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giovedì 31 dicembre 2015

Speciale: Il dovere di ritrovare la dignità che abbiamo perso negli ultimi vent'nni...



“Dignità? Come ti è venuto in mente? Non ne sentivo parlare dagli anni Cinquanta”. Così una decina d’anni fa l’amico Vincenzo Cerami commentò un Contromano sul tema, scherzando. Pochi scrittori hanno saputo raccontare la poesia e la grandezza della lotta per la dignità come Cerami, in Fantasmi o nella sceneggiatura di La vita è bella, e la tragedia della sua perdita, nel Borghese piccolo piccolo. Non si può dire che in questi dieci anni la dignità sia diventata di moda, per quanto negli ultimi tempi compaia di continuo nei discorsi di papa Francesco, l’unico che ormai dica qualcosa di sinistra. Oggi come allora rimango convinto che la dignità valga almeno quanto le altre parole che hanno fondato le nostre società, libertà per esempio, e sia senz’altro molto meno logorata e stravolta. E’ stata la ricerca di dignità, ovvero il rispetto per la persona, ad aver ispirato la rivoluzione francese, e poi le grandi lotte sociali, politiche, culturali dell’Ottocento e del Novecento, dal movimento operaio al femminismo, dall’antifascismo alla lotta contro l’Apartheid. Così come in Italia le battaglie referendarie dei radicali sul divorzio e l’aborto. Ora, tutto quello che è accaduto negli ultimi vent’anni nelle nostre società si potrebbe riassumere, per semplificare in una sola formula, come un generale abbassamento del livello di dignità in tutti i settori. Abbiamo perso dignità, oltre che potere d’acquisto, come lavoratori: operai o impiegati, insegnanti o giornalisti, vale per tutti. Come cittadini, perché con le elezioni ormai possiamo cambiare davvero poco e le scelte decisive sono comunque fatte da organismi non eletti, come la Bce o la Commissione europea o i centri della finanza internazionale, per cui la democrazia diventa uno show d’intrattenimento per spettatori sudditi. Come genitori, perché possiamo soltanto offrire ai nostri figli un futuro con meno diritti. La perdita di dignità è inflitta dall’alto al basso , ma viaggia anche nel senso inverso e orami i cittadini non hanno alcuna considerazione delle istituzioni e delle élite. L’oscenità con la quale le classi dirigenti esibiscono egoismo e corruzione certo non aiuta a recuperare fiducia. Ma soprattutto si sparge un veleno violento nella società, perché la perdita di rispetto per se stessi comporta sempre anche la mancanza di rispetto per l’atro e anche in questo modo si spiega il risorgere del razzismo, la xenofobia, la folle corsa e nuove catastrofiche guerre.
Curzio Maltese – Contromano – 24 Dicembre 2015 -

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