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domenica 13 dicembre 2015

Lo Sapevate Che: Quello di Francesco è un giubileo populista...



Col Giubileo inaugurato domenica scorsa nel cuore dell’Africa profonda, papa Francesco ha piegato uno strumento di antica devozione a un disegno tutto suo e nuovo. I giubilei non hanno buona fama, fu proprio il mercato delle indulgenze a scandalizzare Lutero, eppure il pap le ha rimesse in auge per i vivi e per i defunti, a sconto delle pene del purgatorio. Nessuno può quindi accusarlo di abbandonare la tradizione. Ma un conto è la forma, un altro la sostanza. Perché, di quella tradizione, Francesco tiene in vita una cosa sola: il perdono. Un perdono che è per tutti quelli che varcano la porta santa e si confessano e si comunicano. Solo che le porte sante sono dappertutto. Anche la porta della cella di un carcere lo può diventare, ha detto il papa, se appena si chiede a Dio misericordia. E quindi il giubileo è la festa del popolo immenso dei peccatori perdonati. E’ questo popolo il vero protagonista dell’anno santo di Jorge Mario Bergoglio, non più la gerarchia che amministra e dispensa indulgenze dall’alto. Francesco Si E’ Appellato alle folle, strappando l’applauso in piazza San Pietro, anche per scagliarsi contro l’avvenuto “furto”, parola sua, delle carte segrete sui malaffari della curia vaticana. Per il quale ha imbastito alla vigilia del giubileo un processo che però non brilla né di costrizione, né di prudenza, né di misericordia.  Bergoglio Si Appella al popolo del giubileo contro le gerarchie anche per l’altra sua impresa purificatrice, quella contro gli abusi sessuali del clero ai danni di minori. Si dice inflessibile con i vescovi che coprono tali misfatti e alcuni, in effetti li ha licenziati. Ma nello stesso tempo si mostra misericordioso all’eccesso con il vescovo cileno Juan de la Cruz Barros Madrid, che Francesco ha promosso alla diocesi di Osorno nonostante tre vittime lo accusino in tribunale di complicità col sacerdote Fernando Karadima, per molti anni una riverita celebrità della Chiesa cilena ma alla fine condannato a “preghiera e penitenza” dalla stessa Santa Sede per i suoi accertati crimini sessuali. In un suo sfogo che è diventato pubblico, Bergoglio si è detto arcisicuro dell’innocenza del vescovo e ha accusato i politici di sinistra d’aver “montato” la protesta. Col risultato che il 13 novembre la corte suprema del Cile, senza misericordia alcuna, ha chiesto ufficialmente alla Santa Sede di esibire le prove.
Sandro Magister Settimo cielo www.lespresso.it – 10 Dicembre 2015

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