“Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni” (Lc 1, 5-7)
Oggi si celebra una coppia di genitori Santi, la
prima di cui la Scrittura ci parla dopo Maria e Giuseppe. Il Vangelo di Luca
inizia proprio con il racconto di questi due sposi che erano giusti davanti a
Dio, fedeli e osservanti della legge, pur con la spina nel cuore di non essere
riusciti a concepire un figlio, in un tempo in cui la sterilità era anche causa
di emarginazione.
Il mutismo, tra segno e punizione
La storia di Zaccaria ed Elisabetta
insegna che non bisogna mai perdere la speranza perché “nulla è impossibile a
Dio”. Zaccaria è un sacerdote dell’ottava classe, quella di Abìa, una delle 24
stabilite da David per regolare i turni di servizio settimanale nel tempio.
Sposa Elisabetta, anche lei discendente da una famiglia sacerdotale, e si
stabiliscono ad Ain Karen. Il loro matrimonio non viene benedetto dalla nascita
di un figlio, oltre tutto in un’epoca in cui essere sterile era motivo di
emarginazione; tuttavia la loro unione è solida, si amano e la loro vita è
retta. Un giorno, mentre si trova al tempio, Zaccaria riceve la visita
dell’arcangelo Gabriele che gli preannuncia la gravidanza di sua moglie.
Zaccaria, però, nonostante sia un uomo pio, chiede al messo di Dio una prova,
così lui lo rende muto fino all’ottavo giorno dopo la nascita del figlio,
quando il bambino dovrà essere circonciso: la sua lingua si scioglie per confermare
che questi si chiamerà Giovanni.
Una coppia toccata dalla Grazia
Quando l’amore è vero, questo cresce e
nel tempo dà frutto: il seme, cioè, diventa un grande albero. È per questo che
l’evangelista Luca apre la sua narrazione parlando di questa coppia toccata
dalla grazia procreatrice di Dio, per mostrare come Egli operi meraviglie nelle
vite di quanti confidano in Lui e sanno attendere e aspettare i tempi del Suo
intervento. Questi due grandi Santi ci insegnano pure che un cuore che ama
veramente sperimenta la potenza del Signore, non in base ai propri progetti, ma
secondo la volontà di Lui che è sempre sovrana e alla quale ci si deve
abbandonare con fede incondizionata.
Portare in grembo la storia della salvezza
Il ruolo di Elisabetta, dunque, contro
ogni previsione, è quello di essere la madre di colui che sarà destinato a
preparare la via a Gesù: Giovanni il Battista. Elisabetta sente dentro di sé
questa grazia come sente la vita crescerle nel grembo, quella vita che le
sussulta dentro alla visita inaspettata della cugina Maria. Anche lei ha
ricevuto l’annuncio dell’angelo al quale ha immediatamente detto sì; anche lei
è piena di grazia. È l’incontro tra due donne che portano in grembo la storia
della salvezza.
Benedictus
Quando Zaccaria, con la nascita del
figlio Giovanni, riprende a parlare, usa le parole per pronunciare lodi a Dio:
è il Benedictus, anche noto come Cantico di Zaccaria, in cui il Santo ringrazia
Dio per quanto avvenuto: “Benedetto sia il Signore, Dio d’Israele, perché ha
visitato e redento il suo popolo; ha suscitato per noi un potente Salvatore,
nella casa di David suo servo, come aveva annunziato per bocca dei suoi Santi e
dei suoi profeti, fin dall’inizio dei tempi…”. Dopo queste parole, di Zaccaria
ed Elisabetta non si dice altro nei Vangeli, ma non c’è bisogno di dire altro
per chi ha capito che il vero senso della vita è vivere di misericordia.
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