Tra i Mercatini del
Natale, gazebo e militanti Pd. Una buona notizia? Forse, non
sarà certo il ritorno alla distribuzione porta a porta dell’”Unità” ogni
domenica che il Signore mandava in terra da parte di migliaia di compagni, ma
potrebbe essere il segno che il Segretario-Presidente comincia a comprendere
che un partito non è un corteo di
devoti, che non esiste più risibile ideologia di quella di una democrazia senza
partiti (il partito della nazione, cioè di tutti, non essendo, per la
contraddizione che non lo consente, un partito) e che forse non è la panacea
adatta alla crisi attuale della democrazia ridurre per quanto possibile il
processo decisionale alle volontà della leadership carismatica. Su questa buona
via il Segretario-Presidente potrebbe perfino giungere a considerare la
dialettica, anche aspra, tra correnti non come il male assoluto, ma come
inevitabile riflesso all’interno di un partito dell’inarrestabile corrente
pluralista e, ahinoi, “relativistica” che trascina, piaccia o no, i regimi
democratici (..). Anche le correnti possono servire se rappresentano strumenti
di elaborazione, approfondimento e discussione (cosa che quelle attuali o
passate del Pd non sono affatto riuscite ad essere), funzioni imprescindibili
di una forma-partito di dar vita a una direzione non bloccata sulla figura del
Capo (assicuro Renzi che perfino nel Pci avveniva proprio così, non si lasci
sedurre da berlusconiane leggende intorno al sito “centralismo”). Queste Cieche Speranze mi hanno fatto nascere i mercatini del Natale. Senza
radicamento nel territorio, senza una rappresentanza autorevole a livello
locale, che non può durare ancora a lungo: da un lato, la sua epifania come una
riedizione del “metti la politica al comando”. e, dall’altro, il suo dover
ricorrere in ogni situazione critica a prefetti, magistrati, sedicenti tecnocrati o rappresentanti stra-stagionati
dell’età rottamanda (..). Perciò Rivestono straordinaria importanza le
amministrative del prossimo anno. Ben difficilmente potranno escendere in campo
nomi e squadre vincenti, e vincenti proprio in quanto di per sé autorevoli e
non luce riflessa del Capo. Ben sapendolo, Renzi è alla ricerca ancora una
volta del “valore aggiunto” forestiero. La questione riguarda essenzialmente
Milano. Sono certo che Sala potrebbe essere un ottimo sindaco, ma è evidente
che la sua candidatura metterebbe spietatamente a nudo la contraddizione di cui
sopra. Si potrebbe “truccarla” un po’ con la partecipazione dello stesso Sala
alle primarie – ma correndo il rischio enorme della sua sconfitta e di
conseguenza del rilancio di una coalizione e di una candidatura magari più
“decente” di quella di Sallusti da parte della destra. Non esistono
scorciatoie; se il pd continuerà ad essere il partito- di-Renzi, il suo eroe
eponimo sarà costretto a ricorrere a figure di prestigio “esterne” per ogni
“emergenza”, finendo così col contraddire la sua stessa immagine e le stesse
fondamentali ragioni della propria irresistibile ascesa.
Massimo Cacciari – Parole nel vuoto www.lespresso.it – 17 dicembre 2015 -
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