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venerdì 30 dicembre 2016

Lo Sapevate Che: Se vi sembra "choosy", chi lavora quasi il doppio per metà salario...



Se chiedete qual è il problema principale, nove italiani su dieci risponderanno “il lavoro” e avranno ragione. Perché, allora, si parla sempre d’altro? Un nuovo governo dovrebbe per prima cosa convocare le parti sociali, sindacati e industriali, e lanciare un piano decennale per l’occupazione, ma non l’ha mai fatto nessuno. Stiamo correndo verso un mondo senza lavoro dignitoso e ogni settimana piovono pietre sui lavoratori. Di questo la gente ha paura, non della presunta instabilità. Le apocalissi annunciate dai media alla vigilia del voto in Gran Bretagna, negli Usa e in Italia non sono avvenute. Ma esistono a altre vere apocalissi in agguato delle quali nessuno o quasi parla. Una è legata alla scadenza dell’articolo 15 del protocollo di adesione della Cina al Wto, l’organizzazione mondiale del commercio. Detto così, per la maggior parte dei lettori non significa nulla. La Cina è entrata nel circuito del commercio mondiale nel 2001, come Paese surrogato (ovvero, non venendo riconosciuta come economia di mercato, il valore dei suoi prodotti viene calcolato sulla base dei costi di produzione di un Paese terzo). C’era la promessa di rivedere la posizione dopo 15 anni. Il termine è scaduto l’11 dicembre e ora i cinesi reclamano il riconoscimento come economia di mercato a tutti gli effetti. Questo comporta la sparizione di colpo della gran parte di dazi protettivi antidumping. In altri termini, avremmo in pochi anni una nuova invasione di merci cinesi a basso prezzo sui nostri mercati e la perdita di milioni di posti di lavoro. Solo in Italia la promozione della Cina si tradurrebbe nella soppressione di oltre 400 mila posti di lavoro e d’interi rami produttivi, dalle acciaierie  alle ceramiche. Ma non è questa l’unica bomba a orologeria piazzata sul mercato del lavoro. Gli esperti di banche sostengono che nel prossimo decennio chiuderanno dalla metà ai due terzi degli sportelli, con conseguenti licenziamenti di massa. Unicredit ha appena annunciato una mannaia di 14 mila esuberi. In altri settori sorici, come le ferrovie, dopo l’ultima ondata di liberalizzazioni approvate dall’Unione, si calcola che da qui al 2025 in Europa circa 250 mila lavoratori anziani andranno in pensione senza essere sostituiti da altri. Altro che piano Juncker. Prima che si scateni un’altra ordalia referendaria sul Jobs Act, bisognerebbe pensare a un grande progetto per creare lavoro, senza riforme da vetrina e senza tornare a puntare il dito contro i giovani schizzinosi o sfaticati- Si leggessero i dati Ocse: un giovane italiano lavora in media all’anno una volta  e mezza il tempo di un coetaneo del Nord Europa, per la metà del salario. Choosy a chi?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 23 Dicembre 2016 -

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