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mercoledì 30 dicembre 2015

Lo Sapevate Che: Flash mob, DJ e Smart People alla Leopola, e il treno dei desideri all'incontrario va...o



“L’applauso è la risposta al video dell’imam di Brest che condanna la musica”, dice dal palco della Leopolda il dj di turno (non è una battuta, quest’anno ad animare l’evento è stato chiamato un dj di Radio Viola). L’applauso imbarazzato, più liberatorio che entusiasta, arriva alla fine di un momento di situazionismo che i tempi moderni amano etichettare come “flash mob”. Dicesi “flash mob” un’azione che dovrebbe cogliere di sorpresa”, se possibile in maniera politicamente scorretta, suscitando negli occasionali compresenti reazioni da candid camera o giù di lì, magari coinvolgendoli nell’azione stessa. Per fare un “flsh mob” e avere il coraggio di definirlo tale, bisogna essere giovani o comunque sentircisi molto. Servono sfrontatezza, voglia di stupire e farsi notare oltre a una notevole considerazione di sé, basilare per cimentarsi nell’impresa. Di questi requisiti, la Leopolda abbonda da sempre (fin dalla prima edizione, quella con Civati). E più passano le edizioni, più ne abbonda. Non potrebbe essere altrimenti del resto, se è vero che i più ambiziosi e spregiudicati tra coloro che qui sono nati e cresciuti politicamente, in sei anni hanno raggiunto tutti i vertici possibili del Paese. C’è il Premier che è anche segretario del Partito. c’è il sindaco e ci sono i ministri, e poi ci sono altri sindaci, consiglieri, direttori, manager, imprenditori, artisti, intellettuali contenti e felici, smart people in viaggio sulla terra degli uomini meno smart. “L’uomo scopre se stesso misurandosi con l’ostacolo” è scritto (citando Saint Exupéry) sui muri della Leopolda, ma quando ti senti razza padrona senza argini misurarsi diventa inutile, percepire il  limite si fa difficile. Succede così che ci si senta in dovere e in potere di trovare una risposta anche ad una cosa folle e irrilevante detta da un imam francese nel 2014. E che la risposta sia il Karaoke estemporaneo di Azzurro, con coristi professionisti in versione villaggio vacanze a rappresentare l’Occidente. Ho immaginato l’imam di Brest, un ex rapper (così recitano le sue biografie) frustrato dal proprio mancato successo al punto da proibire l’ascolto dei successi altrui, incredulo e gratificato davanti a tanta scomposta tardiva considerazione. Ho visto e immaginato tutto da casa, davanti alla tv che tutto moltiplica e rappresenta, nel bene e nel male. Dove ci si sente sempre più soli, davanti a un treno dei desideri che nei pensieri all’incontrario va.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica – 24 Dicembre 2015

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