Valeria Solesin, 28 anni, veneziana, laureata con
lode in sociologia a Trento, emigrata a Parigi per mettere a frutto i suoi
studi, assassinata il 13 novembre dai terroristi islamici nel teatro Bataclan.
Una delle 130 vittime innocenti di quella notte di massacri. Unica italiana.
(..) . Con lei intendiamo ricordare tutti coloro che hanno perso la vita per
mano del terrorismo internazionale. Non lo dimenticheremo, questo 2015.
Iniziato con una doppia strage jihadista, ancora Parigi, nella sede del
settimanale “Charlie Hebdo” e in un negozio ebraico. Continuato con il terrore
in Tunisia, su una spiaggia affollata e dentro un museo tra i più affascinanti
del Mediterraneo, il Bardo. Secondo una gelida, e forse imprecisa, contabilità
sono ben 47 gli italiani uccisi nel mondo nel corso di azioni terroristiche,
dalle Torri Gemelle nel 2001 ad oggi. Ai familiari è negata la giustizia dei
tribunali; chi, come, dove può rintracciare gli assassini e giudicarli?
Pressoché impossibile. E’ un effetto collaterale di una guerra simmetrica,
combattuta innanzitutto contro i civili. (..) proviamo a praticare almeno la
giustizia della memoria; piccolo ma doveroso tributo a chi è stato sfiorato
dalla storia e ne è stato travolto. (..). Vittime dimenticate, come racconta
con rabbia e stanchezza Sonia Reddi, il cui compagno, Francesco Caldara, è tra
le vittime del Bardo. La giustizia della memoria, perché il processo di
rimozione collettiva è una sorta di autodifesa di fronte all’orrore incombente.
Con il suo sorriso dolce e lo sguardo intenso Valeria Solesin è diventata
l’icona di una generazione (..). Generazione Bataclan. Oltre la morte. Giovani
tra i 20 e i 30 anni, cittadini d’Europa per passione e per necessità. Mossi
dalla passione e dalla curiosità di contaminarsi con le culture delle grandi
capitali. Spinti dalla necessità di sganciarsi dalla matrigna Italia per
trovare occasioni di studio e di impiego altrimenti negate in patria. Quattro Giovani Su 10 preferirebbero vivere all’estero, convinti di avere maggiori opportunità
per realizzarsi rispetto all’Italia. (..). La stessa percentuale, 40 per cento,
non sa dare una risposta sul proprio futuro, mentre addirittura un 15 per cento
teme di vivere in condizioni economico-sociali peggiori rispetto a quelle
raggiunte dai propri genitori. Ce li stiamo perdendo questi ragazzi, con tutta
la loro bellezza, intelligenza, ansia di vivere. Siamo Diventati, noi adulti, genitori e nonni, ladri
di fiducia. Troppi gli esempi negativi. Quel che sta accadendo in queste
settimane intorno al sistema bancario è un distillato di cattive pratiche in
grado di avvelenare un Paese. E non sarà certo un voto di fiducia in Parlamento
a ridare, nonostante il bisticcio delle parole, la fiducia di cui i cittadini,
specie i più giovani, hanno maledettamente bisogno. Notabilato locale, politici
pronti per ogni avventura, imprenditori con i soldi altrui hanno formato un
ceto dominante certo della propria impunità. (..). Il corto circuito
generazionale appare lacerante (..) sul silenzio degli intellettuali e il
diritto di critica verso il nuovo potere. (..).
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it
@vicinanzal – L’Espresso – 23 Dicembre 2015 -
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