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venerdì 7 aprile 2023

Lo Sapevate Che: Billie Holiday: Billie Holiday (pseudonimo di Eleanor Fagan Gough, nota anche come Lady Day; Baltimora, 7 aprile 1915 – New York, 17 luglio 1959) è stata una cantante statunitense, fra le piú grandi di tutti i tempi nei generi jazz e blues.


Il suo vero nome era Eleanora Fagan Gough (Fagan era il cognome della madre). Quando scelse il suo nome d’arte volle prendere quello del padre, Holiday. Scelse di chiamarsi “Billie” perché la madre, riferendosi scherzosamente ai suoi atteggiamenti da maschiaccio, la chiamava Billy.

Billie nacque da una notte d’amore tra il sedicenne Clarence Holiday, un suonatore di banjo, e la tredicenne Sadie Fagan, ballerina di fila. Il padre non si occupò quasi mai di lei: lasciò presto la figlia per seguire le orchestre itineranti con cui suonava.

Billie Holiday ebbe un’infanzia travagliata e dolorosa. Trascorse i primi anni a Baltimora, trattata duramente dalla cugina della madre alla quale quest’ultima l’aveva affidata mentre lavorava come domestica a New York. Subí uno stupro a dieci anni ed in séguito dovette evitare diversi altri tentativi di violenza. Ancora bambina raggiunse la madre a New York e cominciò a procurarsi da vivere prostituendosi in un bordello clandestino di Harlem. Guadagnava qualche soldo in piú lavando gli ingressi delle case del quartiere: non si faceva pagare solo dalla tenutaria del bordello, che in cambio le lasciava ascoltare i dischi di Bessie Smith e Louis Armstrong sul fonografo del salotto. Quando la polizia scoprí il bordello, Billie Holiday venne arrestata e condannata a quattro mesi di carcere. Rimessa in libertà, per evitare di tornare a prostituirsi, decise di cercare lavoro come ballerina in un locale notturno. Non sapeva ballare, ma venne assunta immediatamente quando la fecero cantare e, ad appena quindici anni, iniziò la sua carriera di cantante nei club di Harlem.

In questo periodo le colleghe iniziarono a chiamarla “Lady” (la signora) perché si rifiutava di ricevere le mance dai clienti prendendo, come facevano tutte, le banconote tra le cosce. Nel 1933, diciottenne, mentre cantava al “Log Cabin”, fu notata dal produttore John Hammond, che le organizzò alcune sedute in sala d’incisione con suo cognato Benny Goodman. Tra il 27 novembre ed il 3 dicembre di quell’anno incise i suoi primi dischi con l’orchestra di Benny Goodman. S’intitolavano Your Mother's Son-in-law e Riffin' the Scotch. I due dischi passarono inosservati. Ma John Hammond continuò a credere in lei. Nel 1935 le procurò un contratto con il pianista Teddy Wilson per l’incisione di alcuni dischi per l’etichetta Brunswick. Tali incisioni ebbero successo e fecero conoscere Billie Holiday al grande pubblico. «Si imponeva per la sua voce intensamente drammatica, per la capacità di “volare“ sul tempo e per l’emozione che sapeva trasmettere anche su testi a volte banali».

Nel 1936 cominciò a incidere dischi col proprio nome per l’etichetta Vocalion. Successivamente lavorò con grandi nomi del jazz come Count BasieArtie Shaw e Lester Young, al quale fu legata da un intenso rapporto d’amicizia e per il quale coniò il soprannome “Prez” (il presidente) mentre egli per lei l’adesso noto “Lady Day”.

Billie Holiday, con l’aiuto e il supporto di Artie Shaw, fu tra le prime cantanti nere ad esibirsi assieme a musicisti bianchi, superando le barriere razziali. Nei locali dove cantava doveva comunque utilizzare l’ingresso riservato ai neri e rimanere chiusa in camerino fino all’entrata in scena. Una volta sul palcoscenico, si trasformava in Lady Day: portava sempre una gardenia bianca tra i capelli, che divenne il suo segno distintivo.

Nel 1939, sfidando le discriminazioni razziali che colpivano i neri, cantò una canzone coraggiosa, «Strange Fruit»: il frutto era il corpo di un nero ucciso dai bianchi ed appeso a un albero. La canzone divise il pubblico; la Holiday poté eseguirla solo se la direzione del club lo consentiva previamente.

All’inizio degli anni Quaranta la vita di Billie Holiday subí due forti scosse: un matrimonio breve e tormentato e la morte della madre. Prostrata, cominciò ad assumere stupefacenti (eroina e marijuana). La sua voce iniziò a risentirne. Ciò non le impedí, nel 1944, di realizzare eccellenti incisioni per la Commodore con l’orchestra del pianista Eddie Heywood.

Nel 1947 apparve nel film-musical New Orleans accanto a Louis Armstrong. Successivamente assunse un nuovo impresario, Norman Granz, che le procurò scritture con importanti musicisti jazzBenny CarterOscar PetersonBen WebsterColeman HawkinsBuck ClaytonTony Scott e il pianista Mal Waldron, che negli ultimi anni l’accompagnò in tutti i suoi concerti.

Nel 1954 andò in tournée in Europa. Venne in Italia una sola volta, nel 1958 a Milano, dal 3 al 9 novembre ma in un teatro di avanspettacolo. Il pubblico, non abituato al jazz, non gradí lo spettacolo e Billie Holiday non poté nemmeno cantare tutti i brani in scaletta: dopo il quinto pezzo venne fatta tornare in camerino. Il 9 novembre, ultimo giorno di permanenza a Milano della cantante, fu organizzato da appassionati e intenditori di jazz uno spettacolo “riparatore” al Gerolamo, in piazza Beccaria. Accompagnata dal fido Mal Waldron, diede uno splendido, toccante, recital. Il pubblico le tributò una vera e propria ovazione.

Morí per le complicazioni di un’epatite ad appena 44 anni, il 17 luglio 1959, nel letto di un ospedale, sorvegliata da un agente del servizio narcotici. Il 15 marzo era scomparso il suo vecchio amico Lester Young, al cui funerale non aveva potuto cantare.

La carriera e la vita di Billie Holiday furono segnate dalla dipendenza dall’alcool e dalla droga, da relazioni burrascose e da problemi finanziari. Anche la sua voce ne risentí, e nelle sue ultime registrazioni l’impeto giovanile lasciò il posto al rimpianto.

Il suo impatto sugli altri artisti fu comunque notevole in ogni fase della sua carriera. Anche dopo la morte continuò ad influenzare cantanti affermate come Janis Joplin e Nina SimoneDiana Ross interpretò la sua parte nel film La signora del blues, tratto dalla sua autobiografia. Alla fine degli anni ottanta, gli U2 le dedicarono la struggente Angel of Harlem: «Lady Day ha occhi di diamante, vede la verità dietro le bugie» (Lady Day got diamond eyes, she sees the truth behind the lies).

https://www.last.fm/it/music/Billie+Holiday/+wiki

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