Col Giubileo inaugurato domenica scorsa nel cuore
dell’Africa profonda, papa Francesco ha piegato uno strumento di antica
devozione a un disegno tutto suo e nuovo. I giubilei non hanno buona fama, fu
proprio il mercato delle indulgenze a scandalizzare Lutero, eppure il pap le ha
rimesse in auge per i vivi e per i defunti, a sconto delle pene del purgatorio.
Nessuno può quindi accusarlo di abbandonare la tradizione. Ma un conto è la
forma, un altro la sostanza. Perché, di quella tradizione, Francesco tiene in
vita una cosa sola: il perdono. Un perdono che è per tutti quelli che varcano
la porta santa e si confessano e si comunicano. Solo che le porte sante sono
dappertutto. Anche la porta della cella di un carcere lo può diventare, ha
detto il papa, se appena si chiede a Dio misericordia. E quindi il giubileo è
la festa del popolo immenso dei peccatori perdonati. E’ questo popolo il vero
protagonista dell’anno santo di Jorge Mario Bergoglio, non più la gerarchia che
amministra e dispensa indulgenze dall’alto. Francesco Si E’
Appellato alle
folle, strappando l’applauso in piazza San Pietro, anche per scagliarsi contro
l’avvenuto “furto”, parola sua, delle carte segrete sui malaffari della curia
vaticana. Per il quale ha imbastito alla vigilia del giubileo un processo che
però non brilla né di costrizione, né di prudenza, né di misericordia. Bergoglio Si Appella al popolo del giubileo contro le
gerarchie anche per l’altra sua impresa purificatrice, quella contro gli abusi
sessuali del clero ai danni di minori. Si dice inflessibile con i vescovi che
coprono tali misfatti e alcuni, in effetti li ha licenziati. Ma nello stesso
tempo si mostra misericordioso all’eccesso con il vescovo cileno Juan de la
Cruz Barros Madrid, che Francesco ha promosso alla diocesi di Osorno nonostante
tre vittime lo accusino in tribunale di complicità col sacerdote Fernando
Karadima, per molti anni una riverita celebrità della Chiesa cilena ma alla
fine condannato a “preghiera e penitenza” dalla stessa Santa Sede per i suoi
accertati crimini sessuali. In un suo sfogo che è diventato pubblico, Bergoglio
si è detto arcisicuro dell’innocenza del vescovo e ha accusato i politici di
sinistra d’aver “montato” la protesta. Col risultato che il 13 novembre la
corte suprema del Cile, senza misericordia alcuna, ha chiesto ufficialmente
alla Santa Sede di esibire le prove.
Sandro Magister Settimo cielo www.lespresso.it – 10 Dicembre 2015
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