Nel momento in cui la sfida che l’Europa è chiamata a
fronteggiare raggiunge l’apice con il susseguirsi micidiale di attentati
terroristici, torna a risuonare il nome di Ventotene. L’isola del Tirreno in
cui, nel pieno della seconda guerra mondiale, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi,
Eugenio Colomi e Ursula Hirschmann scrissero il Manifesto “Per l’Europa libera
e unita”. Libera dall’oppressione nazista e federata in una sorta di Stati
Uniti d’Europa. Come spesso avviene nei momenti drammatici in cui un’intera
civiltà ruota intorno ai propri cardini, travolgendo gli assetti precedenti,
anche nel caso del Manifesto di Ventotene, gli elementi visionari prevalgono
sulle considerazioni realistiche. Non è stato così anche per la Dichiarazione
d’indipendenza degli Stati Uniti d’America e la Dichiarazione dei Diritti
dell’uomo e del cittadino? Come allora accadeva per i riferimenti
all’Uguaglianza, e perfino alla Felicità, anche gli estensori del Manifesto
allungavano lo sguardo verso orizzonti troppo lontani per poter essere
raggiunti nel giro di una sola generazione. Inoltre, in quel testo, nel fuoco
di una guerra ancora in corso con il totalitarismo nazista, lo Stato nazionale
veniva caricato di una responsabilità forse eccessiva. Così l’assetto
socialista auspicato come esito dell’unificazione europea appariva di
problematica realizzazione in un’Europa ancora separata da opzioni sociali e
politiche diverse. Eppure proprio questi scatti utopistici, questo bruciare le
tappe di un processo più lungo, ch collocavano il Manifesto troppo avanti
rispetto ai suoi tempi, lo rendono oggi un documento assolutamente attuale.
Come sempre avviene nella storia, sono gli eventi a decidere prima di quanto
non lo facciano gli uomini. E in particolare gli eventi tragici, come quelli
che viviamo in questi mesi. Ciò che fino a poco tempo fa pareva ancora
differibile, rimandabile a data da destinarsi, appare oggi ineludibile. O
l’Europa trova adesso la forza e la determinazione per rispondere alle minacce
che rischiano di soffocarla o non ci sarà più tempo. Nessuna delle urgenze che
incombono può aspettare se si vuole governare il flusso migratorio e combattere
il terrorismo: unificazione dispositivi di intelligence, integrazione dei
sistemi giuridici, creazione di forze armate comuni sono soltanto i primi
provvedimenti da mettere in campo. In una prospettiva che non può non essere
federale, nel senso indicato dal Manifesto. Ma anche sul piano sociale il nome
di Ventotene torna a essere più attuale che mai. Quanto ancora può reggere
un’Europa tagliata da insostenibili disuguaglianze tra e dentro i suoi Paesi?
Mai come oggi ciò che è apparsa utopia è l’unica prospettiva realistica per il
nostro continente.
Roberto Esposito – Alfabeto politico – www.lespresso.it – 4 agosto 2016
Nessun commento:
Posta un commento