Iniziata ufficialmente nel 1955, la guerra
in Vietnam aveva visto intensificarsi l'intervento statunitense nel
1964, con bombardamenti a tappeto e attacchi via terra. Teatro degli scontri
era stato in prevalenza il territorio del Vietnam del Sud, dove le forze
insurrezionali filo-comuniste (chiamati Viet Cong) si opponevano al
regime fantoccio sostenuto dagli USA in funzione antisovietica.
Dieci anni di strategie militari fallimentari e
di proteste dell'opinione pubblica americana per le ingenti perdite umane
portarono il governo Nixon, indebolito dallo scandalo Watergate, a decidere il
totale ritiro delle truppe e a firmare la pace di Parigi nel
gennaio del 1973. La promessa di non far mancare aiuti economici e militari
alle truppe governative del Vietnam del Sud non venne mantenuta, per la ferma
opposizione del Congresso USA e il venir meno dei poteri del Presidente in
carica.
Questo scenario spianò la strada all'offensiva
finale della milizia comunista (sostenuta su larga scala da Cina e URSS),
lanciata nel 1975 in barba agli accordi di pace. Il 30 aprile dello stesso anno
avvenne l'ultimo atto della guerra con la caduta di Saigon e
la presa del potere da parte del regime comunista del Vietnam del Nord, che
unificò il paese dando vita, il 2 luglio del 1976, alla Repubblica Socialista
del Vietnam.
Si concluse così uno dei conflitti più feroci
del XX secolo, nel corso del quale vennero lanciati esplosivi in un numero superiore
a quelli utilizzati su tutti i fronti della Seconda guerra mondiale. In più le
forze USA utilizzarono un nuovo tipo di bombe al napalm, contenenti
fosforo bianco e per questo in grado di amplificare gli effetti distruttivi
sugli esseri umani e sull'ambiente naturale.
Il bilancio finale dei morti consegnò numeri
drammatici su entrambi i fronti: 4 milioni di civili e un
milione di soldati tra i vietnamiti, 58.226 tra i soldati USA. A questo si
aggiunse un numero imprecisato di feriti, in molti rimasti mutilati e invalidi
per il resto della vita. Sul piano economico le operazioni belliche costarono
alle casse di Washington circa 165 miliardi di dollari.
I racconti dal fronte dei soldati, scioccati dai
massacri di civili e dalla violenza dei combattimenti, colpirono profondamente
l'opinione pubblica americana e non solo, alimentando un ampio movimento
pacifista e di contestazione alla politica estera aggressiva degli
Stati Uniti, che alla fine influì sul corso degli eventi e portò a cambiamenti
epocali nella società; su tutti l'abolizione della leva obbligatoria nel 1973.
In ottica "guerra fredda", l'esito
finale del conflitto sancì una sconfitta bruciante per la superpotenza
americana e segnò profondamente la politica estera successiva, vincolando i poteri
del Presidente di impegnare truppe su un fronte di guerra all'assenso del
Congresso.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/676001
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