gestire gli affari di "Cosa nostra", utilizzando dei semplici
pezzettini di carta, noti in dialetto siciliano come pizzini.
Responsabile dei più efferati delitti mafiosi, venne condannato in contumacia
all'ergastolo per l'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e per la
stragi di Capaci e via D'Amelio.
L'intercettazione di alcuni pizzini misero gli investigatori sulle sue tracce,
individuando il nascondiglio in una masseria nelle campagne di Corleone.
Qui, l'11 aprile 2006, scattò il blitz degli agenti della squadra mobile di
Palermo, ai quali Provenzano non oppose resistenza.
Rinchiuso, in totale isolamento, nel carcere di Novara e in seguito di Parma,
qui si ammala gravemente e muore all'ospedale di San Paolo di Milano, nel
luglio 2016. Tra i processi in corso che lo vedono coinvolto, il più importante
è quello sulla presunta trattativa Stato-mafia.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/5628001
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