“Nessun
pasto è gratis.” Milton
Friedman
Per la libertà
Considerato il principale esponente
della teoria economica del monetarismo - secondo cui le forze del mercato, e
non certo gli interventi dello Stato, possono assicurare una crescita senza
inflazione - grandissimo teorico del liberalismo e tra i principali difensori
del capitalismo "laissez-faire". Straordinario
economista e pensatore, Milton Friedman nasce il 31 luglio 1912 a Brooklyn (New
York), da una famiglia ebrea poverissima emigrata dall'Europa orientale alla
fine del XIX secolo.
Diventato uno dei membri più autorevoli
della cosiddetta Scuola di Chicago, nel 1947 fonda, assieme a Friedrich August
Von Hayek, Ludwig Von Mises, Karl Popper e altri, la Mont Pèlerin Society, associazione
composta dai più eminenti esponenti liberali del mondo con funzione di
"Roccaforte del Liberalismo" in un periodo dominato da idee per lo
più stataliste.
Nel 1963 dà alle stampe, assieme ad Anna
Schwartz, "La storia monetaria degli Stati Uniti - 1867-1960", uno
dei più importanti studi di storia monetaria mai realizzato, anche secondo chi,
come Paul Samuelson e James Tobin, ha sempre espresso opinioni opposte sia in
economia che in politica. Un celebre capitolo di quest'opera è dedicato alla
crisi del 1929, evento cruciale per l'evoluzione delle idee in senso statalista
che hanno dominato il ventesimo secolo.
Le analisi di Friedman & Schwartz
furono rivolte a confutare le tesi keynesiane che descrivevano tale crisi come un fallimento
del mercato. Friedman dimostra, dati empirici alla mano, che in realtà quella
crisi non fu l'effetto di una carenza del mercato, bensì di un preciso errore
commesso dalla Banca Centrale americana, oltre che della sua politica
restrittiva e deflazionistica. Così, secondo la complessa e dettagliata analisi
di Milton Friedman, quella che aveva tutte le caratteristiche di una normale
crisi ciclica, si trasforma, per colpa di un ente di governo (monetario in
questo caso) nella più grave depressione economica dell'era capitalista.
Coerentemente con queste posizioni
Friedman fu in seguito un implacabile accusatore del Welfare State, che nella
sua ottica è solo una forma di assistenzialismo di stato, più costosa di quanto
in realtà sia utile. Il "Liberanimus: centro di studio del liberalismo e
della cultura liberale" in un articolo su Milton Friedman sapientemente
sintetizza:
Secondo tale concezione paternalistica
della povertà, lo stato (e non la persona) individua alcuni bisogni ritenuti
"essenziali" e si assume di offrire, spesso in condizioni di
monopolio, i relativi servizi all'intera collettività. Tale modo di affrontare
la povertà fondato sulla redistribuzione in natura si rivela inefficiente, dato
che, violando la libertà di scelta dei beneficiari, ottiene, a parità di costo,
un risultato inferiore dal punto di vista del benessere di questi ultimi. Se a
questo si aggiunge, sia che il costo dell'assistenzialismo grava su tutti
(anche sui poveri), mentre i benefici vanno spesso a chi non ne ha bisogno, sia
il fatto che i servizi resi sono spesso assai insoddisfacenti, invece di
ritrovarci garantita una "uguaglianza di accesso" a servizi pubblici
essenziali, ci ritroviamo in presenza di una "ineguaglianza di
uscita" dall'inefficienza pubblica: solo i benestanti, infatti, possono
permettersi di pagare due volte gli stessi servizi, optando per la fornitura
privata.
Ma si sa che il vero scopo del Welfare
State non è quello di aiutare i meno abbienti, ma quello di
"ingrassare" politici, burocrati, sindacalisti e profittatori assortiti
che vivono alle spalle dell'industria dell'assistenza pubblica. Tra le idee
alternative al Welfare State (idea peraltro assai discutibile) Friedman ha
proposto l'imposta negativa (1962). Secondo tale idea, si individua un
break-even point, in corrispondenza del quale non si pagano imposte. Invece che
non pagare nulla al di sotto di tale cifra, Friedman propone che ai percettori
di redditi inferiori a detta cifra lo stato assegni una somma equivalente a una
percentuale della differenza esistente fra reddito minimo e reddito percepito.
Tale redistribuzione in moneta, anziché in natura, farebbe salva la libertà di
scelta dei beneficiari: lo stato non tratterebbe più i poveri come se fossero
degli incapaci che non sono in grado di valutare da sé i propri bisogni, ma
come individui responsabili. Inoltre, il sistema sarebbe immune dagli effetti
regressivi attuali e, soprattutto, vedrebbe sottoposta alla disciplina del
mercato e alla concorrenza la fornitura di quei servizi sociali di cui i
cittadini hanno maggior bisogno.
Premio Nobel per l'Economia nel 1974, Milton Friedman fu
ispiratore di quel progetto politico che, a partire dagli anni '60,
porterà Ronald Reagan prima al Governatorato della California nel
1968, e poi alla Presidenza degli Stati Uniti nel 1980.
Milton Friedman muore a San Francisco, a
causa di un arresto cardiaco all'età di 94 anni, il 16 novembre 2006. Tra i
suoi molti libri ricordiamo "Capitalismo e Libertà" (1962),
"Dollari e Deficit" (1968), "Per il libero mercato" (1971)
e "Liberi di scegliere" (1980), quest'ultimo scritto insieme alla
moglie Rose.
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