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giovedì 22 dicembre 2016

Lo Sapevate Che: Caro Babbo Natale, chi ti scrive è una mamma...



Stimando Le Ricerche condotte da quei sondaggisti che diciamo di disprezzare, ma che non possiamo fare a meno di consultare come gli oroscopi, che l’età alla quale si comincia a dubitare dell’esistenza di Babbo Natale e delle sue varie incarnazioni mistiche o pagane siano gli 8 anni, per raggiungere la delusione della realtà a 11. Ma l’illusione che possa davvero esistere un’invisibile, onnipotente e benevola entità capace di esaudire i nostri desideri sembra restare dormiente in un angolo della coscienza, capace di riaffiorare anni dopo, nella vita adulta. Soprattutto nella vita delle mamme, cioè di coloro che devono  occuparsi di rispondere alle lettere a Babbo Natale e si concedono una pausa di sogno per loro stesse. Fra il milione e centomila di lettere spedite al corpulento e ovattato barbone che in questi giorni le Poste americane stanno ricevendo, alcune centinaia sono infatti scritte da mamme e tra le tante ve ne voglio leggere una della quale forse altre mamme potranno identificarsi. “Caro Babbo Natale, voglio dirti che sono stata una buona mamma tutto l’anno. Ho nutrito, pulito e coccolato i miei tre bambini. Ho fatto più visite per loro in un mese nello studio del pediatra di quante abbia fatte per me dal mio medico tutto l’anno. Ho cucito e incollato più distintivi e patacche sulle loro varie uniformi di una compagnia dell’Esercito. Ho abbracciato e baciato ciascuno di loro in un giorno più di mio marito in un mese. Scusami per la calligrafia, ma ho pochi minuti per scriverti e sto usando un pastello rosso perché tutte le biro e le matite sono scomparse come sempre, tra cuscini dei sofà e sotto i mobili. Questi sono i miei desideri, che puoi esaudire anche nel futuro poco alla volta, non ho fretta. Vorrei un paio di gambe che non mi facessero male, di qualsiasi colore purchè non viola, perché quelle già ce l’ho. Una schiena che si piegasse circa  cinquecento volte prima di mozzarmi il fiato dal dolore e vorrei quel girovita che ho perso due anni fa dopo il terzo figlio e da allora non ritrovo più. Mi piacerebbe una bambola che dicesse ogni tanto: “Sì, mamma”, giusto per sentire come suona, un bambino che arrivasse già pronto a farla nel vaso e una lampo dei jeans che si chiudesse senza contorsioni. Mi piacerebbe una collezione di cori di monaci tibetani che ripetessero in continuazione “Non mangiare in soggiorno”, “Tieni giù le mani da tuo fratello” e “Non usate chilometri di carta igienica che poi devo sgorgare io il water”, perché la mia voce non ha più il raggio sufficiente per raggiungere le loro orecchie, ma solo quelle del cane. Per i due più grandi, ti chiedo smartphone e tablet che si spengano da sol dopo un’ora e richiedano per ripartire l’intervento di crittografi della Cia per la password; programmi tv senza animali parlanti e per tutti un centro polisportivo che comprenda ogni sport e danza mai inventati dove le attività cominciassero e finissero alla stessa ora. Sarebbe bello se tu potessi poi dichiarare ufficialmente che le merendine sono verdura, il ketchup è frutta e il gelato fa bene, perché alleggerirebbe molto la mia coscienza e se potessi convincere i miei figli a dare una mano a sparecchiare la tavola, portare a spasso il cane o fuori la spazzatura senza pretendere in cambio pagamenti o favori come piccoli boss mafiosi. Avrei altri regali da chiederti, ma mia figlia sta piantando in piedi una scena perché le ho consumato il pastello del suo colore preferito e devo smettere. Buon Natale anche a te, tua sempre, Mamma. P.S.: Se dopo Natale ti avanza qualche ora di sonno in fondo alla gerla, la prendo volentieri io. Ho perso quasi tutte quelle che avevo”. (Non risulta che Babbo Natale abbia risposto).
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di Repubblica – 17 Dicembre 2016 -

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