In Principio Era La
Chirurgia. Poi
chemio e radio hanno regalato un’impennata alle curve dei grafici di
sopravvivenza ai tumori. Adesso è il turno di una quarta arma che si aggiunge
all’arsenale a disposizione di medici e pazienti. Si chiama immunoterapia
oncologica ed è tra le strade più interessanti intraprese negli ultimi anni.
Non a caso il Nobel per la medicina 2016 è stato assegnato a tre ricercatori
che studiano il sistema immunitario. Agisce con un meccanismo diverso dalle
terapie a cu la letteratura scientifica ci ha abituato. Non attacca il tumore,
ma dà una mano all’organismo a debellarlo, attivando il sistema immunitario
perché siano gli anticorpi ad aggredirlo, oppure rendendo le cellule tumorali
più visibili. Quando il nostro sistema di difesa individua virus, batteri o
tumori arriva una risposta diretta contro le molecole che si trovano sulla
superficie di questi elementi estranei. A volte però non vede le cellule
tumorali, per distruggerle. Spesso è il cancro stesso a spegnere le difese. In
sostanza il tumore inganna il sistema: òe sue cellule attivano complessi
meccanismi che permettono di aggirare i controlli del sistema immunitario. Il
cancro continua così a modificarsi indisturbato e a eludere la sorveglianza.
Non solo: alcune cellule deputate al controllo, come i macrofagi, vengono
addirittura “corrotte”. Alzare L’Allerta. Alberto Mantovani, direttore
scientifico dell’Humanitas di Rozzano, premiato dall’organizzazione degli
Istituti Europei del Cancro per le sue ricerche in immunologia . ha scoperto
che i macrofagi si comportano come poliziotti corrotti, che invece di
combattere il cancro lo aiutano a crescere. “Quando un macrofago entra
all’interno di un tumore”, spiega il ricercatore, “acquisisce funzioni che
favoriscono lo sviluppo di cellule maligne”. A questo punto subentra
l’immunoterapia, che contribuisce a mantenere alto il livello di allerta del
nostro sistema di difesa. Spiega Michele Maio, direttore dell’Immunoterapia
oncologica del Politecnico Santa Maria alle Scotte di Siena: “ stiamo
comprendendo sempre più a fondo i meccanismi intimi che regolano le interazioni
tra sistema immunitario e cellule. La storia dell’immunoterapia, comincia agli
inizi del ‘900, quando già si sospettava che alcune molecole all’interno dell’organismo
potessero combattere i tumori, ha avuto una svolta con l’avvento di farmaci in
grado di bloccare le molecole che tengono a freno il nostro sistema di
difesa. Togliere Il Freno . Innanzitutto
gli anticorpi diretti contro CTLA-4, molecola che si trova sulla superficie dei
linfociti T, cellule fondamentali del nostro sistema immunitario.(..) Togliere Il Freno. Innanzitutto gli anticorpi diretti contro CTLA-4, molecola che si trova
sulla superficie dei linfonodi T, cellule fondamentali del nostro sistema
immunitario, e che manda alla cellula segnali per frenarla e impedirle di
attivarsi. Bloccare CTLA-4 con un anticorpo significa lasciare la cellula
attiva per contrastare il tumore. Spiega
Maio: “i primi risultati interessanti sono stati ottenuti con il melanoma. Fino
a qualche anno fa non avevamo nessuno strumento contro questo tumore, poi è
stato impiegato un anticorpo per bloccare una molecola che invia segnali per
bloccare i linfociti. Togliendo questo freno i linfociti attaccano le cellule
del tumore rallentandone o addirittura fermandone la crescita”. (..). Racconta
Stefania: “La prma volta che mi hanno parlato di queste terapie, in Italia non
c’erano sperimentazioni in cui io potessi rientrare. Sono allora stata inserita
in Germania, dove ho provato un vaccino: una volta la settimana volavo a
Francoforte, in giornata”. Anni di alternanza tra speranza e disperazione, tra
remissione e ricadute, anni di chemio, di interventi, di interferone, cercando
di mantenere una parvenza di routine e normalità grazie al lavoro e alla
famiglia.(..). Dodici anni di convivenza con le metastasi. “Vedevo la malattia
crescere di giorno in giorno sotto forma di una macchia inquietante sulla mia
gamba sinistra”: Poi, nel 2011, presso l’Istituto IFO di Roma il primo farmaco
immunoterapico, diretto contro CTLA-4. Dopo sole quattro infusioni la malattia
regredisce. “La macchia sulla gamba smette di crescere sotto i miei occhi, poi
comincia a regredire”. Quindi sembra tornare, altre sei infusioni e scompare è
libera dalla malattia. “Non voglio credere di essere guarita”, afferma, “ma
voglio pensare che esista una cura e che questa cura mi permetta di progettare
il futuro”. (..) Intanto si vaglia l’efficacia su altri timori:per esempio
quello del seno. Al Karolinska Institutet, in Svezia, hanno riprogrammato i
macrofagi per fermare il cancro; al momento sul modello animale, ma si sta
passando all’uomo. E se è vero che fino a oggi l’immunoterapia ha dato
risultati cervello. Qui è ancora la chirurgia a dare i risultati migliori; la
chemio, infatti, non passa le barriere di protezione dell’encefalo, quella
struttura che regola il passaggio di sostanze dal sangue al cervello. Sono
allora in corso sperimentazioni sia su tumori che hanno dato metastasi sia su
glioblastomi, che hanno origine nell’encefalo e una progressione molto rapida e
mortale. E’ presto per pronunciarsi sui risultati, ma i lavori in corso
indicano che è una strada da percorrere.
Daniela Condorelli – Salute – Donna di Repubblica – 3
Dicembre 2016
Nessun commento:
Posta un commento