E quando si perde
definitivamente la propria verginità. quando si rinunci definitivamente alle
illusioni, vedendole inanemente cadere all’apparir del vero, quando la quota di
verità che si sa albergare e tollerare sia tale da infrangere e sconfiggere il
sogno, quando si rinunci alle pur utili perché salvifiche bugie, smascherandone
il velleitario e compassionevole ruolo, quando la finzione rivela il suo non
più equivocabile volto e lo scoglio dei desideri non vi fa riposare alcuna
sirena, cosa resta? Il lucido coraggio? Lo scudo del disinganno?Possono mai bastare
ad accendere il lumino all’imbocco della galleria? Giulia Livi giulia – livi@libero.it
Perché Passare
Dall’Adolescenza
alla giovinezza, o salla giovinezza all’età adulta significa imboccare il buio
di una galleria, dove le illusioni diventano delusioni, i sogni si dileguano,
le finzioni gettano la maschera e i desideri si spengono? Forse perché la vita
ci ha messo in contatto con il “sano realismo” che di sano non ha proprio
nulla? Il sano realismo, infatti, è l’accettazione indiscussa dell’esistente,
al quale fin da piccoli, è l’accettazione indiscussa dell’esistente, alla quale
fin da piccoli siamo stati avviati dai consigli degli adulti che,
esplicitamente o implicitamente, ci facevano capire che il successo si
raggiunge più facilmente adattandosi alle esigenze degli altri, rinunciando
ovviamente alla realizzazione di noi stess, perché ciò che paga è l’uniformità
più rigorosa, la capacità di adattamento, non per il quieto vivere, ma per
essere accettati e, grazie all’accettazione, in seguito considerati. Ecco la
“sano realismo”, una maschera che, attraverso le fessure per gli occhi, altro
non lascia vedere che un orizzonte che è
privo di futuro, perché è stata abolita qualsiasi progettazione di una condotta
non omologata. E tutto ciò avviene senza coercizione, senza che noi ce ne
accorgiamo, come i pesci del fondo marino non avvertono la pressione dell’acqua
, perché il mondo dischiuso dal sano realismo non si presenta come uno dei
mondi possibili, ma come l’unico, al di fuori del quale non si danno migliori
possibilità d’esistenza. Ma i sogni, quando non sono illusioni ma progetti, non
si lasciano sconfiggere dal sano realismo, perché portano dentro di sé la forza
di chi ancora crede che un mondo migliore
sia ancora possibile. (..). E
ditela con i vostri corpi uno di fronte all’altro r non con le vostre immagini
virtuali. Non diventate dei collaboratori dell’omologazione di massa, perché
altrimenti siete voi stessi a spegne re i vostri sogni, a deludere le vostre
illusioni, a indossare la maschera della finzione per una “second life” dal
volto equivoco, che non dice niente di voi, se non la vostra incapactà di
cambiare le cose nel mondo reale. Un mondo che non dovete guardare con quella
freddezza razionale tipica di chi, in là con gli anni, ha già vissuto, perché
voi non avete ancora un cuore tumultuoso e invocante e non piatto e rassegnato
all’immodificabilità del mondo. Nel vostro
cuore e nel vostro sentimento c’è ancora un sogno che è un progetto,
un’illusione non ancora delusa, una finzione cje non è un inganno, ma una
prefigurazione di un mondo diverso da quello che vi è stato consegnato. E
convenite con Nietzsche, che non era propriamente un ottimista, là dove scrive:
“No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo sempre più ricca,
Più desiderabile e più misteriosa – da quel girono in cui venne a me il grande
liberatore, quel pensiero che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è
vòlto alla conoscenza - e non un dovere,
non una fatalità, non una fede…(…) La vita come mezzo di conoscenza. Con questo
principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma anche gioiosamente
vivere e gioiosamente ridere” (La gaia scienza).
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica 3 – dicembre 2016
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