Come Dire “Presidente, se lei potrebbe
cortesemente controllare….”. Tra le istituzioni vigorosamente contestate dal
Movimento 5 Stelle, capita che ci sia anche quella più democratica (e
libertaria) di tutte: la lingua italiana. E così il senatore Gianluca Castaldi,
nel momento in cui si sforzava di apparire minimamente deferente verso il
presidente del Senato, con il suo abuso di potrebbe è inciampato nella più
classica delle costruzioni in cui il congiuntivo tende a essere sostituito dal
condizionale e ha finito per citare involontariamente la canzone “Non mi
chiedermi” di Paola Cortellesi e Rocco Tanica”: “Se potrei dir cose meno
imbarazzanti, le direi”. Il riformando Senato aveva già dato segni certi di
essersi trasformato in una turbolenta classe liceale: gestacci, rinfacci,
“Signor Presidente, ha cominciato lui!”. Proprio come accade durante le lezioni
a disciplina più rilassata, quel giorno un ilare coretto di colleghi d’aula ha
fatto eco al “potrebbe” del senator Castaldi: “Po-tes-se, po-tes-se,
po-tes-se….”. Ahilui, l’errore di congiuntivo è il più temibile. Il rischio è
che un errore di grammatica sublimi e rimuova l’inadeguatezza dell’intera
assemblea, istituzione che funziona ed è maltrattata molto di più di quanto
succeda alla pur compianta lingua italiana. L’ignoranza non farà legge, ma oggi
fa legislatura.
Stefano Bartezzagni – Visioni – L’espresso – 5 novembre 2015
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