Il clima di guerra fredda, imperante
nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, vide Stati Uniti d'America
e Unione Sovietica contendersi pezzi di mondo e dimostrare la propria potenza
tecnologica e militare con una corsa sfrenata agli armamenti. In quest'ottica
la conquista del cosmo garantiva due importanti risvolti: con
il lancio di satelliti nello spazio sarebbe stato più facile spiare il nemico;
farlo in anticipo sugli avversari avrebbe significato propagandare i rispettivi
progressi scientifici.
Il lancio dello Sputnik nel
1957, primo satellite nello spazio, aveva assegnato il primo prestigioso round
all'U.R.S.S., battendo sul tempo gli Americani che tre mesi più tardi mandarono
in orbita l’Explorer 1. Nel 1960 il regime guidato da Nikita
Krusciov sembrava pronto a un altro clamoroso sorpasso. Con il
progetto Vostok si mirava, per la prima volta, a portare l'uomo nell'orbita
terrestre.
Dalla primavera del 1960 al marzo dell'anno
seguente vennero effettuati diversi lanci, utilizzando manichini e in molti
casi animali, come cani e ratti, alcuni dei quali persero la vita durante il
volo o in fase di atterraggio. La fase più drammatica si ebbe con la catastrofe
di Nedelin: un missile intercontinentale esplose sulla rampa di lancio,
provocando la morte di oltre 200 dipendenti. Un episodio che aumentò le
condizioni di rischio per un eventuale coinvolgimento umano.
Tuttavia non c'era molto tempo, visto che gli
USA avevano programmato per marzo del 1961 il lancio del Mercury con un
astronauta a bordo, poi rimandato a maggio. Nel frattempo l'agenzia spaziale
sovietica RKA era stata incaricata di addestrare 20
cosmonauti, tra i quali sarebbe stato scelto il miglior pilota. La selezione
premiò Jurij Alekseevič Gagarin, che il 12 aprile si accomodò
all'interno della capsula del Vostok 1, sulla rampa di lancio del
Cosmodromo di Bajkonur (nella steppa del Kazakistan).
Il razzo si alzò alle 9.07 (ora di Mosca) e
pochi minuti dopo Radio Mosca annunciò trionfalmente la
notizia. Tutti i vari passaggi funzionarono senza problemi, anche perché i
comandi erano azionati da terra e il pilota poteva fungere solo da spettatore
passivo. Lo stesso aveva a disposizione riserve d'ossigeno e provviste
alimentari per dieci giorni, nel caso fossero insorti inconvenienti al sistema
computerizzato.
Non ce ne fu bisogno. Gli 89 minuti di volo
trascorsero senza contrattempi e la navicella riuscì a eseguire un'orbita
terrestre completa prima di rientrare nell'atmosfera. Alle 10.35, a
una quota concordata di 7.000 m, Gagarin si catapultò dalla capsula e appeso al
paracadute atterrò nei pressi della città di Engels. Venne accolto come un eroe
e la propaganda sovietica fece risaltare al massimo l'evento.
Non v'era dubbio che con la sua impresa era
stata scritta una pagina storica del progresso scientifico,
destinata ad allargare gli orizzonti delle conquiste umane. Tra i suoi primati,
anche quello di osservare che il colore predominante della Terra, vista dallo
spazio, era il blu. Gagarin descrisse in numerose interviste lo spettacolo cui
aveva assistito, esortando il genere umano a impegnarsi di più nella conservazione
del pianeta.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/550001
Nessun commento:
Posta un commento