Stimando Le Ricerche condotte da quei sondaggisti che
diciamo di disprezzare, ma che non possiamo fare a meno di consultare come gli
oroscopi, che l’età alla quale si comincia a dubitare dell’esistenza di Babbo
Natale e delle sue varie incarnazioni mistiche o pagane siano gli 8 anni, per
raggiungere la delusione della realtà a 11. Ma l’illusione che possa davvero
esistere un’invisibile, onnipotente e benevola entità capace di esaudire i
nostri desideri sembra restare dormiente in un angolo della coscienza, capace
di riaffiorare anni dopo, nella vita adulta. Soprattutto nella vita delle
mamme, cioè di coloro che devono
occuparsi di rispondere alle lettere a Babbo Natale e si concedono una
pausa di sogno per loro stesse. Fra il milione e centomila di lettere spedite
al corpulento e ovattato barbone che in questi giorni le Poste americane stanno
ricevendo, alcune centinaia sono infatti scritte da mamme e tra le tante ve ne
voglio leggere una della quale forse altre mamme potranno identificarsi. “Caro
Babbo Natale, voglio dirti che sono stata una buona mamma tutto l’anno. Ho
nutrito, pulito e coccolato i miei tre bambini. Ho fatto più visite per loro in
un mese nello studio del pediatra di quante abbia fatte per me dal mio medico
tutto l’anno. Ho cucito e incollato più distintivi e patacche sulle loro varie
uniformi di una compagnia dell’Esercito. Ho abbracciato e baciato ciascuno di
loro in un giorno più di mio marito in un mese. Scusami per la calligrafia, ma
ho pochi minuti per scriverti e sto usando un pastello rosso perché tutte le
biro e le matite sono scomparse come sempre, tra cuscini dei sofà e sotto i
mobili. Questi sono i miei desideri, che puoi esaudire anche nel futuro poco
alla volta, non ho fretta. Vorrei un paio di gambe che non mi facessero male,
di qualsiasi colore purchè non viola, perché quelle già ce l’ho. Una schiena
che si piegasse circa cinquecento volte
prima di mozzarmi il fiato dal dolore e vorrei quel girovita che ho perso due
anni fa dopo il terzo figlio e da allora non ritrovo più. Mi piacerebbe una
bambola che dicesse ogni tanto: “Sì, mamma”, giusto per sentire come suona, un
bambino che arrivasse già pronto a farla nel vaso e una lampo dei jeans che si
chiudesse senza contorsioni. Mi piacerebbe una collezione di cori di monaci
tibetani che ripetessero in continuazione “Non mangiare in soggiorno”, “Tieni
giù le mani da tuo fratello” e “Non usate chilometri di carta igienica che poi
devo sgorgare io il water”, perché la mia voce non ha più il raggio sufficiente
per raggiungere le loro orecchie, ma solo quelle del cane. Per i due più
grandi, ti chiedo smartphone e tablet che si spengano da sol dopo un’ora e
richiedano per ripartire l’intervento di crittografi della Cia per la password;
programmi tv senza animali parlanti e per tutti un centro polisportivo che
comprenda ogni sport e danza mai inventati dove le attività cominciassero e
finissero alla stessa ora. Sarebbe bello se tu potessi poi dichiarare
ufficialmente che le merendine sono verdura, il ketchup è frutta e il gelato fa
bene, perché alleggerirebbe molto la mia coscienza e se potessi convincere i
miei figli a dare una mano a sparecchiare la tavola, portare a spasso il cane o
fuori la spazzatura senza pretendere in cambio pagamenti o favori come piccoli
boss mafiosi. Avrei altri regali da chiederti, ma mia figlia sta piantando in
piedi una scena perché le ho consumato il pastello del suo colore preferito e
devo smettere. Buon Natale anche a te, tua sempre, Mamma. P.S.: Se dopo Natale
ti avanza qualche ora di sonno in fondo alla gerla, la prendo volentieri io. Ho
perso quasi tutte quelle che avevo”. (Non risulta che Babbo Natale abbia
risposto).
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di Repubblica – 17
Dicembre 2016 -
Nessun commento:
Posta un commento