Campione olimpico dei pesi welter nel 1960, campione mondiale
dei pesi
superwelter tra il 1965 e il 1966, campione europeo dei pesi medi tra
il 1965 e il 1967, campione mondiale dei pesi medi tra il 1967 e il 1970. Nel
1968 ha vinto il prestigioso premio di Fighter of the year, unico italiano ad aver
conseguito tale riconoscimento.
Il suo primo match della
trilogia contro Emile
Griffith è stato nominato Fight of
the year del 1967, premio attribuito tre anni dopo anche al
match da lui perso contro l'argentino Carlos
Monzón[1].
È stato l'unico pugile italiano ad aver detenuto il titolo
mondiale unanimemente riconosciuto di due categorie di peso (medi e
superwelter). Nei pesi superwelter, possono fregiarsi di tale impresa solamente
altri nove atleti. Prima di lui, tra i pugili europei, soltanto Marcel
Cerdan era riuscito a conquistare il mondiale dei medi in terra
statunitense. È stato inoltre uno dei pochi pugili non statunitensi ad aver
conquistato e difeso più volte il titolo mondiale indiscusso dei pesi medi
nella storia del pugilato mondiale. Inoltre, le sue quattro vittoriose difese
consecutive del mondiale indiscusso dei medi lo pongono alle spalle solamente
di Marvin Hagler e
Carlos Monzón come numero di difese consecutive a segno.
La International Boxing Hall of Fame (1999)
lo ha riconosciuto fra i più grandi pugili di tutti i tempi, unico pugile
italiano insieme a Duilio
Loi. L'ingresso anche nella National Italian-American Sport Hall of
Fame lo ha consacrato (così come leggende quali Rocky
Marciano e Joe Di Maggio) alle pagine più gloriose dello
sport italo-americano mondiale.
Dopo gli ultimi prestigiosi riconoscimenti (Premio Cultura
Italia Argentina, Premio Brera, Guirlande d'Honneur) il suo palmares si è
ulteriormente arricchito del ruolo di ambasciatore italiano della boxe nel
mondo, consegnatogli dal presidente della FPI Vittorio
Lai il 26/04/2017 in occasione della cerimonia ufficiale del cinquantenario
dalla vittoria del titolo mondiale dei pesi medi (17/04/67), ideata e
organizzata da Anita Madaluni (sua biografa ufficiale) con il patrocinio del
CONI e dell'ambasciata americana.
La
carriera pugilistica
Nasce a Isola
d'Istria, una località marina all'epoca
territorio italiano, poi passata nel dopoguerra alla Jugoslavia e quindi alla Slovenia. I suoi antenati, come racconta nel suo libro
autobiografico, sembra che siano provenuti da Caorle, paese di pescatori della costa veneta.
La passione pugilistica di Nino Benvenuti inizia a tredici anni in una
piccola palestra allestita nella propria abitazione di Isola d'Istria spinto dal
suo stesso padre che, in gioventù, si era dedicato a questo sport. Passa poi ad
allenarsi all'Accademia pugilistica di Trieste, percorrendo ogni volta in
bicicletta la relativa distanza.
In questi anni la famiglia Benvenuti, residente nella Zona B del Territorio Libero di Trieste, sotto amministrazione jugoslava, subisce la
repressione anti italiana. Il figlio maggiore, Eliano, è arrestato e
imprigionato senza motivo per sette mesi[2]. Successivamente anche la loro abitazione con
giardino viene requisita. I Benvenuti preferiscono allora stabilirsi a Trieste, nella zona A amministrata dall'Italia, dove già il
capofamiglia ha il suo esercizio ittico. Trieste passerà definitivamente
all'Italia solo nel 1954.
Dilettantismo
L'ascesa pugilistica di Benvenuti comincia a livello locale vincendo tornei
regionali e interregionali fino ad arrivare al titolo italiano nella categoria
dei novizi nel 1954. Approda alla Nazionale dilettanti nel 1955.
Il 1956 inizia favorevolmente per Benvenuti che, in gennaio, vince il primo
titolo italiano dilettanti, a Parma, nei pesi welter (67 kg.
Poi, però, perde la madre, appena quarantaseienne, per il peggioramento delle
condizioni cardiache già rese precarie dalle sofferenze del periodo della
repressione titina. In una tournée della Nazionale Italiana in Turchia, Benvenuti subisce l'unica sconfitta da dilettante in
un match da lui dominato sul ring contro lo sconosciuto Akbas, nonostante le
proteste dei rappresentanti della Federazione Pugilistica Italiana. Vane furono le pressioni dell'organismo per ottenere
l'annullamento del match il cui esito è rimasto nel palmares del pugile. Alla
fine dell'anno il responsabile tecnico Steve Klaus, convinto che
l'istriano avrebbe avuto comunque una luminosa carriera, preferisce non
rischiarlo, ancora diciottenne, in una dura competizione come le Olimpiadi e lo
esclude dalla nazionale per Melbourne.
Nel 1957, Benvenuti passa nella categoria dei superwelter che, nei
dilettanti, è al limite dei 71 kg. Conquista il secondo titolo italiano a Bologna e la medaglia d'oro agli europei di Praga. Due anni dopo, a Lucerna, bissa il successo continentale.
Nel frattempo conquista altri tre titoli italiani dilettanti: nel 1958 a Terni, nel 1959 e nel 1960 a Milano, per un totale di cinque cinture italiane in cinque
anni. Il suo obiettivo rimane però l'Olimpiade, sogno cullato sin da bambino.
Alle Olimpiadi di Roma, nella categoria di Benvenuti avrebbe combattuto lo
statunitense Wilbert McClure, oro ai III Giochi panamericani di Chicago 1959. Onde evitare spiacevoli sorprese, il nuovo
responsabile della Nazionale, Natale Rea, convince il
triestino a calare di quattro chili per combattere nei pesi welter.
Benvenuti, pur debilitato dalla dieta, domina i primi turni, vincendo
sempre con il verdetto unanime di 5:0. Batte il futuro campione d'Europa della
categoria Jean Josselin, il futuro campione del mondo dei superwelter Ki-soo Kim,
il bulgaro Shishman Mitsev e il britannico James Lloyd. Affronta in
finale il sovietico Jurij
Radonjak.
Il primo round è equilibrato. Durante l'intervallo l'allenatore Rea
suggerisce al triestino di osare con il sinistro, subito dopo un attacco di
destro del sovietico, approfittando della conseguente apertura difensiva dell'avversario.
Benvenuti esegue alla perfezione il suggerimento. Il sovietico va al tappeto e,
pur rialzandosi, vede ormai compromessa ogni speranza di vittoria. Il pugile
italiano sale sul più alto gradino del podio, con il verdetto ai punti di 4:1.
La medaglia gli verrà consegnata in una custodia con all'interno una dedica a
penna firmata da Jesse Owens[8].Benvenuti conquista, oltre all'oro, anche la
prestigiosa coppa Val
Barker, destinata al pugile tecnicamente
migliore del torneo, precedendo il mediomassimo Cassius Clay. Nella storia dei Giochi
olimpici Benvenuti, insieme a Patrizio
Oliva, è l'unico italiano che può
fregiarsi di questo riconoscimento.
Si ritira dal mondo del dilettantismo con lo score di 108 vittorie e una
sola sconfitta. È un record straordinario. Tra i grandissimi della boxe,
solo Sugar Ray Robinson è rimasto imbattuto da dilettante, ma combattendo solo 85
match. Sugar Ray
Leonard ha ottenuto più vittorie
(165) ma con 5 sconfitte. Muhammad Ali ha nel
suo record amatoriale 99 vittorie e 8 sconfitte[; Joe Frazier 38-2; George
Foreman, 22-4. Anche il record amatoriale
di Carlos Monzón (73-6-8) impallidisce di fronte a quello di
Benvenuti
Esordio nel professionismo
Dopo le Olimpiadi, Benvenuti passa al professionismo nei pesi medi, nella scuderia del bolognese Bruno Amaduzzi, già
geometra comunale e poi organizzatore di incontri di pugilato e manager[16] del peso massimo Francesco Cavicchi. Il suo allenatore è Libero Golinelli. Al trentesimo incontro, dopo esser
sceso sempre vittorioso dal ring, spesso prima del limite, Benvenuti è
designato a combattere per il titolo italiano, allora vacante.
Nei suoi due primi incontri per il titolo italiano, Benvenuti dimostra di
aver saputo assimilare perfettamente gli insegnamenti del suo allenatore della
Nazionale dilettanti, Natale Rea. Il 1º giugno 1963, infatti, mette KO alla undicesima
ripresa con un micidiale montante sinistro l'amico-rivale Tommaso Truppi
aggiudicandosi la cintura italiana. Stessa sorte ha, il 31 agosto successivo,
a Priverno, il suo primo sfidante Francesco Fiori che, pur
rialzandosi dopo il sinistro ricevuto alla terza ripresa, viene giudicato non
più in grado di proseguire.
Il 15 novembre 1963, per il quarantesimo match, Amaduzzi individua il
nicaraguense Luis Guitierrez, un pugile semisconosciuto ma esperto e forte
colpitore. Apparentemente, doveva essere un'altra "passeggiata" ma
alla prima ripresa Benvenuti subisce il primo atterramento della carriera. La
stampa non sempre favorevole al triestino scriverà di un “lungo conteggio” che
gli avrebbe evitato il KO. In realtà Benvenuti si rialza al conteggio di tre e
l'arbitro prosegue a contare, come da regolamento, sino all'otto. Poi si
sofferma ad ammonire il nicaraguense per comportamento scorretto, circostanza
che avrebbe dato il tempo a Benvenuti di riprendersi. La scorrettezza della
boxe di Guitierrez risulta però oggettiva, tanto che nel prosieguo del match è
richiamato ufficialmente due volte. Al secondo round, Benvenuti sembra già
essersi ripreso. Fa prima piegare in due il nicaraguense con un pugno al
costato e poi gli infligge un durissimo colpo alla mascella. Guitierrez evita
il knock-down aggrappandosi all'italiano e facendolo ruzzolare con lui al
tappeto. Alla settima ripresa, la mascella del centramericano è pericolosamente
gonfia e il medico ne dichiara l'impossibilità a proseguire. Benvenuti è
proclamato vincitore per Kot. Le radiografie del giorno dopo certificheranno
che la mandibola destra di Guitierrez aveva effettivamente subito una frattura.
Campione mondiale dei pesi medi junior
Nel frattempo, il 7 settembre 1963, Sandro Mazzinghi aveva conquistato il titolo mondiale dei pesi medi
junior battendo lo statunitense Ralph Dupas, confermandosi nella rivincita, il 2 dicembre
successivo. Tra i dilettanti, il coetaneo Mazzinghi era stato un semplice comprimario
di Benvenuti, tanto da non riuscire a qualificarsi per le Olimpiadi di Roma, sconfitto da Carmelo Bossi, proveniente
dalla categoria dei welter. Nulla a che vedere con l'eccezionale carriera
dilettantistica del triestino. Benvenuti non è affatto d'accordo a farsi
mettere in ombra dal toscano di Pontedera, nel panorama
del pugilato italiano. Nasce allora la rivalità tra Benvenuti e Mazzinghi,
alimentata a dismisura dalla stampa.
Pur di sottrarre la cintura mondiale al rivale, Benvenuti è
disposto a scendere al di sotto dei kg. 69,850, limite della categoria
dei medi
junior, tra i professionisti. Purtroppo, inizialmente è Mazzinghi ad
avere più gravi problemi extrasportivi per affrontare il triestino. Nel gennaio
1964 la sua auto si schianta contro un albero e la moglie Vera muore sul colpo;
Mazzinghi si salva, ma riporta una frattura della scatola cranica e
l'ostruzione del labirinto auricolare.
Il toscano risale sul ring il 24 aprile successivo, ma è ancora
sotto shock, tanto che il poco più che discreto Charlie Austin lo costringe al
conteggio. Solo una provvidenziale ferita dell'avversario riesce a evitare una
clamorosa sconfitta del Campione del Mondo.
Il 30 luglio 1964 Benvenuti difende il titolo italiano dei pesi
medi dall'assalto di Fabio
Bettini, vincendo ai punti in dodici riprese. Mazzinghi evita ancora il
confronto e i risultati non eccezionali sembrano non dargli torto. Batte un
Tony Montano in forte difficoltà a rientrare nel limite di peso rischia il KO,
nel finale, anche da Fortunato
Manca
Nel frattempo, per mettere pressione a Mazzinghi, Benvenuti
affronta tutti i più forti possibili avversari del toscano. Il 18 settembre
1964 batte ai punti l'ex Campione del Mondo dei medi junior Denny
Moyer, segnando al peso kg. 70,9 contro i 72,7 dell'avversario. Tre
settimane dopo, al limite dei pesi medi, si sbarazza per squalifica al settimo
round di Abrão De Souza sfidante n. 1 al titolo di MazzinghiIl 19 dicembre
1964, alla Fiera di Milano - registrando alla bilancia
kg. 70,1 - batte l'argentino Juan
Carlos Duran in un match intenso definito "esteticamente bello
come un quadro d'autore della boxe"Il 12 febbraio 1965 risale nei pesi
medi per respingere il nuovo assalto di Tommaso Truppi al titolo italiano e lo
sconfigge per abbandono alla quinta ripresa….
Il suo regno da Campione Mondiale dei medi
Con il doppio titolo mondiale WBC e WBA nelle sue mani, si
esibisce in alcuni combattimenti con avversari minori, sia in Italia che
all'estero. Il 14 ottobre 1968, ad Akron, si incontra con il campione locale Doyle
Baird, senza titolo in palio, per una borsa di oltre dodici milioni.
Alto 1.82 ed ex fonditore Baird, pur essendo coetaneo del Campione del Mondo,
aveva combattuto sino a quel momento solo 22 match, tutti con pugili di basso
livello, riportando anche due sconfitte. Il campione sale sul ring ritenendo di
affrontare poco più che un allenamento e invece il match si trasforma ben
presto in una zuffa. I contendenti scivolano a terra una volta a testa, senza
essere contati. Dopo dieci riprese il verdetto della giuria di provincia, tutta
statunitense, è di parità[61]. Un
giudice assegna addirittura un ininfluente punto di vantaggio a Baird. In altri
tempi anche a corto di preparazione (con Guitierrez o nel secondo match con
Mazzinghi) Benvenuti, pur in difficoltà, aveva saputo reagire e far suo il
match. A trent'anni, con quasi 190 combattimenti alle spalle, tra dilettanti e
professionisti, non può più permettersi distrazioni.
Difende per la prima volta il titolo contro Don
Fullmer, designato sfidante ufficiale, al Teatro
Ariston di Sanremo, il 14
dicembre 1968. Fullmer è battuto ai punti con un margine compreso tra i tre e i
cinque punti e riportando svariate ferite al volto. Riesce però a infliggere al
Campione del Mondo il quarto knock-down della carriera, dopo quelli
con Guitierrez (1963) e dei primi due incontri con Griffith.
Grazie anche a una borsa allettante (50.000 dollari pari a 31
milioni), Benvenuti sceglie di combattere senza titolo in palio contro il quarantenne
fuoriclasse nigeriano Dick
Tiger, ex campione mondiale dei pesi medi e appena spodestato
da Bob
Foster dal trono dei mediomassimi. La
stampa osserva che il Campione del Mondo affronta questo match in prospettiva
per un eventuale suo passaggio ai mediomassimi con soli 28 giorni di
allenamento alle spalle, reduce da un film girato in Spagna. L'italiano sale
sul ring a 74,400 kg di peso mentre il nigeriano, più basso di otto centimetri,
segna alla bilancia kg. 75,300, entrambi ben al di sotto del limite dei
mediomassimi. L'incontro, combattuto al Madison Square Garden, è vinto da Tiger ai
punti in dieci riprese, con ampio margine (7-2, 6-4, 6-3)[64].
Benvenuti dichiara di aver combattuto sin dal primo round con una frattura al metacarpo dell'indice
destrocome certificato dal medico della Commissione Atletica dello Stato di
New York - ma di non essersi voluto ritirare per rispetto ai 14.305
paganti[66]. È la
terza sconfitta da pro, dopo Kim e Griffith II.
La seconda difesa del titolo si combatte allo Stadio
San Paolo di Napoli contro
l'imbattuto ma scorretto Fraser Scott. Già al primo round, lo sfidante è
ammonito due volte verbalmente dall'arbitro Gilardi. Non conoscendo la lingua
italiana, Scott prosegue imperterrito nella sua condotta di gara. L'incontro è
comunque inequivocabilmente brutto] Al 6º
round, entrambi i contendenti, con le gambe legate in una sorta di presa
di wrestling,
ruzzolano alle corde. Alla settima ripresa, l'incontro è aggiudicato a Nino
Benvenuti per squalifica dello sfidante a seguito di una testata irregolare. Carlos
Monzón e il successivo ritiro
A trentadue anni suonati,
Benvenuti si appresta a difendere per la sesta volta i suoi titoli mondiali,
conteggiando anche il secondo incontro con Griffith. Come spesso è occorso
nella storia della boxe, l'ente mondiale WBC e l'organizzazione mondiale WBA avevano
in cima alle loro liste due pugili diversi: Benvenuti poteva quindi scegliere
fra Carlos Monzón,
primo per la World Boxing Council, o un secondo avversario, proposto dalla WBA,
che presentava lo stesso Monzón sesto nella propria classifica.
A causa del disaccordo fra i due enti, altri erano i pretendenti
alle corone: Cordoba, Severino, Aguilar, Fernandez. Si giunse però, in breve
tempo, a una mediazione: il campione poteva scegliere un qualsiasi avversario
fra quelli della lista propostagli senza perdere le due cinture, a patto che il
nome dello sfidante avesse un certo richiamo. Benvenuti decise di sfidare
Monzón. All'epoca la scelta fu piuttosto controversa; l'argentino era un pugile
dal buon record (67 vittorie, 3 sconfitte, 9 pareggi) ma non aveva mai messo
piede fuori dalla terra natia. Era - come lo definisce Benvenuti stesso - un
"oggetto misterioso" e la scelta apparve piuttosto criticabile.
Gli stessi compatrioti di Monzón non inviarono alcun giornalista al seguito del
proprio portacolori e Monzón stesso fece fatica a trovare i soldi per arrivare
a Roma, sede del match.
Nonostante una preparazione incoraggiante, Benvenuti, alla vigilia
della sfida, evidenzia un notevole logorio fisico mentre Monzón al peso
dichiara bellicosamente "Da questo ring scenderò o vincitore o morto".
Al Palazzo
dello Sport la dimostrazione di forza di Monzón è evidente sin dalle
prime riprese; lo sfidante pressa il portacolori italiano con colpi lunghi,
diritti, favorito, sia pur di poco, dal maggiore allungo (193 centimetri a
fronte di 191 dell'italiano) e dalla maggiore statura (181 centimetri a 180).
Con il passare delle riprese, Monzón può mettere in mostra le proprie armi
migliori: l'incredibile resistenza ai colpi (nella sua carriera, solo una volta
è andato al tappeto e per pochi secondi) e la pesantezza dei suoi colpi che
affaticano Benvenuti fino all'epilogo, nella dodicesima ripresa. Benvenuti,
chiuso in un angolo, non riesce a evitare un diretto destro del pugile
argentino che colpisce la mascella del campione, mandandolo al tappeto. Benvenuti
riesce faticosamente a rialzarsi prima dello scadere del conteggio ma è
incapace di proseguire e l'arbitro non può che decretare il knock-out tecnico
in favore dell'argentino.
È un crollo inatteso che nessuno si aspettava, ma Benvenuti può
usufruire della stessa clausola contrattuale con la quale Griffith si era
tutelato tre anni prima: rivincita immediata. Benvenuti si ritira in Milanello per
potersi preparare adeguatamente alla rivincita, programmata a Montecarlo l'8
maggio 1971 allo Stadio
Louis II.
Nell'attesa, Benvenuti sostiene un match di rodaggio a Bologna contro
il semisconosciuto José Chirino e scende dal ring sconfitto ai punti, dopo
essere stato contato due volte Nonostante il verdetto fortemente contrastato
(un giudice aveva assegnato il pari; gli altri due la vittoria all'argentino
per un solo punto), l'incontro dimostra inequivocabilmente che Benvenuti non è
più il fuoriclasse di una volta e nemmeno il pugile comunque reattivo dei match
in cui è salito sul ring a corto di preparazione per sottovalutazione
dell'avversario[Onde
evitare un'ulteriore sconfitta, stavolta Benvenuti svolge un eccellente
preparazione atletica e si presenta sul ring in condizioni ritenute ottimali.
Nonostante ciò la sua lucidità mentale non sembra quella dei giorni migliori.
Spinto da un'insolita foga, si getta all'attacco già nella prima ripresa
colpendo più volte l'avversario che non trova di meglio che ripiegare in
scorrettezze, quali colpi alla nuca e una ditata nell'occhio. Nella seconda è
la volta dell'argentino ad attaccare sino a diventare una furia e a mettere una
prima volta al tappeto Benvenuti nel finale. Il triestino si rialza e, quasi
contemporaneamente suona il gong. Nella terza ripresa, Monzón ricomincia nella
sua opera demolitoria ai fianchi e allo stomaco sino a costringere l'italiano a
piegare un ginocchio a terra. L'ex campione appare svuotato di energie e
dall'angolo il suo manager storico, il bolognese Amaduzzi, lancia la spugna in
segno di res Il verdetto è un nuovo knock out tecnico in favore di Monzón a
1:05 del 3º round Nell'immediatezza della sconfitta, il triestino si lascia
andare in escandescenze contro il suo manager, sostenendo di essere ancora in
grado di proseguire.
Pochissimi giorni dopo il match, Benvenuti decide di lasciare
definitivamente il mondo della boxe. Egli spiega che, dopo una così gloriosa
carriera, ripartire a combattere ad un livello più basso, inferiore a quello da
Campione Mondiale dei quattro anni precedenti, non è una scelta da perseguire.
Si ritira così definitivamente nel giugno 1971 e non tornerà mai più sul ring.
Nella sua autobiografia Benvenuti, "a posteriori", afferma che la
scelta di Amaduzzi di lanciare la spugna nel suo ultimo incontro fu corretta e
volta a tutelare la sua salute.
Nel suo ruolino da professionista Benvenuti conta in totale
novanta incontri, di cui ottantadue vittorie (35 per KO), un
pareggio e sette sconfitte.
….
Per quanto riguarda il
doppio confronto con Carlos
Monzón, forse il più forte peso
medio di tutti i tempi, Benvenuti lo combatté ormai sul viale del tramonto da
un pezzo. Lo dimostra la sconfitta da lui subita anche dal comprimario Chirino,
tra il primo e il secondo incontro con il campione argentino. Eppure, nemmeno
Monzón riuscì a metterlo al tappeto per il conto complessivo. Anzi, al momento
dell'interruzione del primo match, il cartellino dell'arbitro Drust vedeva
Benvenuti in vantaggio di un punto e quelli dei giudici di due punti[78] e anche la prima ripresa del brevissimo
secondo incontro se l'aggiudicò Benvenuti.
…
Riferimenti
nella cultura di massa
·
Benvenuti fu il classico campione
in grado di dividere le folle degli appassionati. Così ha descritto tale
contrastato rapporto il giornalista Lamberto Artioli: «Il ciuffo di capelli
biondi che gli ricadeva sugli occhi, quel suo modo di fare sempre sicuro e a
volte altezzoso, la sua insofferenza alla critica, la sua ambizione, la sua
infinita spavalderia, la sua serenità e la sua tranquillità, il sorriso largo e
a volte indisponente gli avevano creato tifosi e detrattori insieme. Quella sua
sete di protagonismo anche fuori dal ring gli nuoceva, ma a lui andava bene
così. Pareva divertirsi. Italiano, bello, col viso pulito, piaceva alle donne.
Gli italiani d'America avevano scoperto in lui il loro difensore»Dopo la
conquista del titolo mondiale dei medi, la rivista Life, nel numero di giugno 1967, gli dedicò un servizio del famoso giornalista
Thomas Thompson dal titolo: «Nessun campione piace come Nino[.
·
La relazione con la miss Emilia
Nadia Bertorello, iniziata alla fine degli anni sessanta, quando Benvenuti era
ancora sposato in prime nozze, riempì le pagine dei rotocalchi in un'Italia in
cui ancora non esisteva il divorzio. Dato il clamore, lo stesso Papa Paolo VI preferì annullare l'udienza inizialmente concessa al pugile in
occasione della seconda vittoria con Griffith Alcune riviste riportarono
fantasiosamente che Benvenuti non si fosse procurato in allenamento la frattura
alla mano con la quale combatté l'intero match con Dick Tiger (1969), bensì in un inesistente incidente stradale in auto con la
nuova compagna. La coppia si incontrò nuovamente solo dopo molti anni e si
sposò con rito civile
·
Il pugile si è dichiarato più volte
un "uomo di destra" ed ha avuto un'esperienza politica nel 1964 per il Movimento
Sociale Italiano-Destra Nazionale, conclusa a causa di alcune contestazioni subite durante uno dei suoi
incontri di boxe. Dopo le suddette contestazioni Benvenuti lasciò la sua carica
politica preferendo essere il campione di tutti.
·
Nel 1966, Nino Benvenuti ha preso
parte a uno spot pubblicitario della popolare trasmissione Carosello, recitando la parte di un fantomatico Agente 00SIS[96].
·
Nel 1970, negli Stati Uniti, Benvenuti ha preso parte a una puntata della trasmissione
televisiva Dean Martin Show. Insieme al cantante italo-americano si è anche esibito nella
famosa canzone That's Amore[.
·
Benvenuti è il protagonista di un
fumetto disegnato da Giuseppe Botte che illustra la sua vita e, soprattutto
l'esperienza da lui subita al tempo dell'esodo istriano. I testi della pubblicazione, intitolata "Nino
Benvenuti, il mio esodo dall’Istria" (2020) sono dello stesso
Benvenuti, con la collaborazione di Mauro Grimaldi. Con Grimaldi, Benvenuti
aveva già scritto “Nino. L'isola che non c'è. Il mio esodo dall'Istria”,
Edizioni Eraclea.
·
Il 6 febbraio 2020, in occasione
della recente presentazione, in Senato, del fumetto Nino Benvenuti - Il mio esodo
dall'Istria (ed. Ferrogallico, illustrazioni Giuseppe Botte,
postfazione Emanuele Merlino) l'on. Ignazio La Russa ha rilanciato la proposta di nominare Nino
Benvenuti Senatore a vita.
…
Nessun commento:
Posta un commento