Dottore digitale uguale visita
virtuale. E’ l’equazione su cui si fonderà la medicina del futuro. Almeno così
pare, a giudicare dal successo di app come Maven, molto scaricata dalle donne
statunitensi che hanno i minuti contati. Basta cliccare sull’icona per
collegarsi, via chat o in videochiamata, con una infermiera che ci ascolta e ci
ausculta. Nel giro di dieci minuti ci arrivano sullo schermo diagnosi e
ricetta. Costo 18 dollari. Molto meno di quanto costerebbe una visita in prima
persona. I vantaggi della cyber medicina
sono innegabili, ovviamente se si tratta di malattie stagionali, di
ordinaria amministrazione e senza complicanze. Risposta immediata, niente liste
d’attesa, riduzione dei rischi dell’automedicazione, costi abbattuti. E,
soprattutto, la possibilità di avere a disposizione un intero poliambulatorio
web, con tanto di specialisti, in funzione sette giorni su sette, h24. E senza muoversi da casa o
dall’ufficio. Un risparmio netto di tempo, denaro e ansia, insomma. Tanto che
negli Usa grandi ospedali come lo Stanford Health Care offrono appuntamenti
immateriali per i casi più semplici. E perfino le assicurazioni sanitaria hanno
cominciato a rimborsare le spese per i video-consulti. Che oggi sono poco più
di sette milioni l’anno, ma entro il 2019 si prevede raggiungeranno i 124
milioni solo negli Usa. E’ l’annuncio di una grande svolta biotecnologica. Con
gli strumenti del comunicare che diventano prolungamenti della nostra persona,
facendo cortocircuitare il corpo fisico e il doppio digitale. In realtà la
clinica immateriale ridisegna i confini del soma e di fatto inaugura l’era
dell’anatomia in second life.
Marino Nicola - Miti
d’oggi – Il Venerdì di Repubblica 24 Dicembre 2015
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