Ciò Che Fa Di Un
Giornalista un
grande giornalista è l’ossessione, un’idea da cui non riesce a liberarsi e ch
gli rovina l’esistenza, che rende la sua vita fragile e gli equilibri precari.
Un’ossessione che può avvelenare i rapporti familiari e che di certo avvelenai
rapporti con colleghi e amici. Luke Harding è un giornalista inglese e scrive
sul Guardian, è stato corrispondente estero da Delhi, Berlino e Mosca e ha
seguito i conflitti in Afghanistan e Iraq. Harding è un giornalista, un grande
giornalista e il suo racconto non prescinde mai dalla quotidianità e dalla
cronaca. Hardin ha un nemico giurato: il “governo mafioso di Putin” e un
obiettivo: raccontare a cosa porta l’assenza di democrazia. Nel 2011, come
conseguenza delle sue analisi sulla Russia, non gli fu rinnovato il visto per
entrare nel Paese e all’incidente diplomatico furono trovate goffe scuse per
celare l’unica spiegazione plausibile: Harding era inviso al Governo, meglio
tenerlo lontano. Ho Apprezzato poi il suo recente lavoro sui Panama
Papers e con lui condivido una visione del giornalismo che non può e non deve
essere raccolta di informazioni, ma anche e soprattutto visioni e analisi. In
Italia, questa visione “romantica “ del giornalismo sembra in qualche modo
sopravvivere, preservata da un umanesimo di fondo, dalla posizione preminente
che l’essere umano continua a occupare nel racconto del quotidiano, nonostante
l’attenzione al dato. Una notizia è importante nell’economia generale del racconto
delle nostre vite. Una notizia smette di avere utilità se riporta il dato per
il dato, se mancano analisi, riflessione e comprensione. E Il Giornalismo anglosassone, che è giornalismo rigoroso, forse il più rigoroso di tutti
è, con ogni probabilità, anche quello più esposto alla dittatura delle fonti. I
giornalisti sono inattaccabili, i loro articoli dettagliati, ma spesso manca
l’analisi, manca l’approfondimento e per non esporsi si commentano solo i fatti
appresi in prima persona. O fonti di prima mano o silenzio. Luke Harding non si
è mai piegato a questa logica e il suo lavoro è quanto di più prezioso possa
esserci. Ed è tanto più prezioso perché l’orientamento è un altro. Vuoi
scrivere di Isabelle Lagace e Melina Roberge, le due ragazze arrestate in
Australia lo scorso settembre per traffico internazionale di cocaina? O le
intervisti oppure non puoi farlo. E se parti da fatti di cronaca per proporre
un’analisi stai plagiando le tue fonti. Quanto sia ssurdo questo modo di
ragionare lo capiremo con il tempo, lo capiremo quando saremo sommersi dai dati
ma sprovvisti di analisi. Ecco perché a un ragazzo o a una ragazza che
condividesse con me la propria passione per il giornalismo, suggerirei di
conoscere Luke Harding e di studiare i suoi scritti. E potrebbe magari partire
da “Snowden. La vera storia dell’uomo più ricercato al mondo “libro edito da
Newton Compton, il racconto del caso giornalistico più incredibile degli ultimi
anni. Il Guardian è stata la prima testata a pubblicare le rivelazioni di
Edward Snowden, ex dipendente della NSA, l’Agenzia per la Sicurezza nazionale
americana, rivelazioni che riguardavano tutti, il futuro e il presente della
nostra privacy e che hanno alimentato un dibattito destinato a durare ancora
molto a lungo. E Nella Storia Di Snowden, nella storia che Harding ci
racconta, c’è un percorso incredibile che porta la “talpa” ventinovenne prima
in Cina per rivelare ciò che sa e poi nella Russia di Putin per trovare riparo
dalla giustizia americana inferocita. Per ora Snowden, dalle sue rivelazioni,
ha ricavato solo notorietà e agli stolti questo basta per tacciare di
opportunismo una scelta che in realtà gli ha rovinato per sempre la vita.
Eppure esiste un pre e post Snowden: esiste un prima, in cui tutti credevamo di
essere osservati senza averne prova e senza conoscerne le modalità. Ed esiste
un dopo, in cui sappiamo esattamente come viene motivata la costante violazione
della privacy e quali siano i soggetti “complici”. Ciò che mancava era
l’analisi, la possibilità di capire cosa accadrà poi, quali saranno i rischi di
domani. E qui arriva Harding, la cui esperienza nel racconto e la cui lucidità
nel collegare eventi apparentemente distanti, ci aiutano a capire che la nostra
attenzione deve essere desta e sempre tesa a presidiare il bene più prezioso di
tutti, che non è un dono, ma è nostro per diritto: la libertà.
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it – L’Espresso – 18 Dicembre
2016 -
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