Nato ad Urbino, apprese i
fondamenti della pittura dal padre Giovanni Santi, attivo presso la corte dei
Montefeltro, e in seguito nella bottega del Perugino. Nel periodo umbro-senese
la sua fama crebbe, grazie a opere come la "Crocifissione Gavari"
(esposta alla National Gallery di Londra) e al celebre Sposalizio della
Vegine, oggi conservato alla Pinacoteca di Brera, a Milano.
Il soggiorno a Firenze e l'incontro con Leonardo
e Michelangelo fecero sbocciare il suo stile, teso alla rappresentazione del
bello ideale, oltre i limiti della Natura, e a una resa luminosa. Peculiarità
che emergono dalla serie di Madonne, su tutte La Madonna del Cardellino,
e dai numerosi ritratti.
Il periodo romano ne segnò la maturità,
realizzando capolavori immortali come gli affreschi della Stanza della
Segnatura, come la Scuola di Atene, e delle Stanze Vaticane.
Chiamato, dopo la morte di Bramante, a dirigere i lavori della basilica di San
Pietro, progettò tra gli altri la Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo,
Palazzo Jacopo da Brescia e Palazzo Alberini.
La Trasfigurazione rappresentò
la summa poetica e artistica dell'artista urbinate, che morì senza completarla,
nell'aprile del 1520 a Roma. Sepolto nel Pantheon, Pietro Bembo gli dedicò il
seguente epitaffio: «Qui è quel Raffaello da cui, fin che visse, Madre
Natura temette di essere superata, e quando morì temette di morire con lui».
http://www.mondi.it/almanacco/voce/341002
Nessun commento:
Posta un commento