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domenica 13 dicembre 2015

Lo Sapevate Che: Nel paese delle 7 pillole al giorno...



Usciamo dallo studio del medico brandendo il foglietto miracoloso: la ricetta. Un’altra pillola, possibilmente con una “x”, una “Y” nel nome scelto dalla sezione marketing della casa farmaceutica soltanto perché suona bene, senza nessuna relazione con l’impronunciabile principio attivo, si aggiungerà all’armamentario che dovremo ingerire ogni giorno. A digiuno, prima dei pasti, dopo i pasti , prima di dormire, al risveglio o quando ce ne ricordiamo, per inseguire il sogno della salute e della lunga vita. (..). I medici lamentano che i loro pazienti non seguono le istruzioni e fanno di testa loro, magari rischiando la vita. Nel sito social medicine Kevinmd.com, dove professionisti della sanità riportano le loro esperienze firmandosi con nome, cognome e titolo, la dottoressa Valerie Jones racconta di una paziente che era afflitta da uno dei problemi più diffusi, l’ipertensione. Le aveva ordinato un diuretico a basso dosaggio, ma i controlli successivi non avevano indicato alcun miglioramento. Le aveva allora aumentato la dose, di nuovo senza abbassamenti di pressione. E di nuovo, cambiando farmaco e accrescendo dosaggio. Fu quando la signora restò vedova e il figlio si trasferì da lei per aiutarla, che il mistero venne risolto: aveva cassetti pieni di flaconi del diuretico intatti, che mai aveva inghiottito. Diligentemente, il figlio la obbligò a prenderli e la donna finì al pronto soccorso violentemente disidratata: la dose altissima e non necessaria l’aveva, scrive la dottoressa, “rinsecchita come un chicco di uva passa”. (..). Racconta un altro di questi dottori che cominciano a dubitare della saggezza di bombardare i loro pazienti per controllare condizioni e disturbi cronici non gravi, di una donna con una lieve ipertensione arteriosa che rifiutò la sua ricetta per il solito diuretico, “Senta, dottore”, gli disse, “mi trovano la pressione alta da quando avevo 40 anni e ogni volta che mi si abbassa, comincio a vacillare e a perdere l’equilibrio. Ho 81 anni e ho più paura di cadere che di avere un colpo”. Il medico le diede ragione. Si allarga, senza che le facoltà di Medicina lo approvino e lo insegnino, un movimento spontaneo fra i medici della nuova generazione per prescrivere meno farmaci o per tentare, nei limiti della sicurezza, di eliminare quelli già assunti da anni. E scoprire che le condizioni generali del paziente non soltanto non peggiorano, ma migliorano, avendo risparmiato a loro i sempre imprevedibili effetti incrociati dei cocktail di pillole. Cercano di capire quanta roba in meno e non quanta in più gli assistiti possano ingerire, dicono, curando per sottrazione e non per addizione. E sarebbe una piccola rivoluzione anche finanziaria, perché il conto di quei 4 miliardi di ricette aumenta di 50 miliardi di dollari all’anno e sta sfondando sia il borsellino dell’assicurazione pubblica che quello dei privati. Siamo un popolo di ipermedicati: il 70% degli americani prende almeno un medicinale da ricetta la giorno. Serve urgentemente una pillola per disintossicarci.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 5 Dicembre 2015 -

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