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martedì 16 agosto 2016

Lo Sapevate Che: Così ci siamo giocati l'Islam mite...



Abbiamo Grumi di Stato islamico alle porte: colpa nostra. Non abbiamo capito, 25 anni fa, quando implose la Jugoslavia, che quelle guerre balcaniche non erano residui del passato ma un annuncio di futuro. C’era la Bosnia assaltata dalle bande serbiste che chiedeva, disperatamente, di essere aiutata da noi perchsi sentiva Europa, Occidente. Noi le voltammo le spalle, l’ambasciatore americano Warren Zimmermann, novello Pilato, dopo aver promesso protezione, disse al presidente Alija Izetbegovic: “Le auguro di resistere”. Si fecero avanti diversi Stati arabi, offrirono soldi e arsenali. I mujaheddin di ritorno dalla diaspora dopo l’Afghanistan trovarono un’altra causa per cui combattere, formarono una brigata. Al termine del conflitto sposarono donne del posto, si fermarono per comandare in territori invero minuscoli. Però marcarono una presenza, seppur ultraminoritaria, propagandarono un credo. Seminarono per raccogliere i frutti, una generazione dopo, quando il Califfo ha chiamato a una nuova Guerra Santa. Potendo contare su una merce rara: aspiranti suicidi però biondi e con gli occhi azzurri, dunque mimetici tra di noi.  Si può guardare al bicchiere mezzo pieno. C’è un “genius loci” a Sarajevo e dintorni, laico, persino ateo, che ha resistito alle sirene del jiadismo. Grazie. Però al terrorismo bastano pochi uomini che mettano a disposizione il proprio corpo, per destabilizzare società impaurite: nei Balcani oggi si trovano. All’o posto, il Kosovo dove Clinton (Bill) è venerato ancora oggi come un padre della patria per l’attacco alla Serbia che ha permesso la creazione di una larva di Stato indipendente dove non c’è nessuna tradizione istituzionale consolidata. E clan più o meno malavitosi hanno potuto spadroneggiare, troppo intenti a fare affari per curarsi di un wahabismo strisciante che si è insinuato a suon di petrodollari in quel mondo rurale dove ha portato un surrogato di welfare: l’anticamera del consenso. Causa ignoranza storica e miopia geopolitica, ci siamo giocati una fetta di Islam europeo, mite e dialogante. E quando ne avremmo avuto bisogno per costruire i ponti tanto cari a papa Francesco (e prima di lui a Giovanni Paolo II) nel momento in cui l’altro Islam, quello sanguinario, sembra l’unico ad avere voce. Non Dovremmo essere sorpresi oggi se Bosnia e Kosovo, con l’aggiunta del Sangiaccato serbo e di fette di Macedonia, sono una spina nel nostro fianco sud-orientale. Eravamo disabituati a ragionare in termini di interesse nazionale, durante la Guerra Fredda, perché tanto la nostra politica estera la faceva Washington. Dunque abbiamo abbandonato i vicini al loro destino, convinti che l’utopia della pace perpetua kantiana, però realizzata negli ultimi settan’tanni, ci avrebbe protetto. Così alcuni vicini sono stati attratti da un altro destino. Che non  ci può lasciare indifferenti. Perché ci riguarda.
Gigi Riva – www.lespresso.itg.riva@espressoedit.it  - L’Espresso – 7 agosto 2016

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